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Messaggero: Il Consiglio di Stato verso il sì: promossa la riforma dei licei

L’ok a condizione che le novità riguardino solo gli iscritti al I° anno

22/12/2009
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Il Messaggero

di ANNA MARIA SERSALE
ROMA - Prima lo stop, ora il via libera. Il Consiglio di Stato, dopo avere bloccato la riforma dei licei, si appresterebbe a dare parere favorevole al ”riordino” deciso dal governo. La Sezione consultiva degli atti normativi, presieduta dal giudice Giancarlo Coraggio, nell’udienza che si è tenuta ieri mattina, nella sostanza avrebbe acceso il disco verde. Ad una condizione. La riforma dovrebbe riguardare soltanto gli iscritti al primo anno. Significa che dal primo settembre 2010 partono i nuovi licei: sei in tutto, con dieci indirizzi, e due new entry, vale a dire il liceo musicale e coreutico, e quello delle scienze umane. Obiettivo: tagliare drasticamente i 400 indirizzi proliferati nelle scuole superiori, e che si erano accumulati nei decenni.
Il pronunciamento dei giudici per ora è solo verbale, non è stato riportato in un testo, nero su bianco. Comunque, da Palazzo Spada trapela la notizia che i nuovi licei della Gelmini possono partire. Il giudice incaricato di stendere la relazione farà pervenire al ministero il “verdetto” subito dopo Natale. Nei mesi scorsi i decreti emanati dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini erano stati bloccati. Il Consiglio di Stato, in quanto organo consultivo, aveva mosso dei rilievi sull’uso della legge delega per un provvedimento che, anche secondo i sindacati, scavalcava le prerogative del Parlamento.
Nel decidere il riordino delle superiori - avevano osservato i giudici - il ministro Gelmini si sarebbe spinto «oltre i limiti della delega concessa al governo», delega che aveva come priorità non una vera riforma ma il «contenimento della spesa e la razionalizzazione delle risorse». Sempre secondo il Consiglio di Stato il regolamento non si limitava «alla ridefinizione dei piani di studio e alla revisione dei quadri orari» contenendo disposizioni che eccedevano tale ambito. Il collegio di Palazzo Spada aveva messo in discussione anche il fatto che «l’ampia revisione operata potesse riguardare la quota dei piani di studio, che, invece, dovrebbe essere decisa in autonomia dagli istituti (per il 20 e il 30% del monte ore)». Perfino i «dipartimenti per il sostegno alla didattica» e i «comitati scientifici» per l’utilizzazione degli «spazi di flessibilità» rischiavano di cozzare con l’autonomia e non convincevano Palazzo Spada.
Così i giudici avevano chiesto a Viale Trastevere immediati chiarimenti sui tre schemi di regolamento approvati in prima lettura dal Consiglio dei ministri e attualmente all’esame delle commissioni parlamentari. Il ministro Gelmini ha risposto. Il Collegio giudicante ha esaminato la replica del Miur e nel «parere interlocutorio» di ieri avrebbe espresso soddisfazione per i chiarimenti ricevuti. Vengono così rimossi gli ostacoli che avevano frenato la riforma.
Il ministro Gelmini è pronta con il piano: «Valorizzazione del latino, incremento delle ore di matematica, fisica e scienze, potenziamento delle lingue straniere e insegnamento all’ultimo anno di una disciplina non linguistica in lingua straniera». L’opposizione ha sempre criticato questo nuovo impianto, sostenendo che i nuovi licei in realtà sarebbero un ritorno ai vecchi principi classisti della riforma di Giovanni Gentile. Viene anche criticata la mancanza di un biennio iniziale unitario che potrebbe permettere di cambiare indirizzo in corsa.
In ogni caso, sarà una corsa contro il tempo. Tutti i sindacati avevano chiesto il rinvio. E Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, aveva detto: «Non esistono le condizioni per l’applicazione della riforma, stiamo per distribuire nelle scuole centomila cartoline perché i professori esprimano il loro dissenso». Perplesso anche il leader dei presidi, Giorgio Rembado, che qualche settimana fa ha posto l’accento sulla necessità della scuola di «prepararsi» alla riforma. Il ministero, intanto, per evitare che salti il piano prevede un rinvio delle iscrizioni così anche le famiglie avrebbero tempo per scegliere la scuola.


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