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Messaggero-La nuova offerta: più soldi, ma non a tutti

La trattativa sugli stipendi del pubblico impiego rimane bloccata. I sindacati: "Ormai siamo alle comiche" La nuova offerta: più soldi, ma non a tutti Il contratto rinviato a dopo le elez...

01/04/2005
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Il Messaggero

La trattativa sugli stipendi del pubblico impiego rimane bloccata. I sindacati: "Ormai siamo alle comiche"
La nuova offerta: più soldi, ma non a tutti
Il contratto rinviato a dopo le elezioni. Aumenti triennali e legati alla produttività
di PIETRO PIOVANI

ROMA Eccola qui la proposta. La soluzione che An e Udc avevano promesso per fare contenti tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici. Primo: il governo concederebbe qualche euro di stipendio in più rispetto a quanto previsto finora, ma questi soldi sarebbero distribuiti sotto forma di premi di produttività. Quindi non a tutti. Secondo: l'intesa economica da raggiungere con i sindacati non dovrebbe scadere a dicembre di quest'anno, bensì dovrebbe durare un anno in più.
Già messa così, la proposta suona ai sindacati come irricevibile ("se davvero l'offerta è questa allora hanno deciso di non rinnovare i contratti" commenta Rino Tarelli, segretario dei dipendenti pubblici Cisl). In sostanza si tratta di rivedere il famoso accordo del luglio '93, quello che ha regolato tutte le trattative sindacali negli ultimi dodici anni.
Per di più questa non è precisamente la proposta del governo, ma solo quella di An e Udc, così come l'hanno descritta il ministro della Funzione pubblica Mario Baccini e il sottosegretario Learco Saporito in una affollata e colorita assemblea congiunta dei due partiti. Nella stessa assemblea Renato Brunetta, a nome di Forza Italia e di Berlusconi, ha indicato una strada ancora più ardua da percorrere: si firma il contratto solo con i soldi che ci sono già (95 euro lordi sullo stipendio medio); e contemporaneamente si apre un tavolo per rivedere tutto l'accordo di luglio, tutte le regole sulla contrattazione, in base al quale poi diventa possibile anche concedere qualche euro in più agli statali. E Tarelli ribadisce: "Mi sembra che prevalga la linea di non fare i contratti".
Così la situazione non si sblocca. Gli stipendi dei dipendenti pubblici restano fermi ai contratti del 2003 (e già quelli arrivarono con quasi due anni di ritardo), e la questione viene rinviata a dopo le elezioni. "Domenica si vota, lunedì si ricomincia" dice il vicepremier Gianfranco Fini. E per le buste paga di ministeriali, impiegati parastatali, insegnanti e non docenti della scuola, professori universitari, infermieri e medici delle asl ci vorranno ancora chissà quanti mesi prima di veder arrivare qualche soldo in più.
L'accordo del luglio '93. Prima del '93 gli stipendi dei lavoratori dipendenti aumentavano ogni anno automaticamente in basso al tasso di inflazione Istat: si chiamava "scala mobile". Con quell'accordo i sindacati accettarono di rinunciare alla scala mobile in cambio di un nuovo sistema: ogni due anni i contratti nazionali prevedono aumenti di stipendio in base all'inflazione programmata (cioè la crescita dei prezzi prevista dal governo per il biennio entrante). Al termine dei due anni, se l'inflazione reale è stata superiore a quella programmata allora i lavoratori hanno diritto a vedersi riconosciuta la differenza, sia pure in ritardo e con qualche distinguo.
Baccini . In un discorso ben costruito, il ministro della Funzione pubblica ha riconosciuto la necessità di prevedere "risorse aggiuntive" per i contratti pubblici. Ma aggiunge: servono "formule più attuali rispetto a quelle previste dall'accordo di luglio 93", queste risorse aggiuntive si possono assegnare con "una durata triennale dei contratti" e con "un utilizzo destinato alla produttività ed efficienza" per "migliorare la produttivià delle amministrazioni". Baccini poi ha ricordato altre questioni da risolvere, come il precariato e la previdenza complementare.
Brunetta. Renato Brunetta, l'ascoltato consulente economico di Berlusconi, insiste sulla inattualità dell'accordo di luglio, che ormai è solo "una camicia di forza". E propone ai sindacati una sorta di patto: i soldi agli statali in cambio della camicia di forza. Del resto, ricorda Brunetta, anche nel '93 i lavoratori pubblici furono i primi a superare la scala mobile. Questa è l'ipotesi di Brunetta: "Se si chiude il biennio 2004-2005 con le risorse date e contemporaneamente si avvia un processo di riforma del sistema contrattuale, a quel punto si possono trovare risorse aggiuntive. Solo così il paese capirebbe".
I sindacati . Per Carlo Podda, segretario della Fp-Cgil, "ormai siamo alla comica finale, anche se per i lavoratori pubblici non c'è niente da ridere. Che c'entra mettere insieme il contratto con le nuove regole?" Per Tarelli della Cisl in questo momento si deve pensare solo "alla difesa dei salari e agli aumenti di questo biennio che ormai è quasi terminato. Fra pochi mesi dovremo parlare del nuovo contratto, quella sarà la sede per parlare di produttività". La Uil è sempre stato l'unico fra i tre grandi sindacati a non mostrarsi ostile ai contratti triennali anziché triennali; tuttavia il segretario confederale Antonio Foccillo ribadisce: "Ora chiudiamo il contratto di questo biennio".


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