“Opporsi alla violenza è un compito quotidiano”
Parla la preside del liceo premiato per la Giornata della Memoria
Mariateresa Martinengo
La memoria è un «esercizio» ripetuto al liceo scientifico Galileo Ferraris. Un «esercizio» che per la seconda volta in due anni ha portato una classe della sezione H a partecipare e a vincere un premio al concorso che il ministero dell’Istruzione bandisce in occasione del Giorno della Memoria. E il 27 gennaio scorso, il «Galfer», è stato rappresentato al Quirinale, davanti al Presidente della Repubblica, da una studentessa di V, Beatrice Samuele. Di quel giorno, Beatrice ha sottolineato un aspetto: «È stato impegnativo parlare soprattutto perché ad ascoltare noi ragazzi c’erano i sopravvissuti ai Lager. Dovevamo far capire loro che noi abbiamo capito». Con Beatrice, al Quirinale, c’era Stefania Barsottini, dirigente del Galileo Ferraris, istituto da 1400 studenti.
Preside Barsottini, il crimine di Tolosa mette in discussione la capacità degli europei di costruire valori e rispetto a partire dalla memoria dell’Olocausto. La sua scuola da anni lavora per costruire giovani che questa cultura la sentano propria.
«Discutere, rielaborare, riflettere sul passato per aprire prospettive di futuro nuove nel rispetto delle diversità di cultura e religione è compito della scuola. Per i ragazzi che hanno partecipato al concorso è stato importante, poi, confrontarsi e approfondire il significato di memoria e quello, contrario, di silenzio intorno alla deportazione, a partire dalla storia familiare di una nostra docente, la professoressa Avigdor. Il padre era stato internato perché ebreo. L’insegnante ha portato documenti, è stata ricostruita una vicenda personale».
Anche in questo tempo così ricco di informazione e di stimoli la scuola mantiene quindi un ruolo fondamentale nell’educazione al rispetto delle differenze?
«La scuola resta l’ambito privilegiato della costruzione della conoscenza e, di conseguenza, della persona. Ci sono valori che nell’età dell’adolescenza si assimilano con il confronto, il dialogo e la relazione con l’altro».
La famiglia, oggi, con la presenza sempre più sfumata al suo interno di persone che hanno vissuto gli anni del fascismo e del nazismo, ha meno possibilità di un tempo di portare testimonianze educative...
«Credo che oggi i giovani si possano formare soprattutto attraverso il confronto tra idee diverse, tra le culture diverse presenti anche nelle nostre scuole».
Cosa pensa della scelta del ministro Profumo di rendere reale anche nelle aule italiane il crimine di Tolosa con un minuto di silenzio, sottolineando che l’antisemitismo è un male vivo e attivo?
«È una proposta da cogliere perché non ci sono confini per questo tipo di violenza assoluta. E anche perché sollecita a riflettere sul fatto che la scuola sembra attirare episodi di violenza estrema».
La scuola è un argine...
«Sì, la scuola di fronte alla società cerca di porsi in maniera attiva per costruzione di valori giusti. Opporsi alla violenza, all’intolleranza, al razzismo è un compito quotidiano».