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Messaggero: Nuova scuola al via tra le proteste

Gelmini: i prof raccolgano la sfida

14/09/2010
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - Il governo ha predisposto la riforma delle superiori, ma ora sta ai docenti «raccogliere la sfida di applicarla e di collaborare per rendere la scuola un’istituzione d’eccellenza e per restituire a questa realtà la giusta considerazione ed il giusto valore». Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ieri ha deciso di inaugurare il nuovo anno scolastico al Policlinico Gemelli di Roma, il primo ad avere attivato, negli anni Settanta, le classi in ospedale. Mentre fuori impazzavano polemiche, proteste e flash mob (iniziative lampo) il ministro ha inviato i suoi auguri per un «buon inizio» al mondo scolastico da una sala del nosocomio romano e da qui si è rivolta soprattutto agli insegnanti chiedendogli sostanzialmente di collaborare all’applicazione delle nuove norme. Il ministro ha poi garantito che l’anno parte in modo «regolare», sono state fatte, assicura, «tutte le assunzioni» e «assegnate le supplenze». Mentre sui precari non si ripete, «quel che avevo da dire l’ho detto», è la sua sintesi. «Li assorbiremo in 7-8 anni - ha aggiunto - ma lasceremo delle finestre per inserire i giovani eccellenti che si laureeranno e abiliteranno all’insegnamento con i nuovi percorsi». Le proteste? «Mai visto un anno cominciare senza - ha tagliato corto il ministro - ma quest’anno vogliamo mettere al centro gli interessi degli studenti e non gli interessi corporativi». Anche per questo la scelta di un ospedale per avviare l’anno. In Italia sono 195 le sezioni presenti in strutture che ospitano bambini malati, oltre 700 i docenti coinvolti, presenti soprattutto nel Lazio e in Lombardia. Solo nell’ultimo anno oltre 78mila bambini hanno potuto continuare a studiare, nonostante fossero chiusi fra le quattro pareti di una stanza ospedaliera. Fra questi anche Angelo, 11 anni, giovanissimo paziente leucemico di origini cinesi, che ha ricevuto una borsa di studio come premio per la sua poesia sulla malattia in cui scrive «Questa notte non sarà infinita, un raggio di sole brillerà». Forse lo stesso pensiero lo stanno facendo anche i precari che ormai da metà agosto protestano sonoramente contro i tagli del ministero che hanno lasciato a piedi, senza un contratto di lavoro, circa 14mila degli iscritti nelle graduatorie. Ieri le prime campanelle hanno suonato sullo sfondo di polemiche accesissime. A Terni alcuni precari si sono incatenati ad una fontana, a Padova studenti e genitori hanno indossato un fiocco giallo per protesta. Davanti a molte scuole sono andati in scena volantinaggi e sit-in. I ragazzi della Rete degli studenti medi, invece, si sono presentanti nei loro istituti con dei caschetti da lavoro per «difenderci- hanno detto- dalle macerie prodotte dai ministri Gelmini e Tremonti. Ma anche per ricordare che l’edilizia scolastica è un disastro». Altri studenti hanno partecipato al sit-in pomeridiano sotto al ministero dell’Istruzione vestiti da fantasmi: «La Gelmini non ci vede- hanno spiegato ai cronisti- per lei noi non esistiamo». L’Unione degli studenti ha organizzato mini-proteste in tantissime città. E per l’8 ottobre è già prevista una manifestazione nazionale studentesca. Mentre i grandi pensano allo sciopero generale. Ieri i Cobas prospettavano una data compresa tra il 9 e il 15 ottobre prossimi. La Flc Cgil invece denuncia una «grave anomalia»: in pratica i nuovi programmi delle scuole della riforma non sono mai stati pubblicati in un atto ufficiale. Per il sindacato, dunque, sono «illegittimi», non hanno una base normativa. Si annunciano battaglie, anche a colpi di carte bollate. La Cisl commenta le proteste e parla di «disagio ampiamente prevedibile». Non è finita qui. Continuano le polemiche anche sulla scuola di Adro dove compare ovunque il simbolo del Sole delle Alpi, molto caro alla Lega. Il ministro, che prima aveva apertamente polemizzato con questa scelta, ora invita a criticare anche quei casi «in cui sono simboli della sinistra a entrare in classe». Il Pd ha rispedito al mittente l’accusa: «mai il simbolo di un partito è stato stampato sui mattoni e in ogni oggetto dell’arredo scolastico».


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