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Messaggero-Inghilterra-La scuola diventa "fai da te" Allo Stato il controllo qua

La scuola diventa "fai da te" Allo Stato il controllo qualità di ROBERTO BERTINETTI FINANZIAMENTI statali a gruppi di genitori, a imprese o a organizzazioni senza fini di lucro ...

19/09/2005
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Il Messaggero

La scuola diventa "fai da te" Allo Stato il controllo qualità
di ROBERTO BERTINETTI

FINANZIAMENTI statali a gruppi di genitori, a imprese o a organizzazioni senza fini di lucro che decideranno di aprire nuove scuole, chiusura obbligatoria degli istituti superiori che non rispetteranno i severi standard di qualità stabiliti dal governo, consistente aumento delle risorse a disposizione dei presidi che avvieranno in tempi brevi progetti per aumentare sino a dieci ore al giorno l'orario di apertura delle aule, proponendo agli allievi corsi facoltativi di sport, lingue straniere e informatica facendo ricorso a personale esterno. Sono questi i punti principali dei profondissimi cambiamenti nel sistema educativo del Regno Unito annunciati da Ruth Kelly, giovane ministro dell'Istruzione dell'esecutivo Blair. "Stiamo approvando i piani sperimentali che prenderanno il via entro l'autunno.
Penso che la riforma entrerà in vigore nell'intero Paese con l'avvio del prossimo anno scolastico", ha detto la signora Kelly intervenendo al congresso della Local Goverment Association, l'organismo che riunisce le autorità indipendenti alle quali spetta in Gran Bretagna il compito di controllare nelle diverse contee il rispetto delle norme nazionali in ambito educativo in un sistema misto in cui pubblico e privato hanno tradizionalmente pari dignità.
La filosofia alla base della rivoluzione nel sistema scolastico inglese era già contenuta nel programma presentato dal New Labour alle elezioni della scorsa primavera e si ispira a due principi: responsabilizzare i genitori, coinvolgendoli in maniera diretta nel percorso educativo dei figli, e favorire la libertà di scelta di scelta delle famiglie alimentando una concorrenza virtuosa tra i singoli istituti. A pochi mesi di distanza dal trionfo di maggio la signora Kelly ha già definito nei particolari una riforma destinata a mutare in maniera radicale la fisionomia della scuola britannica e trasforma i presidi in veri e propri manager assunti con contratto di diritto privato, autorizzati a gestire con gli stessi criteri di un'azienda gli istituti a loro affidati dallo Stato, da gruppi di genitori o da singole imprese. L'obiettivo del governo è quello di migliorare il livello di preparazione degli alunni, aumentando il numero delle scuole presenti sul territorio e mettendole in aperta competizione tra loro seguendo un principio applicato da tempo al sistema universitario. "Le ricerche ci dicono che dai nostri atenei escono laureati in grado di confrontarsi ad armi pari con i loro coetanei di altri Paesi, mentre lo stesso purtroppo non si può dire di chi si ferma al diploma. E quindi abbiamo deciso di intervenire", ha aggiunto la signora Kelly presentando il suo progetto.
E' dal 1997, anno della sua prima vittoria sui conservatori, che Tony Blair è impegnato a riformare la scuola per tradurre in pratica quotidiana il celebre slogan "education, education, education" con il quale riassumeva la scelta dell'esecutivo di restituire vigore a un sistema dell'istruzione impoverito dai tagli imposti da Margaret Thatcher e John Major e in seria difficoltà nel produrre risultati qualitativi accettabili. Dopo aver aumentato in misura considerevole le risorse nel bilancio pubblico, investendo ingenti somme nella ristrutturazione degli edifici, e introdotto elementi di merito alla base della differenziazione salariale degli insegnanti, il governo ha ora deciso di eliminare il monopolio statale sull'istruzione, liberalizzando l'intero sistema. Dal prossimo anno, dunque, in Gran Bretagna potranno nascere nuovi istituti a gestione interamente privata finanziati dalla collettività, il cui unico vincolo è il rispetto della qualità dell'offerta educativa. A certificarla, sulla base di una normativa molto severa, verrà chiamato un organismo pubblico con il potere di chiudere le scuole che non rispetteranno gli standard stabiliti, mentre saranno le consuete dinamiche della concorrenza a decidere chi vincerà la battaglia sul mercato dell'istruzione per conquistare il favore delle famiglie e degli alunni.


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