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Otto su dieci in Dad La scuola protesta "Danni per sempre"

Studenti e professori sono scesi in piazza mentre cresce l'allarme per l'emergenza sociale creata dalla prolungata chiusura

16/03/2021
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La Stampa

roma

Ad un anno di distanza gli studenti italiani si sono svegliati con la stessa aria di primavera in arrivo e lo stesso obbligo a seguire le lezioni a distanza. Con le regioni quasi completamente nelle fasce rosse e arancione, 8 ragazzi su 10 sono a casa. Si tratta di 6,9 milioni di studenti sugli 8,5 milioni iscritti nelle scuole statali o paritarie. Si è aggiunta anche la Basilicata che, nonostante l'arancione, ha deciso di sospendere le lezioni in presenza per dieci giorni, fino cioè al 27 marzo. Studenti e professori sono scesi in piazza mentre cresce l'allarme per l'emergenza sociale creata dalla prolungata chiusura. A far salire il numero degli studenti a casa è, in particolare, il passaggio in rosso di regioni particolarmente popolose come Lazio, Veneto e Piemonte.

Ad oggi 16 regioni su 20 hanno quasi tutte le scuole chiuse e le uniche con le lezioni prevalentemente in presenza – come riportato dall'analisi settimanale di Skuola. net – sono Calabria, Sicilia, Valle d'Aosta e Sardegna che, essendo in zona bianca, è la sola dove gli studenti sono tutti in presenza.

Lo scenario è comunque destinato a modificarsi per effetto delle ordinanze locali per proteggere i comuni dove la diffusione dei contagi è troppo elevata.

Esistono comunque delle deroghe. È il caso degli studenti con bisogni educativi speciali (Bes) e con disabilità, ai quali anche in zona rossa è concessa la frequenza in presenza, a patto che l'istituto si organizzi. E molte scuole hanno deciso di non perdere questa possibilità. Secondo un monitoraggio effettuato dal portale Skuola.net, tra i 3.500 studenti delle superiori (in Dad al 100%) interpellati, 8 su 10 hanno raccontato che il proprio istituto ha mantenuto i cancelli aperti per gli iscritti che necessitavano di svolgere attività in presenza. Niente da fare, invece, per i figli dei «lavoratori essenziali» per i quali manca la norma che gli consentirebbe di andare a scuola se i genitori – medici, infermieri, forze dell'ordine – sono impegnati per ragioni di servizio.

Anche ieri si sono ripetute manifestazioni di protesta in molte città. A Torino, Anita e Lisa, le due studentesse 12enni diventate simbolo della lotta, sono tornate in piazza Castello, davanti al palazzo della Regione. Con loro, questa volta, anche altri compagni e, novità assoluta, anche una insegnante. «Loro, gli studenti, sono il futuro – le parole della professoressa Chiara Panzieri –. I miei alunni stanno perdendo qualcosa con la Dad. Recupereranno, ma qualcosa di incolmabile rimarrà». F. AMA. —


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