Mobilità, ingorgo con sorpresa
Migliaia di insegnanti assunti lo scorso anno dovranno fare le valigie. Uffici intasati
Marco Nobilio
Sono 500 le operazioni da effettuare con il mouse per compilare la domanda di assegnazione dell'ambito per i docenti assunti in fase B e in fase C. A ciò vanno aggiunte le consuete operazioni per far valere i titoli che danno luogo all'attribuzione dei punteggi. Che vanno autocertificati in dettaglio e inseriti nella domanda. Una mano esperta impiega non meno di un'ora e mezza per compilare e inviare la domanda. Un neofita molto di più. Per questo motivo le sedi dei sindacati in questi giorni sono affollatissime.
L'aria che si respira tra gli addetti ai lavori è molto tesa. Perché i diretti interessati rischiano di andare a lavorare anche in province molto lontane da casa. Si tratta di docenti, tra i quali non è raro incontrare uomini e donne di mezza età, che per quest'anno hanno evitato di allontanarsi dalla propria provincia, grazie al differimento della presa di servizio, concesso a chi aveva una supplenza annuale in corso all'atto dell'immissione in ruolo.
Alcune migliaia di docenti tra quanti sono stati graziati quest'anno, dal prossimo 1° settembre, con ogni probabilità, dovranno fare le valige. Anche perché sui posti di potenziamento saranno disposti con priorità i trasferimenti interprovinciali a vantaggio di docenti che erano già in ruolo lo scorso anno. Sempre che nelle classi di concorso di riferimento non sussistano degli esuberi. Nel qual caso, la priorità assoluta sarà data al loro riassorbimento. E solo dopo queste operazioni saranno effettuate le operazioni di assegnazione degli ambiti ai neoimmessi in ruolo di fase B e C.
Quest'anno le operazioni di mobilità che dovranno essere gestite dagli uffici periferici del ministero dell'istruzione sono particolarmente complesse. Proprio perchè all'ordinaria amministrazione, pure gravosa, si aggiunge anche il problema dell'assegnazione degli ambiti ai neoassunti in ruolo delle fasi B e C e ai docenti che sceglieranno di partecipare alla mobilità interprovinciale, malgrado la cancellazione del diritto all'acquisizione della titolarità della sede operata dalla legge 107/2015. E dopo l'assegnazione degli ambiti, i docenti interessati dovranno attendere la chiamata diretta dei dirigenti. Sempre che non decidano di proporsi in prima persona inviando un'ulteriore istanza ai presidi interessati corredata di curriculum.
Insomma, una mole impressionante di adempimenti aggiuntivi, che rischia di bloccare l'avvio dell'anno scolastico o, comunque, di ritardare l'ordinato avvio delle lezioni.
E poi c'è anche il problema della gestione delle operazioni di mobilità annuale: le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni. Non è ancora chiaro se i movimenti annuali assumeranno rilievo in riferimento alle scuole o agli ambiti. Ma è ragionevole ritenere che, almeno, per la mobilità annuale, tutto resti più o meno come prima della legge 107. D'altra parte, la condizione essenziale ai fini della validità delle domande di assegnazione provvisoria è che il richiedente indichi come prima preferenza il comune di ricongiungimento alla famiglia o, comunque, le scuole comprese in tale comune. Mentre le utilizzazioni sono finalizzate al contemperamento delle esigenze dell'amministrazione e dei trasferiti d'ufficio, con particolare riferimento alla necessità di fare ritorno dalla sede scolastica (nell'ambito) dalla quale si è stati trasferiti d'autorità, così da garantire la continuità didattica.
D'altra parte «la continuità didattica è un bene da tutelare nei confronti degli utenti della scuola e non dei docenti (Tribunale di Potenza, decreto ex art. 700 cpc RGN 1206/12 del 13.09.2012)». Pertanto, va intesa «come una regola da osservarsi, da parte dell'amministrazione scolastica, soprattutto nell'interesse degli alunni, finendo per integrare, in questo specifico contesto, un modo preferenziale di gestione delle decisioni sulla mobilità degli insegnanti. (Tribunale di Bologna, sentenza 10/12/2013 n.947».
Fino ad oggi, però, il nodo dell'applicabilità della normativa sugli ambiti anche alla mobilità annuale non è ancora stato sciolto. E nemmeno quello sulla chiamata diretta. In quest'ultimo caso, peraltro, le posizioni tra amministrazione e sindacati restano distanti.
L'amministrazione, infatti, è ferma sulla propria posizione di applicare la legge 107 in modo diretto, senza mitigarne gli effetti con un contratto integrativo. Che pure dovrebbe essere negoziato e sottoscritto, secondo quanto è statuito nel contratto sulla mobilità. Sulla materia, infatti, le parti dovrebbero contrattare una sequenza contrattuale specifica. C'è stato già un primo incontro, ma l'amministrazione non ha fatto altro che presentare un indice delle eventuali disposizioni, facendo riferimento diretto a quanto scritto nella legge 107 in riferimento agli ambiti. Dunque, più che di un regolamento di attuazione contrattualizzato (che per sua natura consentirebbe l'introduzione di deroghe e interventi interpretativi delle legge 107), secondo i vertici del dicastero di viale Trastevere, sindacati e amministrazione dovrebbero limitarsi a sottoscrivere le disposizioni unilateralmente emanate dall'amministrazione.