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Messaggero-Università, "in saldo" le facoltà scientifiche

Le iscrizioni a picco: gli atenei corrono ai ripari L'Italia rischia di dover importare cervelli Boom di Lettere Università, "in saldo" le facoltà scientifiche di ANNA MARIA SERS...

30/08/2004
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Il Messaggero

Le iscrizioni a picco: gli atenei corrono ai ripari L'Italia rischia di dover importare cervelli Boom di Lettere
Università, "in saldo" le facoltà scientifiche
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Le Scienze sono in declino. Non esercitano più alcun fascino sui giovani. Dopo una spinta iniziale negli anni del boom economico, quando l'Italia era in crescita, la disaffezione si è insinuata ed ha lentamente eroso uno zoccolo, che non è mai stato molto duro. Le università sono in allarme e ora fanno "sconti" sulle tasse. "Per combattere il calo di iscrizioni", dicono al ministero dell'Istruzione che con un decreto ha stanziato i fondi. Ma come si è arrivati a tanto? Il fenomeno è iniziato negli Stati Uniti, poi ha raggiunto l'Europa, mettendo in crisi anche la Francia, nonostante le sue certezze sul valore della cultura scientifica.
Le cause in Italia? Inquietanti. "Lo stato di abbandono in cui versa la ricerca - sostiene Guido Fabiani, rettore dell'Università "Roma Tre" - è certamente una delle principali. L'Italia non dà prospettive. Non dimentichiamo che i "cervelli" che finiscono all'estero sono proprio loro, i laureati nelle discipline scientifiche. A chi vuole lavorare nei laboratori noi offriamo un destino da precari. Se non diamo sbocchi adeguati, che cosa ci aspettiamo? E' evidente che tutto ciò pesa. Certo, è importante il finanziamento dato dal ministero: consente di ridurre le tasse, ma non basta". "Ci vuole un piano complessivo", dicono in coro i rettori.
Intanto, nelle segreterie si danno informazioni sulle facoltà "in saldo". Alla Ca' Foscari di Venezia per le matricole che si iscrivono a chimica e fisica le tasse sono di fatto azzerate. Lo ha deciso il Senato Accademico: "Per il 2004-2005 viene cancellato l'intero ammontare dei contributi, che sono di 800 euro, facendo pagare agli studenti solo la tassa di 165 euro". Analoga decisione all'Università di Modena e Reggio Emilia, anche se lo sconto è meno sostanzioso: il 50%. Anche alla Statale di Torino è stata scelta la strada degli incentivi per risollevare le sorti delle facoltà "dimenticate": chimica, chimica industriale, scienza dei materiali, fisica e matematica. A Torino verranno rimborsate anche le tasse pagate da chi si era iscritto l'anno scorso. Del resto le statistiche nazionali sono da brivido: dimezzati gli iscritti a fisica, diminuiti di un quarto a matematica e geologia. Calo in picchiata di scienze statistiche e naturali. E' accaduto in meno di un decennio. Uniche eccezioni gli indirizzi di ingegneria e biotecnologie.
E gli atenei romani? In blocco, con modalità diverse, anche loro fanno "sconti". Dicono alla Sapienza: "Dei 207 euro relativi alla prima rata, le matricole di scienze statistiche, scienze naturali, matematica e fisica, verseranno soltanto 25 euro". "A Tor Vergata daremo assegni alle matricole che si iscrivono alla facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali - spiega Nicola Vittorio, il preside - I primi assegni (di 320 euro ciascuno, ndr) verranno attribuiti sulla base dei risultati ottenuti nella prova di valutazione che faremo il prossimo 21 settembre". Eppure, quelle disertate sono le proprio le discipline a "più elevato sbocco professionale".
Il problema non è da poco. L'Italia rischia di compromettere il suo sviluppo economico. "Un Paese in cui non progrediscono ricerca e tecnologia - sottolinea il preside di Tor Vergata - fra dieci anni è seduto per terra". Ecco perché il ministero dell'Istruzione ha stanziato i fondi che permetteranno di tagliare le tasse. Le cause di tanto "disastro" sono molte. "A cominciare dalla nostra scarsa cultura scientifica che parte dalla scuola - osserva Andrea Ranieri, responsabile del Dipartimento Formazione e cultura dei Ds - Eppoi, c'è il nodo della ricerca. I nostri "cervelli" vengono maltrattati: lavorano tardi e per pochi soldi. Risultato: fuggono all'estero".
"E' una tendenza mondiale, nei Paesi più evoluti - osserva Andrea Cammelli, direttore di "Almalaurea", consorzio di oltre trenta università - I corsi di laurea più difficili vengono disertati. I giovani che "stanno bene" preferiscono lauree meno impegnative. Al contrario i popoli che cercano di salire nella scala sociale non si spaventano. E negli Usa, per esempio, sono stati i cinesi e gli indiani quelli che hanno puntato sulle materie scientifiche, usandole come trampolino". La disaffezione nei confronti della matematica, delle scienze, della fisica, della biologia e della statistica da noi ha fatto scattare l'allarme tra le aziende. Avverte la Confindustria: "Dovremo importare le figure che il nostro mercato non offrirà più". Stessa situazione nel mondo della formazione: "Se continua così recluteremo all'estero, metteremo in cattedra prof stranieri".


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