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Non serve la scure per riformare lo Stato

di Patrizio Bianchi

02/07/2012
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l'Unità

Di ritorno da Bruxelles via Kiev, Monti deve affrontare decisamente il cuore della Fase Due, dimostrando che la Spending review non è una nuova formula per nascondere i vecchi tagli lineari ma un ridisegno della macchina dello Stato, per generare più efficienza per tutti e non più iniquità diffusa. Questi interventi sulla pubblica amministrazione del resto avvengono dopo do- dici anni dalla approvazione della varia- zione del Titolo V della Costituzione, che ha segnato un percorso, finora di- satteso, di riorganizzazione dello Stato in senso federalista. Dopo anni di fatuo chiacchiericcio sulla riforma dello Stato bisogna decidere se questa Spending review vuole rimanere alla superficie della questione, tagliando qua e la, in ragione della minore o maggiore resistenza dei corpi sociali colpiti, oppure se questa diviene l occasione per un ridisegno della organizzazione dell’ amministrazione di un Paese, che ha bisogno piu che mai di servizi pubblici efficienti nella' gestione ed efficaci nel rispondere ai bisogni di una popolazione molto diversa dal passato. L’intervent0 di taglio delle province richiede una profonda riflessione sulla organizzazione del territorio: non basta infatti usare come parametro i risparmi di spesa, derivabili da eliminazione di giunte e consiglieri, ma bisogna cogliere l’occasi0ne per riporre al centro della vita collettiva le amministrazioni locali, come riferimento di una organizzazione sociale che vuole il piu vicino possibile ai cittadini la gestione dei loro servizi essenziali; qui bisogna ripensare al ruolo delle regioni proprio in quella prospettiva del Titolo V, di cui finalmente bisogna dare coerente soluzioni, ad esempio in tutta la gestione della scuola, oggi appesa ancora fra governo nazionale e obblighi locali. Il prolungarsi della crisi impone del resto di affrontare il tema di un nuovo welfare, in cui sanità e servizi sociali non possono essere considerati solo come materia di costo, con riduzioni negli acquisti o taglio delle attività considerate marginali, ma debbono essere considerati ambito di ridefinizione di prestazioni inclusive per una struttura sociale in rapido cambiamento, con la possibilità di creare nuove attività, che possono generare una occupazione qualificata ed un protagonismo sociale, necessario per un effettivo rilancio del paese. Egualmente se si mette mano agli acquisti bisogna ricordare che proprio la qualificazione della spesa pubblica è oggi considerata una delle principali leve di politica industriale, per sviluppare una domanda pubblica che deve poter essere di indirizzo per una offerta privata dinamica ed intelligente. La sanità è il luogo necessario di questo ripensamento del Public Procurement, anche perché in questo settore abbiamo imprese sia farmaceutiche, che biomedicali, che di servizi che potrebbero proiettarsi ancor più a livello internazionale, se disponessero di una prospettiva di stabilizzazione sul mercato interno, per la quale però è necessario che i tempi di pagamento siano ridotti e sicuri. Se questa deve essere la manovra chiave della Fase 2, sia servita da sola che impacchettata in un contesto di azioni per il 2013, bisogna che le prospettive di intervento non possano essere solo imposte dal Ministero dell’Economia, ma debbano essere fortemente definite in una “Prospettiva di crescita”, come con insistente enfasi si continua a ripetere. Questo implica che con la Spending review si acquisisca anche la scelta di una decisa azione sul ruolo di una nuova pubblica amministrazione per la crescita del Paese. Una decisa scelta riformista, che questo governo non può che iniziare, ma che deve divenire da subito uno dei pilastri del programma che le forze progressiste debbono scrivere per la prossima legislatura.


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