Ocse: Italia fanalino di coda negli investimenti per la scuola
Secondo la graduatoria dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico il nostro paese, con un misero 9% della spesa pubblica destinato all'istruzione, è 31esimo in classifica. Stessa posizione anche per il dato che fotografa gli esborsi in rapporto con il Pil (4,9%
MILANO - Complici i tagli apportati negli ultimi anni, l'Italia è scivolata al penultimo posto tra i paesi industrializzati per la spesa nella scuola. Come sottolinea un rapporto dell'Ocse, con una spesa per l'istruzione pari al 9% del totale della spesa pubblica la penisola è al 31esimo posto su 32 paesi presi in considerazione, contro una media Ocse del 13%. Solo il Giappone è più avaro nei confronti della scuola. La spesa, sottolinea lo studio Education at a glance, è inoltre in calo rispetto al 9,8% del 2000 e se rapportata al Pil è pari al 4,9% contro il 6,2% della media Ocse, confermando la posizione di fondo classifica dell'italia (31esima su 37 paesi). La spesa media per studente in Italia (9.055 dollari) non è lontana dai livelli Ocse (9.249 dollari), ma è diversamente distribuita tra i vari gradi di istruzione.
E' sopra la media per la scuola dell'infanzia (nona su 34 paesi, con quasi 8mila dollari) e la primaria (decima su 35), mentre scende sotto la media per la scuola secondaria (18esima con 9.111 dollari) e per l'istruzione universitaria (24esima, con 9.561 dollari contro la media Ocse di 13.179).
La scuola dell'infanzia rappresenta per altro uno dei punti di forza del sistema italiano con uno dei livelli più elevati di frequenza (97% per i bambini di 4 anni) della zona Ocse. La penisola risulta - come in passato - sotto la media Ocse nei salari degli insegnanti, pari a 32.658 dollari l'anno nel 2010 nella scuola primaria contro i 37.600 della media Ocse, 35.600
dollari nella scuola media (39.400 Ocse) e di 36.600 nella scuola secondaria superiore contro 41.182 Ocse. Non solo, gli stipendi degli insegnanti, in Italia, sono anche decisamente più bassi rispetto a quelli degli altri i lavoratori con un'istruzione universitaria. Per gli insegnanti della primaria il rapporto è di 0,52 contro lo 0,82 della media Ocse (24esimo posto su 27 paesi), per la scuola media è di 0,60 contro 0,85 e per le superiori di 0,64 contro 0,90 (23esimo posto).
E in In Italia il 23% dei giovani tra i 15 e i 29 anni nel 2010 non studiava, ma neppure aveva un lavoro. Si evidenzia così, nel nostro paese, il rilievo del fenomeno dei cosiddetti 'Neet' rispetto a una media Ocse del 16% e in crescita con la crisi del 2008 dopo un calo all'inizio degli anni Duemila. Il rapporto segnala anche la difficoltà per i laureati di trovare lavoro.
Infatti, il tasso di occupazione è sceso tra il 2002 e il 2010 dall'82,2% al 78,3%. In Italia i laureati sono il 15% della popolazione e la loro percentuale aumenta nelle fasce più giovani della popolazione. Resta comunque alto il gap con gli altri paesi Ocse, che hanno una media di laureati del 31%, anche se dovrebbe decrescere nel prossimo decennio.
(11 settembre 2012)