Messaggero-La demagogia non giova alla riforma della scuola
Idee/Formazione dei docenti, multimedialità, autonomia. La qualità dello studio passa per poche scelte essenziali La demagogia non giova alla riforma della scuola di GIANCARLO LOMBARDI* IL PROB...
Idee/Formazione dei docenti, multimedialità, autonomia. La qualità dello studio passa per poche scelte essenziali
La demagogia non giova alla riforma della scuola
di GIANCARLO LOMBARDI*
IL PROBLEMA principale della Scuola italiana, in tutti i suoi ordini e gradi, è il miglioramento della sua qualità. Purtroppo la Scuola è una realtà molto complessa che, proprio per questo, merita un'attenzione particolare, un'analisi onesta e intelligente, una riflessione profonda e coraggiosa. Non è la stessa cosa parlare di Scuola Materna o di Secondaria Superiore, di scuole in piccoli paesi di montagna o nel centro di grandi città, di scuole a indirizzo prevalentemente tecnico o di licei classici; perciò l'obiettivo del miglioramento della qualità va perseguito cercando di individuare gli ambiti e i punti più critici per trovare soluzioni adeguate e non percorrendo prevalentemente ambiziosi programmi di ingegneria organizzativa che sembrano troppo spesso dimenticare la vera realtà della Scuola italiana. Questo mi sembra l'errore che ha caratterizzato le ambizioni dei ministri nelle passate e nell'attuale legislatura, troppo tesi a ridefinire con leggi complesse l'iter degli studi possibili anziché cercare di intervenire sui suoi problemi più vivi e delicati dell'attuale sistema scolastico. Fra questi a me sembra di evidenziare come primo e fondamentale quello della motivazione e della preparazione dei docenti perché resto convinto che docenti preparati, entusiasti del proprio lavoro, contenti della propria situazione, siano il vero punto vincente per il miglioramento della Scuola. Il problema della formazione dei docenti è impegnativo e complesso, non solo per ragioni economiche ma anche per l'estrema delicatezza della "formazione in itinere", perché si tratta di impostare un progetto, oggi non esistente, di vera formazione permanente diretta a persone che sono "insegnanti" e perciò non immediatamente disponibili a riconoscersi bisognosi di ulteriore formazione.
Un secondo nodo che considero primario per il miglioramento della Scuola riguarda il migliore coinvolgimento degli studenti, a tutti i livelli di età, nel progetto della propria formazione. Anche questo è obiettivo difficile, perché oggi sono molti i giovani, anche in età della scuola dell'obbligo, che non amano lo studio e la scuola e devono essere coinvolti con un impegno particolarmente difficile e faticoso da parte dei docenti. Un forte aiuto però oggi può venire in questo impegno dalla diffusione della multimedialità che consente un rinnovamento intelligente della didattica anche nella scuola ex media e nella secondaria superiore. La Scuola Materna e la Scuola Elementare hanno sempre avuto nel nostro Paese un'attenzione intelligente e creativa alla didattica. Mi limito ad indicare questi due punti principali perché mi sembrano i più dimenticati e trascurati nelle scelte degli ultimi governi in materia di pubblica istruzione. E' chiaro che sottolineando questi aspetti non intendo assolutamente trascurare non solo le innovazioni più ovvie, quale l'importanza di rivedere i programmi, l'insegnamento delle lingue, l'importanza dell'edilizia scolastica, ma anche i problemi che hanno visto, e vedono, l'impegno principale degli ultimi ministri, quali la riforma dei cicli e l'Autonomia. Su quest'ultima avevo presentato un disegno di legge '#8212; l'unico che ho presentato nel mio breve periodo di ministro della Pubblica Istruzione '#8212; che mi sembrava, e ancora oggi mi sembra, coerente e completo, ma che non fu discusso in Aula. L'Autonomia resta una innovazione fondamentale ed importantissima per il nostro sistema scolastico, ma deve essere gestita e valorizzata con una coerenza che non sempre mi sembra esserci.
Per quanto riguarda la riforma dei cicli è chiaro che è una riforma doverosa e importante, per innalzare l'obbligo formativo a sedici anni, migliorando la formazione di base, per risolvere il problema del collegamento fra formazione obbligatoria e formazione professionale, per tenere conto dei mutati interessi e caratteristiche dei bambini, ma mi sembra francamente singolare che, al di là di alcuni non sempre nobili interessi economici o di parte, si combatta con tanta passione su aspetti evidentemente secondari e discrezionali anziché puntare sulle poche scelte veramente essenziali. Vi sono poi decisioni francamente stupefacenti quali i messaggi di "ritrovata severità" lanciati dagli ultimi ministri a proposito della riforma degli "esami di maturità" puntualmente conclusisi con un declassamento degli stessi, come appare evidente dal numero dei promossi e dall'inaccettabile livello delle loro alte valutazioni. La demagogia non giova alla riforma della Scuola. Non servono annunci a ripetizione di intenzioni cui non seguono poi fatti concreti e coerenti.
* già ministro
della Pubblica Istruzione