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Messaggero-Inglesi ignoranti? Colpa della scuola

Inglesi ignoranti? Colpa della scuola Blair punta al rilancio dell'istruzione pubblica: investimenti e rigore di ROBERTO BERTINETTI Troppo facili gli esami o, invece, molto bravi...

23/08/2004
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Il Messaggero

Inglesi ignoranti? Colpa della scuola
Blair punta al rilancio dell'istruzione pubblica: investimenti e rigore
di ROBERTO BERTINETTI

Troppo facili gli esami o, invece, molto bravi gli studenti? La domanda divide esperti e opinionisti britannici dopo la pubblicazione dei risultati ottenuti da quasi ottocentomila ragazzi nelle prove che chiudono il ciclo delle superiori.
Il novantasei per cento dei candidati ha superato i test e un quarto ha ottenuto il massimo dei voti. Il livello di preparazione non soddisfa, però, i responsabili di molte università, che denunciano preoccupanti lacune nella cultura di base degli iscritti e chiedono esami più selettivi. L'appello degli atenei è stato raccolto dal governo, che ha appena presentato in Parlamento un progetto di riforma del sistema dell'istruzione che introduce severe misure di verifica dei risultati raggiunti e permette l'intervento degli investitori privati nella scuola statale con l'obiettivo di aumentare le risorse a disposizione dei presidi. L'esecutivo, ha detto il ministro Charles Clarke, vuole spingere i singoli istituti a diventare finanziariamente indipendenti entro il 2008 e aumentare le possibilità di scelta delle famiglie. Il modello di riferimento è quello delle "public schools", gli istituti privati dove studia circa un quinto dei ragazzi del Regno Unito, ai quali si accede pagando una retta annuale di almeno settemila euro.
E' dal 1997, anno del suo primo trionfo sui conservatori, che Tony Blair è impegnato a riformare la scuola per tradurre in pratica quotidiana il celebre slogan "education, education, education" utilizzato in campagna elettorale. Impresa non facile, visto che i laburisti sono dovuti intervenire su un sistema educativo pubblico impoverito in termini di risorse economiche dai tagli imposti da Margaret Thatcher e da John Major (ora i finanziamenti sono cresciuti), e in seria difficoltà nel produrre risultati accettabili. Un rapporto del 1998 dimostrava, infatti, che soltanto il cinquanta per cento dei quattordicenni raggiungeva un grado elementare di preparazione di base in inglese e matematica, con altissime percentuali di vero e proprio semianalfabetismo nelle zone più arretrate del Nord. Senza contare, rivelava lo scorso gennaio un'inchiesta pubblicata dal quotidiano The Guardian , che il Regno Unito sta pagando in termini sociali assai pesanti le scelte politiche del passato, con preoccupanti ondate di razzismo tra i genitori che non vogliono mescolare i loro figli a quelli degli immigrati e un aumento della violenza nelle aule.
Per porre rimedio alla progressiva caduta della qualità dell'istruzione Blair ha deciso di aumentare le risorse statali, investendo ingenti somme nella ristrutturazione degli edifici, introducendo elementi di merito e di differenziazione salariale tra gli insegnanti. "Una società con ottimi generali, ma con ufficiali e soldati impreparati non può competere in un'epoca in cui vince chi sa meglio sfruttare l'economia della conoscenza", ha affermato il leader laburista lo scorso autunno intervenendo all'annuale conferenza programmatica del suo partito.
La scelta del modello delle "public schools" per rilanciare l'istruzione statale era quasi obbligata. Le statistiche dimostrano, infatti, che oltre due terzi degli iscritti alle migliori università proviene proprio dalle private, i cui costi sono però altissimi: una famiglia spende in media almeno centomila euro tra elementari e superiori per pagare le rette degli istituti privati. Il cui livello, va precisato, è in sostanza equivalente a quello del sistema pubblico francese, italiano o tedesco, ovvero di Paesi dove la presenza dei privati nell'ambito dell'istruzione obbligatoria non è così significativa e storicamente radicata come in Gran Bretagna.
La riforma appena proposta dal governo laburista, che dovrebbe venire approvata entro la fine del 2004, non rappresenta il tentativo di privatizzare il sistema scolastico statale. Ha, invece, l'obiettivo di garantire a tutti gli alunni attraverso una nuova filosofia di gestione, un aumento della concorrenza e delle risorse disponibili la qualità della proposta educativa che da sempre caratterizza le "public schools". Per questo pare un modello difficilmente esportabile al di fuori del Regno Unito, in realtà che non hanno sviluppato nel corso della loro storia un'analoga competizione tra pubblico e privato.


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