Milleproroghe e la giostra delle illusioni
di Pippo Frisone
Questa volta sembrerebbe proprio fatta! Il condizionale è d’obbligo, visti i precedenti.
Un emendamento al decreto milleproroghe del 2012, approvato in Commissione alla Camera, consentirebbe a circa 23mila abilitati nelle Siss, Cobaslid e nei Conservatori tra il 2008 e il 2011, d’inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento col prossimo anno scolastico.
Un analogo emendamento aveva limitato all’anno accademico 2007/08 gli ultimi inserimenti, lasciando dopo la trasformazione definitiva delle graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, migliaia di precari abilitati scontenti e dinnanzi al Tar un contenzioso infinito.
Ma quell’esclusione decisa per legge, poteva essere modificata solo da un’altra legge.
Cosi gli odg approvati dal Parlamento che impegnavano il governo ad intervenire e a trovare una soluzione per quanti erano rimasti fuori, sembravano cadere nel vuoto.
La Gelmini e Tremonti non sembravano intenzionati a riaprire le graduatorie.
C’è voluta la discontinuità del governo Monti per rendere possibile la riapertura.
Una volta sistemati gli ultimi abilitati, il Ministro potrà concentrarsi prima sui TFA che dovrebbero vedere la luce a fine febbraio e poi sui concorsi aperti ai “giovani”.
Prenderebbero così il via le nuove procedure abilitanti e i concorsi per i precari della scuola.
Sarebbero 23mila, salvo modifiche dell’ultim’ora, i posti messi in disponibilità per i TFA.
Sarebbero 25mila i posti che , riforma delle pensioni permettendo, andrebbero alle assunzioni nei due canali tradizionali.
Alle graduatorie ad esaurimento che con il previsto inserimento degli ultimi abilitati, sfiorerebbero le 300mila unità, andrebbe secondo le ultime indiscrezione, un corposo 75% dei posti, lasciando il restante 25% ai giovani nei futuri concorsi.
E cosi la giostra delle illusioni riprende a girare, mettendo in un angolo almeno per ora gli altri veri problemi che affliggono la scuola statale.
Gli esuberi che il prossimo anno sfioreranno le 10mila unità di cui 8mila solo nelle superiori, 30mila posti vacanti sul sostegno privi di specializzati, almeno 15mila classi della primaria privi di docenti idonei sulla lingua inglese, il tempo pieno, l’integrazione degli stranieri, l’handicap solo per citarne alcuni.
Per non parlare del personale Ata , fortemente indebolito dai 45mila tagli della Gelmini nell’ultimo triennio, creando problemi seri al funzionamento dei servizi amministrativi, alla sicurezza, alla vigilanza e alla pulizia nei plessi.
Problemi di risorse tagliate per le supplenze, per la formazione , per l’autonomia delle scuole.
Per non parlare del contratto nazionale e delle anzianità bloccati, della mancata attuazione della valutazione e del merito del personale perché mancano le risorse.
Se non si danno segnali di forte discontinuità , credo che la scuola continuerà a sprofondare, magari lentamente, ma il rischio è dietro l’angolo.
E discontinuità vuol dire una cosa soltanto: investire, trovare nuove risorse e non solo quelle che arrivano dall’Europa. Dare stabilità e sicurezza a chi lavora nella scuola vuol dire garantire organici funzionali e programmazione dell’offerta formativa, migliorare la qualità dei servizi vuol dire dare ai nostri giovani una formazione all’altezza dei tempi e delle sfide che ci attendono.
Rinnovare l’istruzione e la formazione è la chiave di volta per far uscire il nostro Paese dalla crisi.
E’quello che sta facendo in queste ore negli Stati Uniti il Presidente Obama.
Limitarsi a far girare la giostra delle illusioni, promettendo qualche assunzioni in più ai precari storici , lasciando invariato tutto il resto, è quanto di peggio il Paese possa aspettarsi.
Ma può mai un governo tecnico, appoggiato dall’ex maggioranza e dall’ex opposizione, mettere mano ad anni di fallimenti e di arretratezza del nostro sistema scolastico?
Credo proprio di no. Credo che dobbiamo accontentarci per ora di veder girare la giostra delle illusioni e di assistere al piccolo cabotaggio d’un governo tecnico , cerchiobottista per necessità ,
per un anno ancora.
Solo le elezioni e un governo politico guidato da una nuova classe dirigente che si assuma la responsabilità di fronte agli elettori, potranno far uscire dal declino la scuola e con la scuola dare una speranza al futuro dei giovani e al nostro Paese.