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Messaggero-Le scuole italiane reagiscono come possono

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15/04/2005
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Il Messaggero

ROMA Le scuole italiane reagiscono come possono all'aria di ...
ROMA Le scuole italiane reagiscono come possono all'aria di crisi che soffia su di loro e tirano la cinghia. Un istituto su quattro, il 25 per cento, con punte del 31 per cento nelle secondarie di primo grado, è stato costretto nel 2004 a tagliare le spese rispetto all'anno precedente. "Quello che preoccupa è che sono state penalizzate soprattutto le voci relative all'innovazione e all'ammodernamento dei metodi didattici, cioè l'informatizzazione tra i banchi", spiega Gianluca Argentin che ha curato la ricerca dell'Istituto Iard per conto del Salone della didattica che si apre oggi a Bologna. Oltre che su hardware e software si è risparmiato negli articoli di cancelleria, nelle consulenze esterne, nell'acquisto di giocattoli educativi. L'anno scorso le scuole hanno speso per questo genere di necessità 800 milioni di euro. Una cifra equivalente è stata sborsata dalle famiglie per i libri. L'istituto Iard ha calcolato, intervistando 1200 tra dirigenti scolastici e direttori amministrativi, che un allievo della secondaria di primo grado costa alla scuola 76 euro all'anno, della secondaria di secondo grado 108 euro, un bambino dei nidi e della materna 99 euro, della primaria 78. Trend positivo ha registrato il mercato editoriale: l'offerta dei titoli di testo è cresciuta del 76,2 per cento mentre il numero di copie prodotte ha segnato un più 24,4 per cento.
Un altro allarme-scuola, relativo al decentramento, è stato lanciato ieri nel corso del seminario "Per una scuola autonoma e responsabile" organizzato dall'associazione Treelle assieme alla Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo. "Il nostro sistema scolastico ha osservato il presidente dell'associazione Attilio Oliva è tradizionalmente molto centralizzato. Ora l'approvazione della riforma costituzionale devolve alle Regioni ampi poteri sul tema dell'istruzione, ma c'è il pericolo che si dia vita a tanti nuovi Stati".
Secondo Treelle e Fondazione se si vuole che i docenti possano effettivamente diventare agenti del cambiamento bisogna cambiare l'organizzazione delle scuole e sciogliere i nodi burocratici che le paralizzano. Le due organizzazioni hanno invitato a guardare all'estero dove già da tempo è stato avviato un processo di delega di autonomia e responsabilità alle scuole. Riforme, quelle attuate in Inghilterra e Svezia, che non sono state indolori. Anche lì c'è voluto del tempo per farle digerire, i sindacati hanno frenato le novità, ma alla fine, soprattutto abbinando alle maggiori responsabilità adeguate risorse finanziarie, il nuovo modello ha attecchito.


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