Napoli, al via il Patto educativo per fermare la fuga dai banchi
Assegnati 41,1 milioni per un progetto che coinvolge Curia, Terzo settore e volontariato. Critica la Flc Cgil: «La scuola è in difficoltà a causa dei tagli e delle riforme sbagliate degli ultimi venti anni. Così si apre la porta alla sua privatizzazione»
Adriana Pollice
«Napoli è una città resiliente che non si arrende al male, ai ragazzi bisogna dire che c’è sempre qualcuno in grado di accompagnarli»: sono le parole dell’arcivescovo Battaglia, pronunciate ieri a Nisida (dove c’è il carcere minorile) in occasione della firma di «Generazione futura. Patto educativo per la città metropolitana di Napoli», un piano contro la dispersione scolastica sottoscritto da Curia, ministero dell’Istruzione e Viminale (presente Luciana Lamorgese), sindaco metropolitano e regione Campania, Forum del Terzo settore e l’impresa sociale Con i bambini. Battaglia aveva sollecitato il patto mesi fa, intanto è passato un anno scolastico. Ma iniziative simili sono state già avviate in passato, ad esempio nel 2020 con i patti educativi di comunità.
IL PROGETTO (triennale) prevede l’utilizzo dei fondi del Pnrr per interventi di contrasto della dispersione scolastica, per promuovere percorsi di educazione alla legalità e opportunità di reinserimento dei giovani del circuito penale. A monitorare le iniziative ci sarà un Osservatorio. «È un patto civile – ha commentato Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini ed ex sottosegretario all’Istruzione nei governi Monti e Letta -. Il suo vero senso dovrà essere costruito insieme a docenti, educatori, operatori sociali ed esperti già all’opera, un’alleanza per sostenere migliaia di ragazzi oggi esclusi e in difficoltà».
I PARTENARIATI tra scuola e Terzo settore sono già attivi attraverso il Fondo nazionale per il contrasto della povertà educativa minorile, istituito nel 2015, la cui gestione è stata assegnata a Con i Bambini, che sta sviluppando interventi nell’area partenopea per 106 milioni. Per i patti educativi, a livello nazionale, i fondi a disposizione sono 1,5 miliardi da stanziare in tre tranche. La prima, target 12-18 anni, mette a disposizione 500 milioni. Di questi, 41,1 milioni saranno assegnati a 217 istituzioni scolastiche nell’area metropolitana partenopea (78 nel comune di Napoli per 14,8 milioni). I finanziamenti saranno destinati agli istituti sulla base del tasso di dispersione, del contesto socio economico, numero di studenti. «Come si evita la dispersione? Lo fai prima che succeda – ha spiegato Bianchi – individuando i rischi di abbandono, accompagnando i ragazzi con l’educazione che si espande». Dopo Napoli iniziative simili dovrebbero essere sottoscritte nel resto del Mezzogiorno, a partire da Sicilia e Calabria.
IN CAMPANIA nel 2021 il 16,4% degli studenti ha lasciato la scuola prima del diploma. I dati Invalsi 2021 dicono che nell’area metropolitana partenopea la dispersione implicita (cioè i bassi livelli di apprendimento) sono al 5,29% nella scuola primaria (media nazionale 2,61%), al 30,43% nella scuola secondaria di primo grado (media nazionale 16,65%), al 20,35% nella scuola secondaria di secondo grado (media nazionale 9,89%).
SI PREVEDONO ATTIVITÀ didattiche ed educative personalizzate con programmi di mentoring e tutoring, percorsi di cittadinanza attiva e di solidarietà anche con le famiglie. Viene supportata l’apertura delle scuole durante tutto il giorno «con la valorizza dei docenti e la costituzione di partenariati con enti locali, servizi sanitari e del lavoro, Terzo settore, volontariato e organizzazioni religiose». Il sindaco Manfredi: «In alcuni comuni abbiamo un solo asilo nido. Bisogna fare in modo che si possa avere il tempo pieno nella media nazionale con un’offerta scolastica uguale a quella che c’è nel resto d’Italia».
CRITICA LA FLC CGIL con la segretaria nazionale Manuela Calza: «Abbiamo molte perplessità, dal comunicato leggiamo che c’è un progetto per affrontare la dispersione scolastica e il disagio giovanile attraverso un patto che prevede la partecipazione di tanti soggetti a esclusione della scuola. Sappiamo bene quanto sia grave in certi territori l’abbandono scolastico ma così si adottano rimedi che sono solo palliativi. Non c’è un investimento serio sull’istruzione pubblica, unica a garantire un’idea di conoscenza gratuita, laica e accessibile a tutti. Mi sembra che nel patto vengano a mancare questi aspetti, soprattutto la laicità».
E ANCORA: «Le difficoltà della scuola non sono casuali ma determinate da precise scelte politiche di disinvestimento e riforme sbagliate da 20 anni a questa parte. Adesso, siccome la scuola non ce la fa, si delegano ad altri le sue funzioni. Così si spalancano le porte alla privatizzazione. L’operazione è chiara, si tratta di un attacco alla scuola come strumento di sapere diffuso, in grado di superare le disuguaglianze e la trasmissione intergenerazionale delle povertà materiali e culturali. Al tavolo ci vuole prima di tutto la scuola che eserciti la regia di un progetto educativo che si apre anche al territorio, non che venga sostituita».