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Mezzogiorno di fuoco....

ovvero degli sceriffi, dei saloon e del vecchio West ma anche del desiderio di favorire l’indebolimento della scuola pubblica

24/07/2015
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da Insegnare.org

di Assunta Morrone

ovvero degli sceriffi, dei saloon e del vecchio West
ma anche del desiderio di favorire l’indebolimento della scuola pubblica

Qualche tempo fa ho rivisto casualmente il vecchio e famosissimo film diretto da Fred Zinnemann che suggerisce il titolo di questa riflessione. Non ne ricordavo la trama, nonostante mi sia capitato spesso di citare proprio questo adagio per mettere in evidenza uno stato d’animo alquanto difficile o una situazione accidentata e inquietante.

Il film in questione, come molti sanno, è un western del 1952. Rivederlo mi ha provocato una strana emozione, forse per il bianco e nero, forse per un’intensa interpretazione del protagonista, un ruvido Gary Cooper che nei panni di uno sceriffo di fine ottocento si ritrova da solo a scontrarsi con un gruppo di brutti ceffi, qualcuno dei quali ha mandato in prigione e che esce, deciso a vendicarsi.
Finale scontato, genere appagato.
Morale della trama, anche da soli si può vincere.

Non amo il genere western, a parte alcuni nostalgici e riusciti esperimenti all’italiana del grande e unico Sergio Leone, eppure la visione del film è arrivata in un momento particolare della scuola italiana, in cui non si poteva non fare il parallelo tra lo sceriffo, nella sua accezione storica e letteraria, oltre che filmica, e il dirigente-sceriffo di cui negli ultimi mesi alcuni hanno parlato a proposito del DDL del governo in materia di scuola, ora Legge 13 luglio 2015, n. 107.
C’è da registrare però che il raffronto è fuori contesto: la figura storica dello sceriffo non ha nulla da spartire con il ruolo del dirigente scolastico che viene fuori dal Decreto Legislativo 165 del 2001, sia che il pensiero storico vada allo sceriffo nel vecchio West, sia se invece il nobile concetto si faccia letterario e arrivi allo sceriffo di Nottingham che il leggendario Robin Hood incontra durante le sue scorribande nella foresta di Sherwood.

In particolare, sul ruolo del dirigente scolastico nella scuola del nostro Paese, il vero dilemma non è sui reali o presunti poteri attribuiti e attribuibili, piuttosto si dovrebbe discernere del ruolo e dell’importanza della collegialità nella scuola di questo Paese.
Quanti di noi usano ancora questo lemma che appare ormai obsoleto?
Eppure è stato per decenni il fiore all’occhiello di larga parte delle riforme della scuola fino a quando più di un ministro della Repubblica ha cominciato a smantellarne le fondamenta, tagliando in maniera indiscriminata e togliendo respiro collegiale al lavoro di scuola.
Quando parliamo di relazioni professionali all’interno della scuola, non possiamo speculare sul concetto di potere, piuttosto ci convince molto di più l’idea di ripensare e di riflettere sulle condizioni che rendano possibile la collegialità. 

Se ritenessimo di poter sostenere con Chester Barnard che l’azienda funziona come sistema cooperativo, a maggior ragione, pur non accettando la visione aziendalistica della scuola, siamo assolutamente certi che il lavoro di scuola è un lavoro cooperativo.
L’attenzione eccessiva su cosa può decidere il dirigente scolastico sposta l’asse sulle divisioni interne alle scuole, creando di fatto delle fazioni contrapposte.
Nell’ottica del Divide et impera abbiamo assistito nelle piazze reali e virtuali allo scempio della collegialità, con il falso balletto di chi comanda, chi sceglie, chi separa. E abbiamo altresì sentito dell’onestà e della disonestà dei dirigenti scolastici come se fosse possibile attribuire a questa sola categoria i mali di un Paese che da sempre combatte con i privilegi e le sopraffazioni dei non meritevoli. Tutto questo quando invece sembra sventolare (ma è davvero solo apparenza!) la bandiera del merito su cui sarebbe opportuno riflettere ulteriormente.

Il ricorso a poteri che eccedano rispetto alla normativa ad oggi vigente non ha a che fare con questo: è piuttosto un dilemma che apre sul versante delle responsabilità del dirigente scolastico che ha già il compito di seguire il buon andamento dell’Istituzione scolastica che dirige. Compiti di dirigenza che hanno a che fare con il controllo delle professionalità che operano nelle scuole e che ogni giorno sono obbligati a mettere in gioco le loro competenze per mandato costituzionale.
Il personale della scuola (dal dirigente scolastico, ai docenti, al personale ata), ha la necessità di condividere un clima di collaborazione, cooperazione, partecipazione democratica. In questa accezione è il dirigente scolastico a promuovere la collegialità e ciascuno degli operatori della scuola è chiamato a collaborare all’azione collettiva promossa dall’istituzione scolastica.
Il lavoro di scuola è dunque un lavoro collegiale, collettivo, sociale, democratico e, per queste ragioni, pubblico.

Sottovalutare queste accezioni significa indebolire proprio la scuola pubblica. Nelle scuole pubbliche italiane si vive spesso un particolare mezzogiorno, spesso di fuoco: chi vi opera chiede solo rispetto per il proprio lavoro e non demagogia sfrontata.

Riferimenti bibliografici


Chester Barnard, The Function the Executive, Harward, 1938.
Piero Romei, La scuola come organizzazione, Milano, 1989.


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