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Messaggero: Studenti e precari in piazza. Gelmini: «Slogan vecchi»

Cortei contro tagli e riforme. Il ministro: protesta chi non vuol cambiare

09/10/2010
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - «Voi siete l’incubo e noi la sveglia». È ripartita da qui, da questo slogan stampato su uno striscione srotolato di mattina all’alba davanti al ministero dell’Istruzione, la protesta dell’Onda studentesca. In 300mila (secondo gli organizzatori) hanno sfilato ieri da Nord a Sud, in novanta distinti cortei, per dire “no” alle riforme Gelmini e chiedere «una scuola e una università di qualità, con un occhio di riguardo per l’edilizia, visto che oggi gli istituti cadono a pezzi». Non vogliono «i tagli», non vogliono «classi fatiscenti e affollate», pretendono «una nuova didattica meno rigida e più sperimentale». Gli studenti contestano, ma fanno anche proposte e per supportare le loro posizioni stavolta si sono portati in piazza gli insegnanti, precari e non, i sindacati, i genitori, i ricercatori. «Ed è solo l’inizio di un autunno caldo», hanno annunciato le sigle (Unione degli studenti, Link Coordinamento universitario, Rete degli studenti medi, Federazione degli studenti) che ieri hanno animato le manifestazioni andate in scena in tutta Italia. Il corteo romano (secondo gli organizzatori c’erano 30mila persone) ha raggiunto attorno a mezzogiorno il ministero mandando in tilt la circolazione nella zona circostante. Decine di ragazzi hanno affollato la scalinata che porta all’ingresso del dicastero con i volti coperti da maschere bianche «perché per il ministro- spiegano- siamo solo numeri e non persone, per lo Stato non abbiamo una identità, non contiamo niente». Altri giovani, invece, hanno indossato caschetti gialli da lavoro «per proteggersi dalle macerie della scuola che cade a pezzi ma nessuno fa niente». Qualcuno si è portato dietro da casa straccio, scopa e secchio «perché ormai a scuola tagliano anche le pulizie». In tanti hanno preso il microfono per raccontare la loro preoccupazione «per una riforma che anche negli istituti tecnici, che devono servire per trovare lavoro, taglia le ore pratiche e le lingue». «La scuola pubblica è un bene comune»: hanno scritto a chiare lettere i manifestanti romani nello striscione principale del corteo. A Milano la giornata è stata più complicata: durante le proteste un funzionario di polizia è stato colpito ad un occhio con uno spray urticante durante una carica di alleggerimento all’università Statale. Mentre di fronte al provveditorato sono stati lanciati uova e petardi anche contro una sagoma di cartone del ministro Mariastella Gelmini in tuta mimetica portata in piazza per dire no ad alcuni «corsi paramilitari nelle scuole lombarde». Pure a Firenze ci sono stati tafferugli e, alla fine, sono partite una decina di denunce nei confronti di studenti ritenuti responsabili di diversi reati fra cui manifestazione non preavvisata, interruzione di pubblico servizio, danneggiamento aggravato, rissa. Tensioni anche a Torino tra fumogeni e proteste.
Qualcuno ha ribattezzato la giornata di ieri “No Gelmini day”, qualcun altro ha scritto sui cartelli portati in corteo che ormai l’Onda è pronta a diventare Tsunami. Tutti promettono un autunno di proteste contro il ministro che ieri è stata al centro di tutti gli slogan della contestazione e protagonista di una revisione della canzone “Bella Ciao” trasformata per l’occasione in “Stella Ciao” che «la nostra scuola hai ammazzato con il Tremonti distruttor». Ma secondo Gelmini ieri in corteo si sono sentiti solo «vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo, di chi è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento e crede di usare la scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra». Secondo il ministro, invece, «bisogna avere il coraggio di cambiare. E’ indispensabile proseguire sulla strada delle riforme: dobbiamo puntare a una scuola di qualità, più legata al mondo del lavoro e più internazionale». Ma gli studenti ribattono: «Altro che difesa dello status quo, è lei che crea disastri». Il Pd ha invitato il ministro a non criticare gli studenti e ad ascoltarli e si è scagliato contro il Tg 1 delle 13 che «è riuscito nell’ennesimo capolavoro di mistificazione della realtà- accusa la responsabile Scuola, Francesca Puglisi-. Alle centinaia di migliaia di studenti scesi in piazza in tutta Italia ha affiancato uno sparuto gruppetto di non meglio identificati supporter della riforma dell’università che invitava il ministro ad andare avanti. Un ardito esercizio di par condicio smentito dalle immagini che mostravano l’esiguità dei manifestanti a favore»’. Ieri hanno scioperato anche i docenti della Flc Cgil per la prima ora. Secondo il sindacato a Roma in alcune scuole hanno aderito il 90% dei professori. Il Miur parla di un 5,5% a livello nazionale


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