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No ad interventi disciplinari

(nota esecutivo Dirigenti Scolastici) Riportano le cronache che il Miur, al suo massimo livello amministrativo, alla fine di giugno ha provveduto a dare indicazioni perentorie, con una letter...

26/08/2004
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(nota esecutivo Dirigenti Scolastici)

Riportano le cronache che il Miur, al suo massimo livello amministrativo, alla fine di giugno ha provveduto a dare indicazioni perentorie, con una lettera riservata ai Direttori generali regionali, circa la applicazione della Legge 53, invocando e consigliando interventi disciplinari ove dovessero verificarsi comportamenti difformi rispetto ai voleri governativi.

Nella lettera ai Direttori si contesta l'utilizzo dell'autonomia scolastica come strumento di contrasto o di opposizione all'applicazione di una legge dello stato (L.53/2003) come si contesta anche l'attesa delle scuole di non ben precisate e annunciate delucidazioni.

Non vediamo quali interventi disciplinari possano essere attivati da parte di chi e a carico di chi.

Non è, allo stato, sanzionabile l'operatore scolastico (Docente Ata) che applica le delibere degli Organi Collegiali.

E se un Collegio, avvalendosi delle sue prerogative, applica le norme vigenti (non solo la Legge 53 ma anche il DPR 275 e i Contratti che sono, tutte, norme di rango primario), il rispetto di quelle delibere è sufficiente per evitare agli operatori qualsiasi sanzione.

Più volte il Coordinamento Nazionale dei Dirigenti Scolastici CGIL CISL UIL Scuola ha sottolineato come le scuole debbano attenersi ad un comportamento di legalità, cosa che comporta il rispetto di tutte le leggi e non solo dell'ultima arrivata, se le precedenti non sono state abolite ed anzi sono sotto garanzia costituzionale.

Né gli Organi Collegiali, in quanto tali, sono sottoposti a subordinazione gerarchica.

Allo stesso modo, non si vede quali sanzioni possano essere attivati nei confronti del Dirigente Scolastico che, avendo portato alla discussione del Collegio dei Docenti qualsiasi argomento di natura pedagogico-didattica, dà poi seguito alle delibere adottate in conformità di tutte le Leggi in vigore.

Per il DS non esiste più un sistema di sanzioni disciplinari, abolite a partire dalla sottoscrizione del primo Contratto delle Dirigenza Sclastica.

Poiché, come recitano il suo profilo (D.L.vo 165/2001 art.25) e il suo Contratto (art 1,27), egli deve essere valutato sulla base dei risultati (rispettare le componenti scolastiche, le competenze degli OO.CC., valorizzare le risorse umane, mantenere un buon clima, promuovere i diritti di apprendimento e la libertà di insegnamento), solo un buon sistema di valutazione, che finora è mancato per l'inaccettabilità della proposta governativa, può essere invocato a "sanzione" eventuale del comportamento non professionale del DS.

Quanto, poi, al merito dell'applicazione della Legge 53, è ben vero, contrariamente a quel che dice la nota riservata che, ad esempio, sul tutor, la C.M. 29/2004 ha preannunciato, come strumento tranquillizzante, l'invio da parte ministeriale di ulteriori chiarimenti. Questi chiarimenti non sono stati ancora inviati e le scuole sono ancora in attesa.

Inoltre, il vincolo a portare in contrattazione ogni modifica dell'organizzazione del lavoro in seguito all'applicazione della Legge e ora l'apertura della trattativa contrattuale consolida il fatto che nulla sul tutor le scuole sono tenute a fare.

Su tutto il resto (Offerta formativa, Indicazioni nazionali provvisorie, libri di testo, portfolio delle competenze) sono gli Organi Collegiali, e in particolare il Collegio, a dover deliberare le forme e le possibilità di applicazione, tenuto conto che non vengono aboliti i vecchi programmi, manca la preparazione del personale, mancano le risorse per gli eventuali nuovi impegni del personale stesso.

La verità è che alla scuola dell'autonomia, così tanto declamata nella Legge, nel Decreto applicativo 59, nella CM 29, vengono sottratte risorse a favore delle scuole private; che vi è un taglio spaventoso dell'organico e del tempo scuola; che verranno al pettine i nodi del personale che manca, della precarietà del lavoro scolastico, della dequalificazione dell'offerta formativa.

L'attacco al personale e le intimidazioni non possono nascondere i reali problemi della scuola italiana.

La fretta governativa e dell'Amministrazione di mostrare che la "controriforma va", fatta di misure approssimative e lesive delle prerogative degli Organi Collegiali, nonché di messaggi tranquillizzanti che "tanto nulla sarebbe cambiato", venuta al dunque, mostra il suo vero volto: l'imposizione e la minaccia.

Inefficaci sul piano pratico, illegittimi sul piano della legalità.

Che è l'unico piano che gli operatori e i Dirigenti scolastici debbono rispettare.


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