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Milano. «Tagli» alle ore di sostegno a scuola,

L'associazione Ledha e 16 famiglie di studenti disabili hanno vinto il ricorso davanti alla prima sezione civile del Tribunale

16/07/2013
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Corriere della sera

Il Tribunale di Milano ha condannato il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) per discriminazione ai danni di studenti con disabilità, «per aver previsto una dotazione di insegnanti di sostegno inferiore a quella necessaria». Lo comunica l'associazione Ledha, che parla di «vittoria per le famiglie di 16 ragazzi con disabilità che, nel corso dell’anno scolastico 2012-2013, si erano visti assegnare un numero di ore di sostegno inferiore alle loro esigenze». La sentenza è stata emessa dal giudice della Prima sezione civile del Tribunale di Milano accertando la condotta discriminatoria del Miur «per aver previsto una dotazione di organico di insegnanti di sostegno inferiore a quella necessaria per soddisfare le necessità rappresentate dagli organismi scolastici e nei Piani educativi dei minori».

ORE RIDOTTE - Oggetto del ricorso (presentato da Ledha e da 16 famiglie) i provvedimenti adottati dal Miur tra l’aprile 2010 e il luglio 2012 con cui si è determinata una riduzione del numero di insegnanti di sostegno a fronte di un incremento del numero di studenti con disabilità. A seguito di questi tagli, molti ragazzi con disabilità non hanno potuto usufruire del monte ore di sostegno necessario. L.T. iscritta in terza superiore, ad esempio, per l’anno scolastico 2012-2013 avrebbe avuto bisogno di almeno 18 ore di sostegno settimanali «al fine di garantire un intervento significativo ed efficace, volto al miglioramento dell’apprendimento dell’alunna». Ma ha potuto usufruire solo di sei ore di sostegno alla settimana. Il giudice ha ordinato che per il prossimo anno scolastico l’Amministrazione fornisca tutte le ore che verranno indicate nel Piano educativo individualizzato per gli alunni che hanno promosso l’azione.

PROBLEMA COSTI - Soddisfatto il presidente di Ledha, Franco Bomprezzi «per il contenuto di questa sentenza che si inserisce splendidamente nel filone giurisprudenziale del rispetto del principio di non discriminazione, contenuto nella Convenzione Onu e reso esigibile grazie alla legge 67/2006». «Leggendo le motivazioni addotte a difesa, da parte delle istituzioni scolastiche e del Ministero, non posso non rilevare con preoccupazione il continuo riferimento alla necessità di contenere i costi e la convinzione di poter agire in un quadro normativo di grande discrezionalità - sottolinea Franco Bomprezzi -. Ecco perché ancora una volta si deve chiedere alla magistratura di intervenire per ristabilire la qualità del diritto all’inclusione scolastica».


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