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Messaggero-NELLE SCUOLE ROMANE CI SONO 17.872 STUDENTI STRANIERI, 157 LE CITTADINANZE RAPPRESENTATE

LE CIFRE NELLE SCUOLE ROMANE CI SONO 17.872 STUDENTI STRANIERI, 157 LE CITTADINANZE RAPPRESENTATE di SIMONA TAGLIAVENTI Non ci si alza semplicemente in piedi in segno di risp...

16/09/2004
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Il Messaggero

LE CIFRE
NELLE SCUOLE ROMANE CI SONO 17.872 STUDENTI STRANIERI, 157 LE CITTADINANZE RAPPRESENTATE
di SIMONA TAGLIAVENTI

Non ci si alza semplicemente in piedi in segno di rispetto verso i professori che entrano in questa classe. Troppo all'antica per la III H dell'Istituto comprensivo Montezemolo che vanta la targa di scuola di solidarietà. Si battono le mani secondo una precisa scansione ritmata: è il saluto nigeriano portato da Okey Emejuru, un mediatore culturale che spesso va a trovare gli alunni e insegna loro l'integrazione. A suon di musica, di danze, di ricordi e usanze del suo Paese. La campanella qui è già suonata, ma per 486.700 alunni della Capitale suona questa mattina. Secondo l'ufficio scolastico del Lazio quest'anno gli alunni sono 5.000 in più dello scorso anno, le classi sono aumentate di 100 e i docenti sono 500 in più. Certo la tormentata vicenda delle graduatorie non è ancora risolta. Anzi. Secondo la Flc Cgil ne mancano ancora 11 mila di cui 5.000 Ata in attesa di nomina. Secondo i sindacati è peggiorato il rapporto alunni-insegnanti di sostegno a Roma e provincia che passa da 2,93 a 2,97 mentre sono 930 i bambini dai tre anni in su in lista d'attesa per la scuola materna dell'infanzia. Oggi se ne parlerà durante la riunione con il Csa dove la Cgil chiederà 120 posti per il fabbisogno delle scuole che la direzione regionale dovrebbe autorizzare. Si parlerà anche delle nomine dei precari.
Numeri demoralizzanti. Ma c'è un settore scolastico diove Roma eccelle. Ed è quello dell'integrazione fra alunni di diverse etnie e religioni. Questa mattina Prefetto e direttore generale inaugureranno l'anno scolastico nella scuola Pavoni dove ci sono più alunni stranieri che romani. E in tante classi la multiculturalità è già realtà.
Alla Montezemolo in classe c'è Meri, indiana, nata a Roma, che parla italiano, "anzi, chiacchiera pure troppo - precisa l'ex compagna di banco Ilaria - tanto che ieri, primo giorno di scuola, i prof ci hanno sgridate e divise". Meri tifa Roma, come Bogdan, rumeno da tre anni in Italia: "Qui - spiega - mi hanno accolto a braccia aperte. In Romania i professori sono cattivissimi e ci tengo a dire una cosa: Forza Roma". In classe c'è Clementina Verzegnassi, docente di italiano, che emana intelligenza, apertura mentale e un guizzo di sana follia e simpatia, quanto basta per rendere speciale la sezione H. "Qui l'integrazione - sottolinea - è una realtà. I nostri programi sono improntati all'approccio con ciò che è altro da noi". La interrompe Davide: "Okey ci ha spiegato che in Nigeria quelli che per noi sono i telefonini da loro sono pezzi di legno con un filo", "ma anche - aggiunge Federica - che quando due ragazzi si sposano non si baciano ma si imboccano". Matteo si fa pensieroso e dice: "Roma non è una città razzista. C'è più calore umano che altrove". E poi il razzismo viene dagli adulti, aggiunge Federica: "Con i nostri compagni stranieri il rapporto è alla pari".
Anche nella sezione D si respira integrazione: "C'è un alunno filippino - spiega Carmela Fiorillo, docente di Lettere - Giammarco, che all'inizio ripeteva di essere italiano quasi a voler rinnegare le sue origini. Adesso è fiero del suo Paese e parla delle usanze della sua famiglia". La D è gemellata con una scuola eritrea, la Adì-Keih: "Lì - dice Monica, 11 anni - ci sono solo 138 professori per 2.800 alunni". E poi c'è Loredana Ripepi, insegnante musica: "Cerco di insegnare ai miei ragazzi che la musica, in altri Paesi, come per esempio quelli africani, fa parte integrante della loro vita". E allora via alle danze, ai ritmi tribali, allo scambio tra civiltà. Anche qui non poteva mancare Okey, che ha aiutato i ragazzi a confezionare i costumi. "I ragazzi - conclude Okey - l'hanno capito: la diversità è una ricchezza".


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