Messaggero-Scuola, centomila in piazza contro il decreto
Manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil: "E a marzo sciopero generale". Domani con Cobas e Unicobas altre due proteste Scuola, centomila in piazza contro il decreto Prof in corteo a...
Manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil: "E a marzo sciopero generale". Domani con Cobas e Unicobas altre due proteste
Scuola, centomila in piazza contro il decreto
Prof in corteo a Roma: "No alla riforma Moratti". Il governo difende il ministro: "Solo falsità"
di ANNA MARIA SERSALE
ROMA - In centomila hanno detto "no" alla riforma della Moratti, ma il governo fa quadrato intorno al ministro. Il nubifragio di ieri non ha spento la rabbia degli insegnanti, venuti da tutta Italia per manifestare contro la scuola delle "disuguaglianze", in "difesa dell'istruzione pubblica". E ora si corre verso lo sciopero generale. E' previsto entro marzo. "Le scuole chiuderanno", avverte Enrico Panini, Cgil. Il sindacato è pronto a giocare tutte le sue carte per esprimere il dissenso nei confronti del ministro. Lo hanno detto in piazza i vertici di Cgil, Cisl e Uil. "La protesta si allarga", sostiene Guglielmo Epifani, numero uno della Cgil, che ha sfilato in corteo. E Savino Pezzotta, suo omologo della Cisl: "Sono qui contro una legge che non condivido".
"L'assenza di investimenti, la riduzione del tempo-scuola, e quindi i tagli delle cattedre, il ritorno alle differenze sociali degli anni Cinquanta-Sessanta, l'avviamento precoce al lavoro e le logiche privatistiche, che smantellano la concezione del 'pubblico' a vantaggio del privato", sono alcuni dei punti di scontro, su cui verte la protesta.
Su un versante è arroccata la maggioranza, con una legge approvata dal Parlamento e un decreto attuativo, accusato di "illegittimità" e su cui pende già un ricorso al Tar. Sull'altro fronte sindacati e opposizione, decisi a rimettere in discussione l'intera riforma morattiana "passata con il voto blindato delle Camere". E mentre i prof sfilano nel centro di Roma dai partiti del centrodestra partono bordate. "E' una campagna fondata sulle menzogne", afferma Forza Italia, che ha organizzato una contro-manifestazione. E An: "L'Ulivo difende - sostiene il senatore Giuseppe Valditara - un modello di scuola vecchio, fallimentare, che ci allontana dall'Europa". Da viale Trastevere si fa sentire solo Valentina Aprea, sottosegretario con delega alla scuola: "La sinistra ancora una volta urlerà le sue menzogne, ma non ci fermeremo". Replicano i Ds: "E' il governo che ha costruito un castello di bugie. La manifestazione di oggi (ieri, ndr) - sottolinea Alba Sasso, deputata alla Camera - è la risposta alle falsità con cui la maggioranza, che parla di finanziamenti, assunzioni e di una scuola più ricca e moderna, copre i fatti". "Sul tempo pieno non basta garantire le ore - dichiara Maria Coscia, Ds, assessore capitolino alla scuola, anche lei in mezzo ai manifestanti -. L'offerta pedagogica non può essere svilita. Quanto ai fondi i Comuni fanno salti mortali. A Roma abbiamo scelto di non abbassare la spesa sociale, ma dobbiamo tagliare da altre parti". E i Verdi: "La riforma va immediatamente bloccata". Enrico Boselli, Sdi, invece, pone l'accento sui "mancati investimenti". Poi aggiunge. "Il governo sta minando le fondamenta della scuola pubblica".
Non è finita. Domani ci saranno altre due manifestazioni. Una dei Cobas, l'altra degli Unicobas. I primi andranno da piazza della Repubblica a piazza Navona, i secondi dal ministero dell'Istruzione, viale Trastevere, a Palazzo Chigi. Striscioni, fischietti, cartelli, palloncini colorati. Ieri c'era un grande sventolìo di bandiere, nelle mani anche di prof cinquantenni. E tante maschere bianche sul volto: "Perché la scuola è senza progetto", spiega una che viene da Pordenone. "Siamo uniti per difendere la scuola", avverte Ubaldo Radicioni, uno che nella Cgil ha fatto i capelli bianchi. Nel corteo c'erano anche i genitori. Pochissimi i figli al seguito. "In classe con gioia, ma... senza Letizia", aveva scritto una maestra elementare di Caserta, Marta Serangeli. Ce l'ha con il "maestro tutor, che cancellerà la compresenza di più insegnanti e azzererà 58.000 posti di lavoro in un colpo solo". Dal sindaco di Roma Veltroni un messaggio di solidarietà: "Occorre difendere la qualità dell'istruzione".
Il corteo si è concluso a piazza del Popolo. Sotto il palco si era guadagnato uno spazio un manipolo di 'Itp', una sigla sconosciuta ai più, che sta a significare 'insegnanti tecnico-pratici'. "Siamo 60.000 in tutta Italia - raccontano Carmela De Vita e Giovanni Rinaldi, venuti da Napoli - Lavoriamo nel laboratori e ci vogliono cacciare. Quelli di ruolo andranno in mobilità. Noi, che siamo precari anche se lavoriamo su posti vacanti, finiremo per strada". Zuppa fin nelle ossa Assunta Zamboni, 35 anni di insegnamento sulle spalle, specializzata nel sostegno, non si tiene: "Avevo due ragazzi, con insufficienze mentali e tetraparesi, quest'anno ne ho quattro. Hanno tagliato le ore e raddoppiato gli alunni!".
Dal palco Massimo Di Menna, Uil, accusa il governo di voler trasformare la scuola "in un supermercato", con le famiglie costrette a "scegliere" tra "orari flessibili" e "materie opzionali", con il risultato di "tagliare ore di italiano e di inglese". "E l'informatica? Ve le ricordate le tre 'i' berlusconiane? - si accalora Lalla Desiderato, maestra del 22mo Circolo didattico di Bari, il San Girolamo - Lavoro da trent'anni in una zona a rischio sociale, bene, per l'informatica ci sono soltanto due-tre computer sfasciati con centinaia di bambini che ne dovrebbero usufruire. E' questa la scuola riformata?".