Non si può insegnare a violare le regole
Se non è vero che è andata così, le chiedano tutti scusa. Ma se è vero che quella maestra di Treviso («no mask e no vax», stando ai suoi profili web) ha detto ai suoi alunni di togliersi le mascherine perché «tanto muoiono solo i vecchi», non deve mai più mettere piede in classe.
di Gian Antonio Stella
Se non è vero che è andata così, le chiedano tutti scusa. Ma se è vero che quella maestra di Treviso («no mask e no vax», stando ai suoi profili web) ha detto ai suoi alunni di togliersi le mascherine perché «tanto muoiono solo i vecchi», non deve mai più mettere piede in classe. E non solo perché la battuta sugli anziani, se accertata, è troppo volgare e diseducativa in una società in cui il rispetto per i nonni (ricordate l’amara fiaba sulla scodella di legno dei fratelli Grimm?) è stato travolto dalla cultura dello scarto. Ma per un motivo non meno grave.
A che serve reintrodurre l’educazione Civica nella scuola se poi un insegnante, per una sua opinione, insegna agli alunni (addirittura dicendo loro a quanto pare: «Io sono la maestra, dovete obbedire»!) a non rispettare regole dello Stato? Certo, se si trattasse di inculcare nella testa dei bambini principi di violenza, odio o superiorità razziale ogni insegnante avrebbe diritto a opporre la propria obiezione di coscienza. Ovvio. Così se fosse obbligato a leggere in classe libri «educativi» come in Corea del Nord: «Il compagno Kim Jong-il era dotato di una straordinaria consapevolezza critica, di capacità di comprensione e analisi di ciò che lo circondava. Durante l’infanzia, grazie all’acuto spirito d’osservazione, comprese il motivo per cui la gallina, quando beve, scrolla la testa verso l’alto...».
Ma in casi come questo? Un maestro cui lo Stato democratico affida i suoi cittadini da crescere ha davvero diritto a dire quel che gli passa per la testa su temi come questo? E a insegnare da subito ai bambini a non rispettare le regole?
Non è «solo» una questione sanitaria imposta dalla pandemia. Dio sa, in questi mesi, quante volte è stata invocato un maggior senso di disciplina. «Vi preghiamo…», «Vi scongiuro…», «Mettetevi una mano sulla coscienza…», «Ci appelliamo al vostro senso di responsabilità…».
Per carità: convincere è sempre meglio che imporre. Però… Però il sociologo e filosofo Émile Durkheim, oltre un secolo fa, scriveva: «Non tutto è gioco nella vita; bisogna quindi che il bambino si prepari allo sforzo, alla frustrazione, e di conseguenza sarebbe disastroso lasciargli credere che tutto si può fare giocando». Aveva torto?