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Nerozzi: diano l'esempio, taglino ministri e sottosegretari

il problema non sono le retribuzioni dei dipendenti pubblici, ma l'uso clientelare e abnorme della spesa nella pubblica amministrazione

07/09/2007
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Nerozzi: diano l'esempio, taglino ministri e sottosegretari

ROMA — «La lotta agli sprechi non può che trovarci d'accordo, però posso fare sommessamente qualche osservazione?». Paolo Nerozzi, segretario confederale della Cgil, ha appena finito di leggere il Libro Verde del ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, sulla spesa pubblica. E non ci sta a mettere sul banco degli imputati il pubblico impiego, settore che conosce a fondo.
Quali osservazioni?
«La Cgil è pronta a collaborare. Però non credo che il problema siano le retribuzioni dei dipendenti pubblici, ma l'uso clientelare e abnorme della spesa nella pubblica amministrazione. Del resto, se c'è una casta ci sarà pur qualcuno che l'ha costituita».
Si spieghi meglio.
«Faccio un esempio. Si dice nel Libro Verde che la mobilità nei ministeri è fallita. Ma la verità è che la mobilità non viene chiesta ai lavoratori e al sindacato».
Perché?
«Perché, semplificando, se io sono un ministro e ho 100 dipendenti sono più potente che se ne ho 50. È un fatto che i ministeri e i sottosegretariati sono molto aumentati, mica sono diminuiti. E poi ci meravigliamo che sale la spesa?»
Sì, ma la mobilità è ancora solo volontaria.
«Il sindacato non si è mai opposto a una richiesta giustificata. È lo stesso discorso dei licenziamenti. Quando li hanno decisi, a Bolzano, ci siamo forse opposti?».
Fermiamoci a qualche dato. Le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono aumentate nel 2001-2006 del 30%, dice il Libro Verde: il 10% in più del settore privato, più dell'inflazione e della produttività.
«Cominciamo col dire che i dati del Libro Verde non coincidono con quelli della Ragioneria, che sono diversi da quelli dell'Istat che a loro volta non vanno d'accordo con quelli dell'Aran. Poi lo stesso Libro dice che non si possono paragonare i dati del pubblico con quelli del privato per tre motivi: gli operai non sono impiegati, la contrattazione integrativa nel privato è poco diffusa, il salario reale nel privato spesso non si riesce a sapere a causa dei fuori busta».
Ma lei riconosce che c'è un problema di tagliare la spesa nel pubblico impiego?
«Non di tagliare, ma di renderla efficiente. La Cgil, per esempio, ha proposto l'anno scorso di tornare ai centri unici di acquisto, ma il ministero dell'Economia ha rifiutato. Oppure: perché non si parla delle consulenze, che sono aumentate? Solo pochi ministeri, e tra questi non c'è quello di Padoa-Schioppa, hanno reso pubbliche le informazioni sulle consulenze. Gli sprechi sono tanti».
Toccano anche i distacchi sindacali: qualche migliaio di persone.
«Se sono aumentati è solo perché il governo di centrodestra ha dato distacchi anche a piccoli sindacati autonomi ai quali non avrebbe dovuto darli, tradendo così la legge D'Antona ».


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