Messaggero: Presidi e professori ora devono misurarsi con l’aggressività delle famiglie (e degli alunni).
intervista al ministro Bindi
di ANNA MARIA SERSALE
ROMA - Presidi e professori ora devono misurarsi con l’aggressività delle famiglie (e degli alunni). Sempre più spesso sono bersagli, vittime della cultura della violenza. La perdita di ruolo li ha progressivamente relegati in fondo alla classifica sociale, li ha resi vulnerabili, esposti ai ricorsi, alle minacce, alle offese, fisiche e verbali. Quella pagella, che a Bari ha scatenato l’ira dei genitori che hanno picchiato il preside, qualche anno fa sarebbe stata usata per dare una tirata di orecchie al figlio poco studioso. Altrimenti sarebbe stata usata - con modi civili - per chiedere conto di una presunta ingiustizia. Ieri, invece, quella pagella è stata sventolata nei corridoi della scuola tra botte e insulti, contro il preside in trincea da 22 anni.
Ministro Bindi, titolare del dicastero della Famiglia, siamo di fronte a una emergenza?
«Purtroppo sì, c’è una cultura della violenza che preoccupa. Sono calpestate regole fondamentali della convivenza. Non è sempre l’ambiente degradato la causa di questi fenomeni, ci sono modelli negativi veicolati anche dai media che provocano guasti. Lo abbiamo visto anche con il bullismo, è così. La verità è che molti genitori hanno smesso di educare, hanno rinunciato ad una loro funzione primaria. Hanno perduto autorevolezza».
C’è una crisi dei ruoli tra genitori e figli?
«E’ nata una sorta di alleanza, di complicità, uno stravolgimento dei rapporti, sviluppati più sul piano amicale che su quello tra generazioni. Significa che i genitori hanno rinunciato a educare. Non conosco direttamente il caso di Bari e non dò giudizi sui singoli episodi, ma certo c’è un malessere anche negli adulti, un malessere che poi si trasferisce nei giovani».
Possibile che una cattiva pagella spinga a infrangere regole fondamentali della convivenza?
«La violenza è sempre da combattere. In ogni caso il rapporto educativo esige dei “no” e dei “sì”, che vanno detti quando è necessario. C’è una comunità adulta che fa sempre più fatica a trasmettere valori. Fondamentale è il dialogo. Dietro le cattive pagelle c’è anche una responsabilità della scuola, i brutti voti sono spia di qualche cosa che non funziona. Va affrontato anche un altro problema. Occorre ricostituire il rapporto tra scuola e famiglia, poiché i canali della comunicazione si sono ostruiti. Siamo passati dagli organi collegiali al nulla, per questo stiamo lavorando con il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni. Ci deve essere una vera collaborazione tra la scuola e la famiglia, come comunità educante».
Ci sono stati altri tre episodi di violenza. Una quattordicenne picchiata a scuola dalle compagne “bulle”, un tentativo di violenza carnale ad opera di tre ragazzini e un professore aggredito vicino a Bologna. Che cosa può fare la nuova politica per la famiglia?
«Contro questi episodi la condanna è durissima. Sulla famiglia stiamo lavorando, a maggio ci sarà la prima Conferenza nazionale, la famiglia è la priorità di questo governo. E ci confronteremo anche su questi temi. Il nostro approccio sarà il sostegno e la formazione degli adulti. La famiglia non può essere ritenuta autosufficiente in tutto, i genitori faticano a crescere i propri figli. E poi troppi atti di violenza rivelano la necessità di intervenire. Per questo nasceranno i ”Centri per la famiglia” con la riforma dei consultori, in un mondo così cambiato saranno un punto di riferimento anche per i giovani e per il disagio. Ci sarà una rete di servizi che non faccia sentire i genitori soli»..
Poi?
«La società dovrebbe organizzarsi per consentire ai genitori di passare più tempo con i figli. Ecco perché ci sarà una nuova legge sui congedi parentali, per conciliare i tempi della vita e del lavoro, per renderli più flessibili, migliorare le norme in vigore, e favorire l’accesso ai congedi anche da parte dei padri».
Il disagio è anche conseguenza della violenza e del conflitto all’interno del nucleo familiare
«Certamente, per questo in Parlamento è stata presentata la nuova legge sulla violenza in famiglia. Non ci saranno soltanto le sanzioni, si prevederà anche la prevenzione, il recupero e la riabilitazione del nucleo, non solo della coppia. Inoltre, è previsto il sostegno all’associazionismo e alle iniziative che vengono dalle famiglie stesse». |