Messaggero-Una ricerca di Unla e Ucsa rivela il basso livello di istruzione dei residenti nella Capitale, una realtà in linea con quella nazionale
Una ricerca di Unla e Ucsa rivela il basso livello di istruzione dei residenti nella Capitale, una realtà in linea con quella nazionale Un romano su due a rischio analfabetismo Secondo un...
Una ricerca di Unla e Ucsa rivela il basso livello di istruzione dei residenti nella Capitale, una realtà in linea con quella nazionale
Un romano su due a rischio analfabetismo
Secondo uno studio l'11,8% è senza titoli di studio: 716 mila non hanno finito la scuola dell'obbligo
di LUIGI PASQUINELLI
Un romano su due tentenna sul crinale dell'istruzione, in bilico tra il versante illuminato della conoscenza e il tenebroso abisso dell'ignoranza. Impennate concettuali, voli pindarici e abissi semantici si fondono nelle menti dei discendenti di Romolo come olio nell'acqua. Di tali scogli sono, per essi, disseminate le vie della lettura: ostiche e ostili anche se non percorrono gli impervi passaggi della critica trascendentale o dell'ermeneutica (erme che?) ma i ben più abbordabili circuiti del ragionamento giornalistico. Il parla come magni , nella capitale d'Italia, diventa invito quasi d'obbligo per rendere agibile la comunicazione. Il 52,9 per cento dei concittadini viaggia ai confini dell'analfabetismo: l'11,8 non ha titoli di studio, il 16 è titolare di licenza elementare, il 25,1 ha finito le scuole dell'obbligo. In cifre assolute si tratta di 1.363.198 persone. E' stato dimostrato da studi internazionali che il sapere è materia a conservazione piuttosto lunga ma non perenne, dopo cinque anni le nozioni scadono, l'erudizione svanisce, i ragionamenti si arrugginiscono, come la prestanza fisica di un atleta costretto sulla sedia a rotelle. Gli istruiti di oggi, se non coltivano il loro patrimonio di acquisizioni, diventeranno gli ignoranti di domani.
Lo studio su 2.580.000 romani, elaborato da Unla (Unione nazionale per la lotta all'analfabetismo) e Ucsa (Università di Castel Sant'Angelo) basandosi sui dati messi a disposizione dal Campidoglio, fa parte di una ricerca più ampia, Volar senz'ali , che ha evidenziato analoghe carenze culturali a livello nazionale. Il professor Saverio Avveduto, presidente dell'Unla, sottolinea: "Un milione e 363 mila romani non sono in grado di leggere e riassumere un breve documento di tipo giornalistico. Inoltre, 716.550 romani (con nessuna preparazione o solo con quella elementare) si pongono al di fuori del dettato costituzionale che prevede per tutti otto anni di scuola dell'obbligo. Prescrizione rispettata solo da una fetta minore corrispondente a 646.648 concittadini". Il restante 47,1 per cento di romani, cioè 1.216.805 persone, ha faticato, chi più chi meno, sui testi: titolari di diplomi professionali (il 2,7 per cento), di maturità (31,2), di diplomi universitari (0,6), di lauree (12,2), di dottorati di ricerca (0,3). Un confronto con Milano vede la Capitale vincere nelle fasce alte dell'istruzione (laureati: 12,2 contro 9,3. Diplomati: 33,9 contro 26,9) e perdere in quelle basse (scuola media: 25,1 contro 32,8. Scuola elementare 16 contro 23,65. Nessun titolo: 11,8 contro 6,45). "Gli evasori della scuola dell'obbligo riflette Natale Finocchiaro, preside dell'Istituto tecnico-commerciale 'Bachelet' e cioè i 716 mila e rotti romani, penso che siano un retaggio del passato destinato a estinguersi. Oggi non è più così facile sottrarsi al dovere, fino a 16 anni, di sedersi al banco. Esistono meccanismi di controllo tra elementari, medie e superiori che funzionano: chi deraglia dal percorso viene individuato e ripreso". Sembra d'accordo l'assessore capitolino alla Scuola, Maria Coscia: "Nel dopoguerra molte persone si fermavano alla licenza elementare. I dati andrebbero rapportati all'età. Francamente mi sembrano esagerati". Ma, come diceva Dante, meglio tenere la guardia alzata perché fatti non fummo per vivere come bruti ma per seguire virtù e conoscenza: soprattutto, avrebbe potuto aggiungere se avesse letto il rapporto dell'Unla, abitando in una città, fulcro dell'impero e sede del pontificato, che trasuda cultura da ogni sampietrino.