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Messaggero: «Tra “alpha test”, lezioni private e prove di memoria verso la lotteria dei questionari»

oltre 150.000 aspiranti alla laurea sono chinati sui libri a cercare di destreggiarsi nella selva folle delle domande di ammissione, quei famosi questionari di sbarramento di cui, a partire dal prossimo 3 settembre per proseguire fino al 9, le facoltà a numero chiuso si servono per selezionare i candidati più meritevoli.

08/08/2009
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Il Messaggero

di STEFANIA SPARACO

ROMA - Sotto l’ombrellone a tracciare x. Tutta colpa della Bocconi che 22 anni fa, nel 1987, introdusse il primo test di selezione per matricole. E dunque, appena passata l’euforia della maturità, già oltre 150.000 aspiranti alla laurea sono chinati sui libri a cercare di destreggiarsi nella selva folle delle domande di ammissione, quei famosi questionari di sbarramento di cui, a partire dal prossimo 3 settembre per proseguire fino al 9, le facoltà a numero chiuso si servono per selezionare i candidati più meritevoli.
«Mi sto preparando ai test per entrare a Psicologia e per l’enorme concorrenza proverò sia alla Sapienza che alla Seconda Università di Napoli - dice Imma, 19 anni, della provincia di Caserta - Credo che studiare alla maniera tradizionale sia la strada più ovvia ed efficace per superare i test di ammissione, che, almeno nel mio caso, sono abbastanza coerenti con il percorso di studi che spero di intraprendere. Certo ho comprato i libri specifici che in più segnalano anche i siti internet dove poter simulare la prova». E se l’agognata facoltà dovesse sfumare causa punteggio troppo basso per accedervi? «Pazienza, vuol dire che mi indirizzerò verso altri tipi di studio. In fondo gli atenei italiani offrono tante proposte interessanti, e perdere anni ad attendere di poter entrare in una determinata facoltà ritengo sia quantomeno controproducente, dati i tempi che corrono». Antonio, coetaneo di Imma e, come lei, diplomato al Liceo Classico, ha deciso di farsi sostenere alla preparazione da un professore: «Il mio obiettivo è entrare a Medicina e, nel mio caso così come in quello di tanti che provengono dagli studi classici, il supporto di un insegnante di matematica si rivela praticamente indispensabile».
In linea di massima dunque, gli aspiranti a facoltà come Scienze della Formazione o Odontoiatria decidono che il metodo classico - libro specifico più professore più quiz on line per esercitarsi in tempo reale con altri studenti - sia quello migliore. I manuali più gettonati sono quelli editi dalle classiche case editrici specializzate in questionari per i concorsi nella pubblica amministrazione o nelle Forze Armate, i famosi Alpha Test, preferiti dal 75% degli studenti. Se il libro ha un costo di poco superiore ai dieci euro, chi sceglie anche il supporto di un docente deve aggiungervi i costi delle singole lezioni, che possono raggiungere anche i 50 euro l’ora. E il business della formazione dilaga ormai da tempo anche per quella che dovrebbe essere una breve parentesi estiva di studio. Ovviamente un’ offerta formativa alternativa deve garantire tipologie di approccio diverse e, in teoria, più efficaci rispetto alle fruttuose o meno ore passate dal professore sotto casa. Da qui la fioritura di tutta una serie di corsi che promettono miracoli perché offrono percorsi alternativi alla classica sgobba: si va dal potenziamento della memoria, un vero e proprio brain fitness, dal costo di circa 1000 euro, che permetterebbe allo studente di immagazzinare una quantità abnorme di nozioni, ai corsi che si basano sulla convinzione fondamentale che alla base di ogni test vi sia un percorso logico che può essere risolto una volta carpita la chiave di lettura. Marco, 24 anni, promotore di corsi per il potenziamento mnemonico, i cui post-it pubblicitari spopolano presso le bacheche degli atenei, assicura: «Prima di divenire venditore, sono stato corsista proprio per l’azienda per la quale lavoro, e posso garantire che dopo appena due settimane ero in grado di memorizzare un intero numero di 20 cifre in soli trenta secondi».
Una conclusione che fa sorridere il professor Elio Adinolfi, docente presso la facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università di Napoli: «Uno studente sveglio è sicuramente un vantaggio per tutti, ma i test di selezione non sono certo finalizzati a definire il grado di furbizia di un candidato. Gli atenei devono garantire alle proprie matricole un’adeguata accoglienza e reali opportunità formative. A tale scopo è necessario adeguare il numero di studenti alle effettive capacità delle strutture didattiche e del corpo docente. Questo aspetto è particolarmente rilevante per i corsi che prevedono attività di tirocinio, come quelli medico-sanitari appunto, o di laboratorio, come quelli scientifici, dove il numero di studenti è strettamente correlato alla qualità della formazione». I test di sbarramento inoltre, precisa il dottor Adinolfi, sono finalizzati anche ad arginare l’abbandono degli studi prima della loro effettiva conclusione, fattore che, ogni anno, priva della possibilità di seguire un determinato corso di laurea almeno il 40% dei candidati. Una condizione che trova perfettamente d’accordo Francesca, 20 anni, da un anno studentessa di Medicina presso la succitata università: «Ho studiato alla vecchia maniera, esercitandomi sui libri e confrontandomi coi miei compagni. Alcuni dei quali hanno seguito corsi specifici, e in parecchi casi non hanno superato l’esame. Quest’anno toccherà a mio fratello, e anche lui sembra essersi incaponito con le metodologie alternative, col risultato che impiega mezz’ora a risolvere un quiz di logica che mi impegna al massimo per cinque minuti. Sarà che noi donne siamo forti del nostro proverbiale intuito».


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