Occhio alle classifiche sulle università
di Tullio De Mauro
I fuochi di metà agosto segnavano e ancora segnano nelle culture tradizionali il passaggio al nuovo anno agricolo e pastorale. Per le università del mondo globalizzato, o almeno per i loro rettori, la funzione ormai è assolta dal ranking delle università del mondo pubblicato ogni anno, appunto il 15 d’agosto, dall’università di Shanghai. Questa e altre classifiche analoghe hanno grande risonanza nell’informazione. Ma servono? E a chi? Una prima risposta articolata è stata data con un rapporto pubblicato in gennaio dall’Associazione delle università europee. I dirigenti di 171 università di 39 paesi dichiarano di tener d’occhio le classifiche per prendere decisioni (70 per cento) e per farsi pubblicità tra docenti e studenti (80 per cento).
Sulle classifiche però piovono critiche: i criteri non sono chiari e paiono fatti in modo da privilegiare le università più grandi e ricche, oppure (che è quasi lo stesso) anglosassoni. In queste note già era stata data notizia del progetto e dei primi passi della risposta europea: la classifica U-Multirank, promossa dalla Commissione europea. U-Multirank dà priorità e ampio spazio a criteri che accertano e graduano le effettive condizioni di vita e studio degli studenti ed è costruita in modo che ciascun criterio può fungere da principio ordinatore della classifica di più di un migliaio di università e istituti superiori. Ciò favorisce orientamento e scelte di singoli utenti. Ma di tutta questa materia che sanno e pensano gli studenti?