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Messaggero: Università, corsi di laurea tagliati del 20%

Il ministro Gelmini: «Non penalizzeremo le materie, ma vanno eliminate le storture». Il riordino in tutta Italia

25/05/2009
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Il Messaggero

di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Prima la crescita incontrollata, ora i tagli. Il sistema delle lauree, malato di gigantismo, sarà ridotto del 20 per cento entro il 2010. Con i corsi magistrali avevamo toccato quota 5.879, una cifra da capogiro, che nasconde sprechi e inefficienze. Nelle pieghe ci sono lauree inutili, duplicazioni e soprattutto corsi fantasma con pochi iscritti, molti non rispondenti a reali esigenze del mercato lavorativo. «Non penalizzeremo le materie - ha assicurato più volte il ministro - ma terremo conto del numero degli iscritti, cercando di eliminare le storture e la frammentazione della didattica». Su questa linea si stanno muovendo gli atenei, spinti dalla necessità di meritare i «fondi legati al merito», 500 milioni di euro, pari al 7% del fondo di finanziamento ordinario, che verranno distribuiti alle università in regola con i conti e con un buon sistema di governance. La cura dimagrante delle lauree è inserita in questo contesto. L’iniziativa di ridurre i corsi risale al ministro Mussi e prima ancora al ministro Moratti. Per motivi diversi, in entrambi i casi, svanì in una bolla di sapone. Ora il ministro Mariastella Gelmini, avendo legato i soldi al merito, ha buone probabilità di farcela. Ma vediamo, regione per regione, la panoramica dei tagli.
A Trento due corsi tagliati, Scienze storiche a Lettere e Fisica e tecnologie biomediche a Scienze. È stato disattivato anche il corso biennale di specializzazione a Giurisprudenza, sostituito da un corso unico quinquennale. In Lombardia nessuno stravolgimento nei principali atenei, salvo che alla Cattolica: i corsi soppressi sono 11, da Viticoltura ed enologia a Teorie e tecniche della comunicazione multimediale. A Pavia l'euroateneo ha ridotto i corsi di circa il 10%. In Piemonte resta sostanzialmente invariata l’offerta del Politecnico, mentre l'università di Torino ha deciso di far scendere dagli attuali 191 a 177 i corsi (a subire i tagli maggiori sono Scienze che passa da 37 a 27 corsi e Agraria, da 13 a 8). Quanto alla Liguria la razionalizzazione ha già portato un taglio del 10%. Il Friuli ha risposto all'appello spazzando via 14 corsi a Trieste e programmandone tra il 10 e il 13% in meno a Udine. La Toscana ha previsto interventi consistenti: 34 corsi in meno a Siena, 24 a Pisa e 13 a Firenze (dove si prevede una riduzione del 30%). Il caso Sapienza è tra i più clamorosi: 46 corsi eliminati, il 12,3% rispetto ai 373 esistenti. A Tor Vergata, a lettere, saranno invece accorpati circa otto corsi, e uno o due saranno quelli tagliati a Roma Tre. Anche in Puglia il ventaglio dell'offerta si è ristretto. A Bari i corsi sono passati da 159 del 2006-2007 a 131 del 2009-2010, a Lecce ne sono stati accorpati una decina. A Palermo le indicazioni di viale Trastevere si sono tradotte in un taglio ai corsi di laurea del 21,20%, prevedendo un tetto minimo di iscritti per avviare le lezioni, complessivamente i corsi di laurea erano 184, oggi si riducono a 145. Infine, l'ateneo di Messina ha deciso di sacrificare la facoltà di scienze statistiche: aveva in tutto solo 33 iscritti per tutti i corsi di laurea.
In molti casi si è trattato di tagli veri e propri, in altri di accorpamenti, così al Plitecnico delle Marche i corsi sono stati compattati, con il risultato di una decina di corsi in meno nelle cinque facoltà, a Camerino sono stati invece soppressi 12 corsi e uno a Macerata. L'università di Bologna eliminerà due corsi nel prossimo anno accademico: il primo è quello per operatore giuridico informatico che aveva solo 36 immatricolati, il secondo quello in archivistica (13 iscritti). Nell'ateneo Federico II di Napoli è stato soppresso un corso nella facoltà di scienze politiche e quattro sono in via di trasformazione mentre l'università del Sannio rinuncia a scienze ambientali.
Ma non tutte le università hanno rivisto l’organizzazion e della didattica: nelle università calabresi tutto resta più o meno come è (alla Mediterranea di Reggio si conteranno 25 corsi invece di 27 con una razionalizzazione che ha riguardato due specialistiche della sede decentrata in Lamezia Terme). Situazione immutata negli atenei veneti (soltanto a Padova scompare la laurea magistrale in musicologia), e a Bolzano (che già risponde ai requisiti minimi richiesti dal ministero) e nell'università della Valle d'Aosta dove sono previsti piccolissimi cambiamenti. Tutto fermo, per ora, anche in Sardegna


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