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Nuova sardegna-La lista nera del ministro

La lista nera del ministro "Così si affossa la scuola" Ciriaco Davoli assessore provinciale alla Pubblica Istruzione L'efficiente ministro Moratti va avanti per la sua strada. D'altronde come ...

01/09/2002
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Nuova Sardegna

La lista nera del ministro
"Così si affossa la scuola"

Ciriaco Davoli assessore provinciale alla Pubblica Istruzione

L'efficiente ministro Moratti va avanti per la sua strada. D'altronde come potrebbe fare diversamente? Ha una missione da compiere: riformare la scuola italiana.
L'ultima proposta, dopo aver accantonato la riforma nel suo complesso in seguito ad una forte opposizione del mondo della scuola ma anche per una evidente contrarietà dell'area centrista della maggioranza di governo, è una minisperimentazione che interessa un campione di solo duecento scuole in tutt'Italia. Queste potranno accogliere piccoli bimbi di due anni e mezzo che riceveranno i primi rudimenti dell'apprendimento.
Neanche i ricorsi e le sentenze del Tar del Lazio e dell'Umbria che bocciano il ministro per aver consentito, con alcune circolari, una supervalutazione dei corsi di specializzazione Ssis a danno di docenti precari che da anni e anni prestano servizio, con regolare abilitazione, nella scuola pubblica, convincono la Moratti a riflettere un po' sull'opportunità di proseguire su questa direzione.
Appellandosi al consiglio di Stato il ministro spera che la sentenza riguardi solo i trecento ricorrenti e non tutti i 40mila docenti interessati a un incarico annuale. Così anche quest'anno potrà à dire che le lezioni inizieranno regolarmente e che tutto va bene anche se ci sono in programma scioperi e diverse iniziative di sindacati e organizzazioni di base che contestano tutto l'impianto culturale della riforma Moratti e soprattutto l'idea tanto cara a Tremonti e Maroni di istituzionalizzare il precariato anche nella scuola.
Ma in questo turbolento e piovoso periodo agostano le sorprese non finiscono qui.
E' comparso sulla stampa un lungo elenco di scuole della Sardegna che dovrebbero chiudere perché tenendole aperte provocherebbero un danno economico non indifferente. Questa è la motivazione principale.
Nella sola provincia di Nuoro sarebbero una cinquantina gli istituti, tra scuole di base e superiori, in pericolo di chiusura. Oltre il 50%. E' facile immaginare lo scenario sociale che ne seguirà se dovesse essere messo in pratica un disegno così cinico e scellerato.
Dall'Istituto tecnico agrario di Nuoro, al Tecnico di Lanusei, al verticalizzato di Seui per le superiori; nella scuola di base dal comprensivo di Orune a quello di Lodè fino a Desulo, Tonara, Bitti, Fonni ecc.
Non verrano chiuse tutte in quanto la riforma è stata, per ora, congelata, ma potrà partire un piano di ridimensionamento con ulteriori accorpamenti polverizzando così in maniera devastante l'organizzazione della scuola nella nostra provincia.
Comunque una lista nera è stata predisposta. Tutto è possibile se addirittura in questa lista, come scrive il Manifesto del 28 agosto, ci sarebbe anche la chiusura di un noto istituto per ragazzi ciechi e pluriminorati di Assisi perché il parametro per la formazione della classe sarebbe troppo alto. Le scuole sovradimensionate, troppo costose e poco produttive, non hanno ragione di esistere. Anche l'istruzione ha dei costi e deve rispondere a una logica aziendalista. Questo è il dogma morattiano.
Per individuare le scuole improduttive è stato sufficiente un solerte funzionario ministeriale e un semplice calcolo aritmetico. Basta fare il rapporto tra alunni e insegnanti e se il risultato è oltre il 9.5, la media nazionale, quella scuola sarà inserita nel listone.
Non viene preso in considerazione nessun altro elemento: la qualità del servizio, la funzione di quell'Istituto nella realtà sociale del territorio, la particolarità di quel corso di studi.
Come si può pensare Nuoro senza il suo Tecnico agrario, l'unico della provincia, o il suo Istituto d'arte? O la zona di Aritzo, Tonara e Desulo senza l'Istituto tecnico, dove peraltro il ministro si è reacato in visita ufficiale rimanendone piacevolmente sorpreso per l'efficienza e la qualità del lavoro didattico?
È possibile immaginare i paesi dell'interno, i paesi del disagio, dell'emarginazione, della dispersione scolastica, senza la presenza di una istituzione scolastica, spesso unico luogo di aggregazione sociale? Non credo sia possibile e accettabile.
Eppure proprio quest'anno scolastico partono diversi progetti predisposti dalle scuole e dagli enti locali, comuni, comunità montane, coordinati dalle province,per combattere la dispersione scolastica e contemporaneamente si programmano interventi di questo genere.
Dopo aver sospeso, o soppresso, la Legge 23 sull'edilizia scolastica, che cosa dobbiamo aspettarci ancora dal ministro?
È una situazione molto delicata che non può essere sottovalutata per nessuna ragione. Siamo davanti ad un evidente conflitto tra i piani ministeriali e le esigenze di una scuola pubblica democratica e pluralista. Credo sia opportuno un confronto ed una discussione con i sindaci, gli amministratori locali, i consigli provinciali, le organizzazioni sindacali, gli studenti, per analizzare e studiare un percorso che individui proposte alternative a quelle che ci giungono dal governo centrale.


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