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Nuova Sardegna-fronte compatto contro la sperimentazione

Scuola, fronte compatto contro la sperimentazione Nessun circolo didattico aderisce alla riforma per le Elementari E lunedì all'Azuni raccolta di firme dei precari "storici" di Silvia Sanna ...

15/09/2002
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Nuova Sardegna

Scuola, fronte compatto contro la sperimentazione
Nessun circolo didattico aderisce
alla riforma per le Elementari
E lunedì all'Azuni raccolta di firme dei precari "storici"

di Silvia Sanna

SASSARI. I nomi delle scuole prescelte si conosceranno soltanto lunedì mattina: l'annuncio coinciderà con il suono della campanella del primo giorno di lezione. Per ora solo un dato sembra certo: in città nessun istituto sarà coinvolto nel progetto di sperimentazione targato Letizia Moratti. Pare, infatti, che i collegi dei docenti abbiano bocciato la riforma all'unanimità.
Un'autentica levata di scudi, contro un progetto definito "un ritorno al passato". Questo perchè, tra i punti salienti della sperimentazione, figura l'introduzione dell'inglese e dell'alfabetizzazione informatica a partire dalla prima elementare, attività già presenti nell'offerta della maggior parte dei circoli didattici cittadini. E il terzo punto, che prevede il ritorno alla figura del maestro prevalente, è considerato dagli addetti ai lavori unicamente come un mezzo per operare tagli negli organici, senza preoccuparsi degli effetti che il cambiamento avrebbe nella formazione degli alunni. Sono queste le ragioni che hanno indotto il Consiglio nazionale della pubblica istruzione a bocciare la riforma Moratti, e a chiedere che il progetto di sperimentazione venga rimandato almeno all'anno prossimo, per effettuare, nel frattempo, gli opportuni aggiustamenti. Pare certo, comunque, che le scuole sassaresi osserveranno dalla finestra gli effetti della sperimentazione, dal momento che nessun istituto avrebbe presentato la richiesta d'adesione, nata in seguito alla delibera del collegio dei docenti. "I nomi delle scuole prescelte - spiega Claudia Valz, referente per la provincia di Sassari del progetto di sperimentazione - verranno fuori in seguito all'esame delle schede pervenute, in cui il collegio dichiara la disponibilità dell'istituto di appartenenza". Anche se dal provveditorato non si sbilanciano, voci di corridoio suggeriscono che una delle due scuole che saranno nominate lunedì, possa trovarsi nella zona di Olbia.
La questione della sperimentazione aveva creato fermento tra i direttori didattici cittadini. La notizia di avere raggiunto un fronte comune nel bocciarla, è salutata con soddisfazione. Il prossimo obiettivo è ottenere che, se i cambiamenti dovranno esserci, siano programmati per tempo e a ragion veduta.
Se scuole elementari e materna navigano in acque agitate a causa della riforma, neppure le scuole superiori vivranno l'inizio dell'anno in tranquillità. I precari "storici", insegnanti che da anni combattono per ottenere una cattedra, hanno organizzato per lunedì mattina a partire dalle 8, davanti al liceo classico Azuni, una raccolta di firme a favore della flessibilità sostenibile, nuove forme di tutela, protezione e promozione del lavoro. Nell'iniziativa saranno affiancati dalle Acli della provincia.
Sul tappeto la questione urgente di un esercito di quarantenni e cinquantenni che, dopo aver dedicato anni di lavoro al mondo della scuola, oggi rischiano di restare a spasso. "Per noi - spiegano alcuni precari - non è stata prevista alcuna formazione alternativa nè riconversione professionale. Ciò significa che la scuola, alla quale abbiamo sempre dato tutto il nostro impegno, ci respinge senza darci la possibilità d'appello. Nella nostra realtà locale - proseguono i precari - già afflitta da una grave crisi occupazionale, andremo ad infoltire la schiera dei disoccupati, per i quali l'unica strada da seguire per conquistare un posto di lavoro rimane quella dell'emigrazione".
Ma riuscire a ripartire da zero, quando non si è più giovanissimi, non è una passeggiata. Per questo i precari confidano nella speranza che il mondo della scuola non li abbandoni. Riuniti in un comitato, hanno raccontato la loro drammatica situazione in un appello che hanno inviato al Presidente della Repubblica e alle massime cariche cariche politiche dello Stato.


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