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Messaggero-Scuola media, è scontro sul 'taglio' dell'inglese

Incontro con i rappresentanti dei professori/ Il ministro: sono disposta a ridiscutere alcuni punti. Si dividono Confederali e autonomi Scuola media, è scontro sul 'taglio' dell'inglese ...

21/02/2004
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Il Messaggero

Incontro con i rappresentanti dei professori/ Il ministro: sono disposta a ridiscutere alcuni punti. Si dividono Confederali e autonomi
Scuola media, è scontro sul 'taglio' dell'inglese
La Moratti: meno ore di studio, ma è facoltativo. I sindacati: "No al supermarket"
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - E' guerra sugli orari e sull'opzionalità delle scelte. Dal prossimo anno il tempo scuola sarà flessibile e le famiglie potranno scegliere tra diversi moduli orari. "Ma gli istituti brancolano nel buio e non sanno ancora come formulare le offerte", la denuncia è dei sindacati Confederali, che ricevono proteste dalla base. "I presidi - aggiungono - hanno fatto le iscrizioni per il 2004-2005 con la nuova normativa, perché il decreto non era ancora stato varato. Ora il decreto c'è, però manca la circolare applicativa del ministro". Per i sindacati non si tratta di aspetti solo formali. Gli orari flessibili sono una rivoluzione che non ha precedenti, con ricadute sul monte ore delle singole discipline. "La cosa più bizzarra - sostiene Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola - è che calano proprio le materie tanto care al governo. A cominciare dall'inglese. Perché alle medie, nell'ipotesi che le famiglie scelgano le 27 ore, sparirebbe un'ora settimanale di lingua. Non solo. Dal calcolo che abbiamo fatto al sindacato, il calo toccherebbe anche l'italiano, la storia e la geografia, con una diminuzione di due ore settimanali. Altre due ore le perderebbe l'educazione tecnica".
E' chiaro che quella di scegliere le 27 ore settimanali, anziché le 33, non è un obbligo, ma solo una possibilità. "Già, ma la scuola non è un supermarket - sottolinea Di Menna - Non crediamo che sia questa la libertà. Non si può dire alle famiglie: guardate che i vostri figli possono fare meno ore . Diciamo la verità, lo Stato, con la riduzione del tempo scuola, di fatto abbassa i livelli dell'istruzione. Ed è inaccettabile". Ma in che modo saranno articolati i nuovi orari? Per la materna si andrà da un minimo di 24 a un massimo di 50 ore settimanali, per la elementare da 27 ore obbligatorie a un massimo di 30, e per la media da 27 a 33. Con un ventaglio di modelli orari, su cui le scuole non hanno ancora le idee chiare.
Molto criticata anche la scelta di reintrodurre l'economia domestica. "Nelle bozze allegate al decreto - aggiungono i sindacati - sono contenuti anche i nuovi programmi. Ed è previsto il grande ritorno del ricamo e del cucito per le bambine delle medie. Quali motivazioni pedagogiche abbiano spinto a questo è veramente un mistero".
La riforma, dopo l'avvio sperimentale, dal prossimo anno scolastico entrerà nel vivo. I nodi da sciogliere sono molti. E per questo ieri in viale Trastevere c'è stato un faccia a faccia tra i sindacati e il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti. Il ministro ha dalla sua parte l'approvazione del decreto da parte del Parlamento. Il parere delle Camere, anche se ha solo valore consultivo, è stato positivo. E questo ha un peso politico. Comunque, la Moratti ieri si è detta disponibile a riconsiderare alcuni punti, prima dell'invio della circolare alle scuole. I sindacati, intanto, mantengono lo stato di agitazione e non arretrano di un passo. Cgil, Cisl, Uil attaccano le scelte della Moratti. "La legge di riforma non ha copertura finanziaria", dicono. Poi criticano la politica sugli organici: "Riducendo il tempo scuola - sostengono in coro - si perdono posti di lavoro e si rinuncia a fare una scuola di qualità, esattamente il contrario di quello che il ministro aveva promesso". Anche un'altra questione irrita i sindacati: "L'organizzazione del lavoro e degli orari non può essere materia di riforma, ma di contrattazione in sede di rinnovo contrattuale". Sul primo decreto di attuazione della riforma, invece, dopo l'incontro con la Moratti Snals e Gilda sono apparsi più possibilisti.
Fortemente critici i partiti della sinistra: "Non va l'intero impianto della legge - afferma Chiara Acciarini, senatrice dei Ds - Per la scuola italiana è un salto indietro. Tutto si risolve a dichiarazioni propagandistiche, la verità è che per questa riforma non c'è una lira". Sul piede di guerra anche il Movimento dei genitori, che si è autorganizzato in difesa del tempo pieno. E che, anche ieri, ha organizzato una protesta a Milano. Ma le iniziative di mobilitazione sono molto articolate e sul territorio è nata anche la Rete, un insieme di sigle associative con lo scopo di contrastare la riforma.


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