Nuova Sardegna-Il vero obiettivo è la riduzione degli organici
riforma Moratti delle elementari rischia di compromettere un assetto educativo d'eccellenza Picconata contro la scuola Il ritorno al maestro unico, disastroso passo indietro Il vero obiettivo è la...
riforma Moratti delle elementari rischia di compromettere un assetto educativo d'eccellenza
Picconata contro la scuola
Il ritorno al maestro unico, disastroso passo indietro
Il vero obiettivo è la riduzione degli organici
di Franco Enna
Ricomincia la scuola e, nonostante il parere contrario di quasi tutti i collegi dei docenti, circa duecento circoli didattici italiani, ammaliati dalla riforma che non c'è, stanno già dando corso alla sperimentazione più raffazzonata e inutile che si ricordi.
Riguardo all'anticipo dell'iscrizione alle elementari dei bambini di cinque anni e mezzo, ad esempio, si tratta solo di semplice propaganda. Bastava, infatti, legalizzare le vecchie "primine" nella scuola pubblica (sempre su basi volontarie e con veloci prove d'ingresso in collaborazione con le insegnanti della materna), e si risparmiava un bel po'. In questo modo si fa solo un dispetto alla scuola privata.
Ma il problema grosso di chi avrà l'onore di sperimentare, con zelo innovativo e spirito di devozione alle istituzioni, è che non lo farà soltanto a costo zero, come vorrebbe la Moratti, ma dovrà farsi carico invece di un costo altissimo in termini di occupazione. Infatti, con l'accettazione della sperimentazione, dovrà accollarsi anche il cosiddetto "maestro prevalente", cioè unico, prestandosi in tal modo a far da cavia, prima o poi, alla riduzione dell'organico degli insegnanti di circa un terzo degli effettivi, con ovvie ripercussioni sul restante personale della scuola. Che è poi il vero obiettivo del ministro Tremonti, visto che pare abbia trovato un buco di circa 5 milioni di euro proprio nel settore della pubblica istruzione. E dove andrà a recuperarli, questi soldi, il nostro tesoro di ministro? Forse dallo zoccolo duro di quegli ordini di scuola dove stazionano anche 10 professori per classe in poco più di 30 ore settimanali? Oppure all'Università, dove sono state scovate oltre 400 cattedre di discipline totalmente inutili, con meno di 9 allievi iscritti alle lezioni? Nossignori! Si ricomincia daccapo, cioè dalle elementare, sempre disponibili e riformabili a basso costo.
Ma non basta. La sperimentazione della Moratti, che è in odore di controriforma, comporta anche una più consistente responsabilità di tipo morale nell'affossamento dell'unica riforma della scuola, quella dei "moduli didattici" (voluti da programmi seri e da una legge vera, la 148 del 1990), che abbia realmente funzionato finora, collocando la scuola elementare italiana, in soli dodici anni, nei primi cinque posti in Europa per il conseguimento degli obiettivi cognitivi, intellettivi e di sviluppo delle capacità logiche, relativi a quella fascia di età. Controllare i dati annuali del Centro Europeo per l'Educazione, per credere. E quelli son dati di valutazione su prove oggettive, e non su sondaggi virtuali di pedagogisti da rotocalco. Se la sentono davvero, i nostri sperimentatori, di contribuire a buttare a mare dodici anni di pluralismo, di confronto, di specializzazione disciplinare, di dialettica democratica da trasmettere ai propri allievi? Oppure preferiranno sul serio ritornare alla "non-scuola" del maestro onniscente, un po' paternalista e un po' prevaricatore, unico detentore del potere di giudicare e quindi di promuovere e bocciare, senza più alcun controllo didattico e sociale? Un maestro demiurgo o una sola maestra vice-mamma, come se i bambini italiani fossero tutti figli unici di madre nubile, incapaci di identificarsi anche in un padre o in un nonno o un fratello maggiore? La scuola di oggi non può più essere un surrogato della famiglia, bensì un luogo in cui la componente affettiva è importante, ma non tanto da prevalere sui principi di sviluppo delle numerose competenze di base - motorie, linguistiche, logiche, scientifiche e relazionali - che solo a quella età sono conseguibili in maniera equilibrata e profonda, senza "prevalenza" dell'una sull'altra. E senza precoci condizionamenti delle scelte future. Perché ciò accada, occorrono specializzazioni diverse, da amalgamare con intelligenza didattica e dirigenziale.
Comunque, se proprio non si potrà evitare la riduzione dell'organico, magari in un prossimo futuro, è importante che i collegi dei docenti difendano con decisione la propria autonomia educativa e di programmazione didattica, impedendo almeno che venga snaturato l'attuale assetto organizzativo di eccellenza. Perché anche con un organico ridotto si potrà lavorare per moduli e per aree disciplinari diverse. Basterà affidare due classi a due insegnanti delle discipline di base, l'area linguistica e quella logico-scientifica, con le canoniche 11 ore a testa per classe, mentre il terzo insegnate, quello dell'area antropologica (almeno nel primo ciclo), potrà dividersi su due moduli e cioè su quattro classi, con compiti di coordinamento e di ricerca didattica innovativa: più o meno con i compiti che si sono autonomamente accollati finora i docenti "specialisti" di lingua straniera, operando su ben sei classi, senza mai sentirsi declassati a insegnanti di serie B.
E, per cortesia, che non si spacci per novità il maestro Perboni del libro Cuore, che è solo cattiva letteratura, prima ancora che preistoria pedagogica.