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Messaggero-Università e scuola unite contro la Moratti

molte città italiane manifestazioni e occupazioni degli atenei contro la riforma dello stato giuridico degli accademici Università e scuola unite contro la Moratti Il 26 marzo si prof...

06/03/2004
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Il Messaggero

molte città italiane manifestazioni e occupazioni degli atenei contro la riforma dello stato giuridico degli accademici
Università e scuola unite contro la Moratti
Il 26 marzo si profila lo sciopero congiunto. Il ministro: "Più opportunità ai giovani"
di LUIGI PASQUINELLI

ROMA Il mondo degli insegnanti si raccoglie contro le iniziative del governo in materia di pubblica istruzione e poiché, come è noto, l'unione fa la forza, si prepara a sferrare un attacco congiunto a fine mese: uno sciopero generale, il 26 marzo, dalla materna all'università, con corteo e striscioni lungo le strade della Capitale. A scendere in piazza asili, elementari, medie, licei, istituti tecnici, atenei e tutte le figure che gravitano dentro e fuori queste strutture, dai maestri ai cattedratici, dai ricercatori ai genitori, dai precari agli studenti.
L'idea è stata approvata all'unanimità dall'assemblea di ieri mattina alla Sapienza, alla quale erano presenti anche portavoce del mondo scolastico. La concentrazione di prof e allievi rientrava nella giornata nazionale di agitazione delle università italiane che si oppongono alla ridefinizione, così come è stata proposta, dello stato giuridico dei docenti e dei meccanismi di accesso e di avanzamento nella carriera accademica. La prima università di Roma è stata fin dall'inizio (gennaio scorso) il motore della protesta nazionale contro il disegno di legge delega messo a punto dal ministero dell'Istruzione. I pionieri della rivolta, portata avanti dalla élite culturale del Paese, erano allora poche decine, oggi contano adesioni da tutta Italia e non solo. Un appello anti-riforma Moratti, promosso via internet da due associazioni di cattedratici, in una settimana ha raccolto 14 mila adesioni, alcune delle quali inviate dall'estero, dai famosi "cervelli" fuggiti dall'Italia. E ieri, all'occupazione simbolica dei rettorati e alle assemblee sostitutive delle lezioni hanno aderito gli atenei di Trieste, Napoli, Bologna, Modena, Torino, quelli abruzzesi e calabresi. "Abbiate fiducia ha detto il ministro Moratti ai suoi oppositori stiamo lavorando per un sistema universitario più qualificato e più europeo. Il provvedimento è finalizzato a dare più opportunità alle università per assumere più giovani leve di ricercatori".
Prof e studenti della Sapienza si sono dati appuntamento sui gradini del Rettorato e sotto un cielo spazzato dal vento freddo hanno verbalizzato alcuni esami. La certificazione all'aria aperta era prevista su un'altra scalinata, quella del Campidoglio, ma le autorità questa volta non hanno dato il permesso, a differenza di pochi giorni fa, quando acconsentirono a una manifestazione in piazza Colonna. Poi, tutti in Aula Magna, dopo aver interrotto una lezione di Giurisprudenza che stava "sfidando" il blocco della didattica. L'ordinario di ingegneria Francesco Gallerano prende il microfono e tuona: "Siamo diventati tanti. Diamoci una struttura organizzativa meno improvvisata". Il suggerimento viene accolto. A fine mattinata viene istituito un coordinamento di professori, studenti e precari che ogni lunedì si riunirà per articolare le iniziative delle 21 facoltà e dei 102 dipartimenti dell'ateneo più numeroso d'Europa, oltre a raccogliere i contributi delle altre due università romane: Tor Vergata, che ieri si è "mobilitata" con tanto di assemblea e corteo interno, e Romatre. Poi tocca al rappresentante dei Cobas della scuola, Piero Bernocchi: ricorda che negli atenei c'è gente che lavora per 7 euro all'ora, "meno di una baby-sitter", e che si sta portando avanti una visione aziendalista dell'istruzione che ha avuto origine con la riforma Berlinguer del centrosinistra e che trova ora piena attuazione con il governo di centrodestra. L'aula magna esplode in un'ovazione.
La riforma Moratti sullo stato giuridico dei docenti, intanto, già approvata dal Consiglio dei ministri, è approdata alla Camera, commissione Cultura.


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