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Messaggero: Terza media, l’esame è con i quiz

Per la prima volta in tutta Italia prove supplementari di italiano e matematica

15/05/2009
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Il Messaggero

di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Cambia l’esame di terza media. Alle prove di routine si aggiunge un “quizzone”, una prova nazionale uguale per tutti, con un test a risposte chiuse. Riguarderà l’italiano e la matematica. L’obiettivo è quello di valutare con criteri scientifici le capacità logiche e i livelli di comprensione della lingua. In modo da stabilire quale sia l’effettivo standard di preparazione dei nostri alunni da Milano a Palermo. Lo chiede l’Europa, lo chiede l’Ocse, per il raggiungimento di obiettivi comuni. «Il punteggio ottenuto con i test - fa sapere il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini - concorrerà al voto finale. Ciascun candidato riceverà un plico prestampato, che conterrà le domande». La prova sarà strutturata dall’Invalsi, l’Istituto nazionale di valutazione, e si svolgerà il 18 giugno in tutta Italia (la data è stata stabilita dal ministero, il calendario delle altre prove, invece, grazie all’autonomia potrà essere deciso dai singoli istituti). Eravamo l’unico Paese a non avere un test nazionale misurabile. In passato un tentativo lo avevano fatto Berlinguer e altri ministri, con la terza prova della maturità. Ma una serie di veti incrociati fece naufragare il progetto e il quiz dei maturandi, lasciato alle singole commissioni, perse il valore che avrebbe dovuto avere.
Ora la scuola italiana sa di non avere più chance: o riguadagna terreno o resta in fondo alle classifiche internazionali. Per questo il Consiglio dei ministri, su proposta della Gelmini, ha varato una serie di provvedimenti «per riportare il merito tra i banchi». A giugno toccherà ai ragazzini che escono dal triennio dimostrare quello che hanno imparato. Tuttavia per loro si profila un percorso a ostacoli. Gli esami saranno più rigorosi e sarà più difficile conquistare una votazione alta. In compenso il voto, abbandonati gli stereotipi dei giudizi, potrebbe riacquistare maggiore credibilità.
Viale Trastevere ha reintrodotto la valutazione in decimi. Non ci sono più “insufficiente”, “discreto”, “buono” e “ottimo”. Proprio sull’ottimo si combatte la guerra di chi vorrebbe toccare le vette dell’eccellenza. Prima bastava essere tra i migliori per strappare ottimo, ora, con i numeri, c’è un più ampio scaglionamento. Insomma, la parola ottimo si scomporrà in numeri che possono andare dall’8 al 10, con la coloritura dei più e dei meno, rendendo più difficile la scalata verso il punteggio massimo. In ogni caso, gli alunni che otterranno 10 decimi potranno anche ricevere la lode. A ripristinare i voti numerici è stata la legge 169 dello scorso 30 ottobre, che oltre ai voti ha stabilito anche che per essere ammessi all'esame occorre riportare una votazione non inferiore a sei decimi in ogni disciplina, condotta compresa.
Ma quanti sono i candidati? 500 mila delle statali, più 100 mila delle paritarie. La nuova formula d’esame prevede che, oltre ai tradizionali «scritti» di italiano, matematica, e lingue straniere (decisi dalle singole scuole), i 600 mila studenti che si presenteranno al primo importante appuntamento del loro percorso scolastico debbano sostenere anche la prova Invalsi. Prova che riveste grande rilievo, vediamo perché. Dopo una lunga sperimentazione (durata anni) fatta su classi-campione, gli alunni che completano il ciclo delle medie dovranno affrontare un test nazionale, strutturato con criteri scientifici permetterà di dare una valutazione oggettiva dei livelli di apprendimento in italiano e matematica. Però c’è un punto debole: i test non saranno corretti dall’Invalsi. Saranno le singole commissioni (composte dai docenti di classe) a correggere e a dare il voto. «Vero - commenta il ministero - ma gli insegnanti seguiranno le direttive dell’Invalsi e per garantire la regolarità dell’operazione in ogni scuola ci sarà un referente dell’Istituto di valutazione».
I professori della commissione, per arrivare al voto finale, dovranno calcolare la media aritmetica di sette-otto prove: il giudizio di ammissione (espresso in decimi), tre-quattro prove scritte tradizionali, le due prove scritte Invalsi e il colloquio. Con questa modalità di calcolo sarà arduo ottenere il punteggio massimo (10 e lode), perché occorrerebbe meritare 10 in tutte le prove. Il voto ottenuto nei quiz, poi, avrà un peso reale nella formulazione del giudizio finale, peserà per il 10 per cento. Fino all’anno scorso, invece, nelle scuole-pilota tutto era affidato alla discrezionalità degli insegnanti.
Ma qual è il clima nelle scuole? Il nuovo esame, in mancanza del regolamento attuativo ancora bloccato alla Corte dei Conti, crea incertezze. «Anche perché - spiega Anna Rita Bruni, preside dell’Istituto comprensivo di via Castelseprio a Roma - ci viene chiesta una valutazione parallela sulle abilità e sulle competenze trasversali in più discipline. Come dare voti numerici alle abilità? Non avendo indicazioni ci stiamo organizzando a livello di “rete” territoriale con decisioni unanimi di diverse scuole».


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