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Messaggero: La morte dei nuovi licei

Il piano della Gelmini riduce drasticamente gli sperimentali: e i genitori insorgono

23/11/2009
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Il Messaggero

«Usciamo sconfitti Il nostro lavoro è stato dimenticato»

«Per imparare tre lingue straniere le ore sono poche»

«La matematica verrà troppo sacrificata»

Che cosa accadrà? Alla fine cambierà poco, almeno da un punto di vista formale», risponde Mario Fraccaro, dirigente scolastico dell’Istituto d’Istruzione Superiore Don Milani a Montichiari, in provincia di Brescia, dove - fra gli altri indirizzi - c’è anche un avviato liceo scientifico sportivo. «Abbiamo un margine di autonomia del 20% e lo useremo per continuare ad attirare alunni».

Non cambierà, ad esempio, il valore del titolo. «Il diploma di Stato era già ora un diploma di liceo scientifico a tutti gli effetti. Si faceva soltanto qualche ora di sport in più ma la sostanza non mutava. La consideriamo una sconfitta. Avevamo sperato in un riconoscimento nell’ambito di questa riforma, e invece mai ci è stato concesso alcun credito. Abbiamo soltanto potuto inserire innovazioni grazie ai poteri che ci conedeva l’autonomia scolastica e questo continueremo a fare».

E quindi che cosa dirà ai genitori che vorranno iscrivere il loro figlio in un liceo scientifico come il suo? «Dirò che nel mio istituto avrò tre o quattro licei tradizionali e poi un progetto sportivo interno. Esattamente quello che dicevo prima».A Milano e dintorni sono sul piede di guerra, ma anche in Toscana sono pronti a scendere in piazza. Perché da quando il ministro dell’Istruzione ha dato il via libera alla riforma delle superiori in almeno la metà degli istituti si è iniziato a tremare. Scompariranno 396 indirizzi sperimentali, 51 progetti assistiti dal Ministero e poi miriadi di innovazioni spesso nemmeno autorizzate, tanto che nessuno sa bene quante davvero siano.

È una piccola giungla che si è formata nel corso degli anni, in particolare a partire dagli anni Novanta, grazie alcune piccole concessioni e all’autonomia delle scuole. La riforma della Gelmini interverrà in modo drastico: i licei saranno in totale sei, con 10 opzioni per gli studenti. Si sa che il nuovo modello partirà gradualmente, coinvolgendo dall’anno scolastico 2010-2011 le prime e le seconde classi. E che entrerà a regime nel 2013.

Fin qui, tutto chiaro. Purtroppo l’annuncio è della scorsa estate e alla fine di novembre mancano ancora i regolamenti attuativi destinati a definire nei dettagli i cambiamenti. E non si vedranno ancora per un po’. Le iscrizioni alle scuole sono slittate di un mese, a fine febbraio, e intanto il malcontento aumenta.

A guidare il gruppo dei genitori scontenti è il Virgilio di Milano. «Abbiamo avviato una raccolta di firme - racconta Ruggero Vota - rappresentante dei genitori nel consiglio d’istituto - ne abbiamo raccolte oltre seicento per chiedere un confronto con tutti, dal ministero in giù per impedire l’approvazione dei regolamenti di attuazione». I punti dolenti della riforma dal punto di vista dei genitori e dei docenti del Virgilio sono molti. «Scomparirebbe il Liceo delle Scienze Sociali e anche l’insegnamento di Scienze Sociali dal liceo scientifico. Risulterebbe soppressa totalmente la materia diritto ed economia e, se anche si dovesse migliorare la riforma in questi punti, comunque verrebbero meno docenti e ore di lezione».

La rivolta

E, quindi, via alle proteste con un’assemblea che si è tenuta proprio ieri e che è servita a capire che a unirsi alla protesta sono anche molti altri istituti lombardi. Dalla Toscana è arrivata solidarietà e l’annuncio che presto nascerà una rete di istituti con sperimentazioni contrari alla riforma. «Tutti insieme chiederemo al ministero un rinvio di almeno un anno per permettere a chi iscriverà i figli al prossimo anno possa farlo nella massima chiarezza, non come avverrebbe adesso senza sapere che cosa accadrà degli studi dei loro figli».

La protesta è destinata ad allargarsi: studenti, famiglie, docenti e dirigenti scolastici dell'Istituto Volta di Lodi e dell'Istituto Cesaris di Casalpusterlengo hanno ottenuto un’interrogazione parlamentare per chiedere di salvare le loro sperimentazioni. In Veneto la Cgil ha diffuso volantini per invitare alla protesta dirigenti scolastici e docenti. In Friuli, a Tolmezzo, le assemblee sono iniziate addirittura più di un mese fa nell’aula magna del liceo Paschini-Marchi dove alunni e docenti non vogliono veder cancellare le quattro sperimentazioni.

E poi ci sono i genitori che devono iscrivere i figli alle superiori. «Vorrei mandare mio figlio allo scientifico sportivo - spiega Andrea Calassi di Roma - è importante fare molta attività fisica a scuola e avere un titolo in grado di aprirti anche porte diverse da quelle dei soliti concorsi. Ma non capisco che cosa accadrà di questi licei» Dubbi a cui nessuno sa dare risposta.

Nemmeno gli ispettori che in questi giorni stanno girando l’Italia in lungo e in largo per conto del ministero. Svolgono seminari con i dirigenti, ben suddivisi in gruppi di lavoro tematici. Raccolgono lamentele e consigli e torneranno a Roma raccontando di una riforma che non piace a nessuno all’interno delle scuole. Ma il ministro dell’Istruzione ha avvertito tutti più volte: «Nessun rinvio. La riforma partirà dal 2010».

Ci stiamo preparando. Stiamo già predisponendo le modifiche in modo da essere pronti quando ci saranno i decreti attuativi», racconta Demetrio Zumbo, vicepreside del liceo Russell di Roma. C’è un margine di autonomia e intendiamo utilizzarlo per non perdere del tutto le nostre caratteristiche. Nel linguistico, ad esempio, tre lingue straniere sono previste solo a partire dal terzo anno. Un po’ troppo tardi, secondo noi. Attraverso alcuni compensi interni faremo in modo da introdurle già a partire dal secondo anno».

Il Russell è una strana creatura, tipico esempio delle sperimentazioni di questi anni. Nato come liceo classico negli anni Settanta, a poco a poco ha aggiunto indirizzi e percorsi. Ed è cresciuto diventando anche liceo scientifico, linguistico e scientifico-tecnologico con quattro indirizzi sperimentali. Il risultato? Un aumento degli iscritti. «Abbiamo avuto un incremento di almeno il 5% negli ultimi cinque sei anni di scuola, in particolare allo scientifico e al linguistico». E ora? «E ora questa riforma ci tarpa le ali. Dovremo cancellare materie importanti come il diritto, tagliare professori e ridurre le ore da 31 a 27».

A questo punto siamo bloccati», ammette Franco De Marchi, dirigente scolastico dell’istituto magistrale Giosuè Carducci di Trieste. Al Carducci ci sono un liceo psico-pedagogico e uno delle scienze sociali. «Non stiamo facendo nulla per il prossimo anno.

È una fase di grande incertezza.

Il ministero insiste che la riforma andrà in vigore dal prossimo primo settembre ma soltanto ora sta raccogliendo i nostri suggerimenti. Quando potremo dire ai genitori che vogliono iscrivere qui i loro figli che cosa accadrà? Non prima di gennaio, di sicuro».

E De Marchi sa che di genitori ce ne saranno tanti a bussare alla sua porta. «In sette anni siamo passati da 400 studenti a 680. Come mai? Perché la nostra è un’offerta formativa soddisfacente».

Per il Carducci la riforma sarà una rivoluzione. «Il nostro è un magistrale, dovremo comunque cambiare prospettiva e licealizzare la formazione. Ma speriamo che ci sia un ulteriore intervento nella distribuzione delle ore. E’ troppo sacrificata la matematica nel futuro liceo delle scienze umane. E’ inutile imparare male due lingue, meglio impararne bene una soltanto».


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