Messaggero-Scuola, braccio di ferro sui conti in rosso
Era quello che chiedevamo". Rinviato anche il ritorno del maestro unico Scuola, braccio di ferro sui conti in rosso Ultimatum di Tremonti alla Moratti: per il via libera a riforme e assunzioni va ri...
Era quello che chiedevamo". Rinviato anche il ritorno del maestro unico
Scuola, braccio di ferro sui conti in rosso
Ultimatum di Tremonti alla Moratti: per il via libera a riforme e assunzioni va risanato il 'buco'
di ANNA MARIA SERSALE
ROMA - La Moratti è delusa e incalzata dai conti in rosso del suo dicastero. Il ministro dell'Istruzione non potrà anticipare la riforma e dovrà dimostrare a Tremonti di avere "sotto controllo la spesa sulla scuola". "Già, perché la scoperta di una serie di conti "sballati" - afferma Daniela Colturani, segretario nazionale della Cisl scuola - ha messo in allarme Tremonti e il Consiglio dei ministri, che ora chiedono alla Moratti di razionalizzare la gestione economica e di individuare gli sprechi". Gira voce che Tremonti abbia detto alla Moratti che non avrà una lira per le riforme se non risanerà il bilancio. "Dovrai provare di avere sotto controllo il governo economico della scuola", ha detto Tremonti alla collega di viale Trastevere. Il braccio di ferro, tra i due, dura da alcuni mesi.
Il segnale inequivocabile delle difficoltà economiche della scuola è venuto quando in un comunicato ufficiale di Palazzo Chigi (riferito all'assestamento di bilancio per il 2002) era scritto che la maggiore spesa dello Stato, corrispondente a 1,3 miliardi di euro, era addebitata all'aumento dei costi dell'istruzione. Le cifre, così raccontano nel Palazzo, avrebbero fatto impallidire anche il premier Berlusconi. Se al calcolo si aggiunge il 2001, che ha avuto una gestione mista perché era a cavallo di due legislature, si arriva, ma non ci sono conferme ufficiali, ad un "buco" nella scuola di 4,5 miliardi di euro, a causa della spesa lievitata ben oltre le previsioni concordate con il Tesoro. Ed è sulle previsioni che Tremonti insiste: "Non possono essere "sforate"".
Per la Moratti una vera spina nel fianco. Tra l'altro sotto i veti di Tremonti è caduto anche il piano di assunzioni. Gli 80 mila posti vacanti del prossimo anno sono stati coperti solamente con i precari. Le nomine in ruolo sono saltate. "Il risultato? Da settembre si torna al deprecabile carosello degli insegnanti - sostiene Enrico Panini, Cgil - Significa che le classi vivranno nell'incertezza e la continuità didattica verrà totalmente ignorata". Una bella spina nel fianco, quella dei conti in rosso. Ma i sindacati avvertono: "No ai tagli selvaggi. Handicap, disagi, istituti in piccole realtà territoriali, non possono essere ricondotti ai criteri standard che possono valere nelle grandi città".
Se la Moratti è delusa, le scuole tirano un respiro di sollievo. Il Consiglio dei ministri per evitare il "caos" alla ripresa delle lezioni venerdì sera ha detto "no" al decreto con cui il ministro dell'Istruzione voleva anticipare parti sostanziali della riforma all'esame del Parlamento. Erano due i punti cruciali: l'anticipo dell'età scolare e l'azzeramento del team con il ritorno al maestro unico.
A settembre, dunque, la scuola riparte com'era. Alle materne i bambini entreranno non prima dei 3 anni di età e alle elementari non prima dei 6. Farà eccezione solo un campione limitato di scuole, che Letizia Moratti dovrà concordare con la Presidenza del Consiglio. Non sarà una sperimentazione a tappeto, ma un "test" per valutare gli effetti dell'inserimento anticipato nella materna e nella elementare. Palazzo Chigi è stato chiaro: "Non ci sono soldi da destinare a sperimentazioni nazionali". E ancora: "Non è possibile avviare la riforma senza il consenso del Parlamento". "Le famiglie - afferma Massimo Di Menna, Uil - sono sempre più disorientate, ma la sperimentazione non era praticabile. Impossibile passare dal progetto all'attuazione nel giro di un mese, sarebbe stato un pasticcio". "Una decisione di buon senso - incalza Colturani, Cisl - Il test limitato, sia numericamente che geograficamente, permetterà una migliore valutazione degli esiti". Enrico Panini della Cgil è ancora molto critico: "Neppure ora c'è chiarezza sul modo di procedere. Come verranno scelte le scuole che ad agosto sono tutte chiuse?".
Anche i maestri potranno stare tranquilli. Per il momento salta il progetto di azzerare i moduli della elementare: il ritorno del maestro unico (ma la dizione usata dal ministero è del "maestro prevalente", ndr) dovrà attendere le decisioni del Parlamento. La Moratti aveva sperato di cambiare la scuola a partire dal prossimo anno scolastico, ma per la difficoltà di trovare accordi il disegno di legge non è andato molto avanti. Prima della chiusura per ferie di Palazzo Madama sono stati approvati in Commissione solo i primi tre articoli. Per questo il ministro ha cercato di dare una sterzata alla riforma ricorrendo al decreto. Ma ora tutto torna nelle sedi istituzionali. Sarà il Parlamento a decidere in che modo e quando cambiare la scuola.