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Napoli ferita dal rogo doloso lacrime per la Città della Scienza

Distrutto il museo-gioiello. Tra le piste quella della camorra

06/03/2013
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La Stampa

Una lenta processione di abbracci, pianti, ricordi. Sorrisi amari di donne che gli fanno circolo intorno. Nino Lisi è commosso. Apre il libro dei ricordi. Poi ci consegna una immagine di Napoli, della sua Napoli della Città della Scienza: «Quando Vittorio Silvestrini iniziò questa avventura, tutti noi che capivamo di numeri, previsioni, studi di fattibilità pensavamo che l’avventura non avrebbe mai potuto spiccare il volo e invece... come si chiama?...ecco, la Città della Scienza è stata come il volo del calabrone....».

L’immagine di Napoli oggi è nella metafora di un calabrone che non può più volare, a cui hanno strappato le ali. Naturalmente si tratterà di capire chi e perchè ha deciso di accendere un fronte del fuoco ampio cento metri, che di incendio doloso si tratti è fuori discussione. Ma qui si fermano le certezze: «Stiamo cercando di ripulire la pavimentazione per far lavorare la scientifica e i Vigili del fuoco - spiega un investigatore - per ricostruire la dinamica dell’incendio, per capire quali e quanti inneschi sono stati utilizzati».

Nessuno si sbilancia in queste ore. E’ vero, il sindaco Luigi De Magistris parla di «mano criminale», gli accorti inquirenti lasciano intendere che occorre «guardare a chi si muove sul territorio». E naturalmente pensano a qualche clan attivo della zona. E però la suggestione è forte: e se fosse come la bomba davanti l’entrata della scuola di Brindisi? Insomma, nelle primissime ore si gridò al terrorismo, alla strategia della tensione e poi sappiamo come è andata a finire. E se la distruzione della Città della Scienza, dunque, avesse avuto un movente e un mandante diverso da quello che tutti ci immaginiamo?

Le indagini Si indaga in tutte le direzioni, compresa quella del clan di Mimì D’Ausilio «o’ sfregiato» di Fuorigrotta. Paolo Mancuso, procuratore di Nola, uno dei pm napoletani anticamorra di punta, negli anni di Bardellino, Cutolo, Alfieri, è cauto: «Un’azione dimostrativa per intimidire la città? Questa camorra di oggi non sembra in grado di pensarla». E questo, ovviamente, non esclude un gesto criminale nella chiave di un atto di vendetta, di una ritorsione criminale.

E’ possibile che sia stata negata per esempio un’assunzione a qualcuno? Tonino, capo della vigilanza lo esclude: «Non abbiamo mai subito minacce e da 11 mesi non prendiamo gli stipendi....». Di certo non è ipotizzabile il movente di una distruzione per una speculazione edilizia successiva. L’uomo delle indagini sul possibile movente camorrista spiega: «Diciamo che finora non c’è una lettura univoca sulla motivazione camorrista. E quindi, allo stato attuale, bisogna cercare motivazioni meno “alte’’».

Nino Lisi, uomo Eni, dell’Eni di Enrico Mattei, nel 1993 accettò la sfida e per un decennio è stato il coordinatore della Città della Scienza. «Cosa ho pensato quando mi hanno telefonato annunciandomi dell’incendio? Ho pianto».

Lacrime vere, pianti commoventi. Come si può capire la dolente processione di uomini, donne, tutte anime piegate, di queste ore? «Ho pianto - riprende Lisi - e poi mi sono chiesto perchè in questa città nulla va veramente in porto?».

Arriva il neo parlamentare napoletano, l’ex segretario nazionale della Cgil, Guglielmo Epifani, davanti al «santuario» di legni bruciati e spezzati, che però puoi solo vedere a distanza, ed è come se Epifani entrasse a vegliare una bara. Volti contriti e parole pressochè identiche: «Che tristezza...».

La classe operaia Come si può capire il dolore di una città che sembra diventata consapevole del suo declino? Sì, siamo tornati alla stagione in cui regnava la rassegnazione. Dove c’è l’ingresso che poi porta all’Auditorium, negli anni Ottanta c’era la perla di Bagnoli, il «Tna», il treno nastri dove le bramme si trasformavano in laminati sottilissimi. Sotto Coroglio, a Porta Ossigeno arrivava «Marborino», che era un ragazzino con la gamba offesa, poliomielite, accompagnato dal padre a bordo di una vespetta: «Tre pacchetti mille lire». È poi c’erano quelli che vendevano il pane e gli operai che dall’inizio del secolo scorso erano come la colonna vertebrale di un corpo senza identità.

Napoli senza la classe operaia di Bagnoli e dell’area industriale di San Giovanni e Ponticelli sarebbe diventata ostaggio di un sottoproletariato lazzarone (e negli anni 70 e 80 anche del terrorismo e della camorra corleonese).

La nuova vita E quando Bagnoli ha chiuso, l’Italsider è stata smantellata, alla fine degli anni Ottanta, prima la rassegna «Futuro Remoto» (prima edizione 1987) poi l’accordo di programma che diede vita alla Città della Scienza (1996) hanno dato speranza a un futuro della città. «E’ la stagione di Napoli 99, del sindaco Bassolino, del Rinascimento napoletano. Ma, attenzione - avverte Nino Lisi ognuna si muove per la sua strada. E’ un po’ come è stato il 68, nessuno ha dato un appuntamento a qualcuno. Napoli si è ritrovata in questa straordinaria avventura senza saperlo. È stato un momento virtuoso della migliore Napoli. Ma la città è anche capace di mettere assieme le peggiori sue anime: l’economia criminale del vicolo, la camorra, la borghesia che vive di illegalità».

Vittorio Silvestrini entra nell’Auditorium dove sono riuniti i 160 lavoratori e tanti giovani, e i sindacati. La commozione, il peso della sofferenza, le lacrime. Il professore nato a Bolzano ma napoletano d’adozione prende la parola. È offeso per questo attentato, è provato perchè quelle fiamme è come se avessero lambito la sua anima. E l’assemblea si alza in piedi e l’applaude.

Arriva mezzo consiglio comunale in processione. Il sindaco c’è ma è nella zona vietata dell’incendio, come se avesse paura di parlare con i lavoratori della Città della Scienza. Il segretario della Cgil napoletana, Federico Libertino, lancia una unica parola d’ordine: «Governo e Regione devono impegnarsi a far rinascere la C i t t à d e l l a Scienza». Intanto lo storico meridionalista Giuseppe Galasso, dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno lancia un appello alla mobilitazione della città e invoca un governo «tecnico», dal momento che il sindaco De Magistris «ha visto ampiamente deteriorato il suo capitale di credito».

Si ricostruirà la Città della Scienza. Sul web è partita anche una sottoscrizione. Si ricostruirà ma è come se quella che sorgerà sarà una nuova Città della Scienza. Con il rogo dell’altra notte, Napoli ha perso l’età dell’innocenza. È un calabrone che deve ritrovare la voglia di volare


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