Niente lezioni in zona rossa in arancio decidono le Regioni Rivolta di famiglie e studenti
Manifestazioni spontanee sono nate in tutta Italia
Luca Monticelli
Scuole chiuse in zona rossa mentre nelle regioni arancioni e gialle saranno i governatori a decidere la serrata quando nell'arco di sette giorni si raggiungono i 250 contagi ogni 100 mila abitanti. Secondo il ministero della Salute però la Dad (Didattica a distanza) scatterà automaticamente ogni volta che questo parametro verrà superato. I presidenti potranno sospendere l'attività in presenza anche nelle aree che hanno adottato misure più stringenti per via della gravità delle varianti o per frenare una eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico. Dove invece il virus continuerà a essere sotto controllo le lezioni saranno in classe per gli alunni dell'infanzia, delle elementari, delle medie e almeno al 50% per gli studenti delle superiori.
Ieri il Dpcm non era ancora stato firmato dal premier Mario Draghi che già era montata la protesta social dei genitori. «La scuola non si chiude con nessun colore» e «No alla Dad» sono gli slogan che mamme e papà hanno postato online contro le decisioni dell'esecutivo. «Consapevoli della necessità di misure per contenere l'epidemia e ridurre i contagi, sosteniamo che sia essenziale, per il presente e il futuro del Paese, adottare provvedimenti in grado di tutelare il diritto alla salute insieme al diritto all'istruzione», sostiene il Comitato Priorità alla Scuola. Sempre sul web è partita anche l'iniziativa «Mamma ho perso il congedo» che raccoglie le testimonianze di lavoratrici costrette a utilizzare ferie e permessi non retribuiti visto che i congedi straordinari Covid (per seguire i ragazzi fino a 14 anni in quarantena o impegnati con la Dad) sono terminati il 31 dicembre. Proprio per venire incontro alle famiglie, la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini ha annunciato in conferenza stampa che nel decreto Sostegno saranno previste risorse per 200 milioni di euro.
Manifestazioni spontanee sono nate in tutta Italia: flash mob a Rimini e Cesenatico. Ad Ancona una cinquantina di persone hanno organizzato un sit in davanti al Palazzo della Regione per contestare le ordinanze di chiusura emanate dal governatore e dalla sindaca. La dodicenne Anita, studentessa torinese che ha dato vita alla lotta contro la didattica a distanza, ha fatto sapere di essere pronta a scendere nuovamente in piazza con le sue amiche. Deluso il leader dei sindaci Antonio Decaro, che attacca: «Chiudono le scuole e si incoraggia la movida consentendo l'asporto a tutti i locali dopo le 18».
Come hanno spiegato ripetutamente gli esperti negli ultimi tempi, gli istituti sono diventati un porto sicuro grazie al distanziamento, all'uso della mascherina e all'igiene, ma le varianti del virus stanno dilagando in tutta Italia ed è ormai confermata la loro maggiore contagiosità. L'Iss (Istituto superiore di Sanità) ha elaborato uno studio che mostra la crescita del virus: dall'8 febbraio nei ragazzi di età compresa tra i 10 e i 19 anni l'incidenza dei casi ogni 100 mila abitanti è superiore a quella riscontrata in tutte le altre fasce di età. Se i sintomi dei giovani restano perlopiù lievi, non bisogna dimenticare il rischio di infezione nei familiari che rischiano di ammalarsi seriamente.
Caso emblematico di questo nuovo picco è l'Emilia Romagna. Mai così tanti casi nelle scuole di ogni ordine e grado: dagli asili nido alle superiori sono stati in totale seimila tra bambini, ragazzi, insegnanti epersonale ad aver contratto il coronavirus. I dati della Regione guidata da Stefano Bonaccini hanno rilevato un aumento del 70% rispetto a gennaio. Nelle ultime due settimane, dal 15 al 28 febbraio, si è registrata un'incidenza oltre i 350 casi ogni 100 mila persone per la fascia dai 6 ai 18 anni, mentre tra i bambini fino ai 5 anni si è vicini ai 250 casi. Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, ha sottolineato che la variante inglese si diffonde nei bambini e nei giovani che però «fortunatamente vengono risparmiati dalle forme più gravi».—