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Messaggero-I dipendenti pubblici alzano il tiro

I sindacati: non ci fermeremo fino a quando il governo non farà retromarcia sui tagli e marcia avanti sul contratto I dipendenti pubblici alzano il tiro Grande catena umana il 10 dic...

03/12/2004
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Il Messaggero

I sindacati: non ci fermeremo fino a quando il governo non farà retromarcia sui tagli e marcia avanti sul contratto
I dipendenti pubblici alzano il tiro
Grande catena umana il 10 dicembre a Roma, poi sciopero nazionale a gennaio
di ANTONIO PAOLINI

ROMA Si sentono le vere vittime, i bersagli, i tartassati dal meccanismo immaginato dal governo per ridurre le tasse a quattro italiani su dieci. Per loro, invece, il menu allestito dal maxi emendamento alla Finanziaria prevede altri due anni di assunzioni bloccate, un taglio secco a fine periodo stimato in 75 mila unità lavorative, i soldi per il nuovo contratto che non ci sono, o quanto meno sono la metà di quelli attesi, la scuola a sua volta seccamente penalizzata da tagli. Chiaro, allora, che i sindacati del pubblico impiego non ci stanno. Sul piede di guerra erano già da tempo, ma adesso sono decisi ad alzare ulteriormente il tiro. Ci sarà perciò un nuovo sciopero generale della categoria, a gennaio: ma, intanto, anche una grande manifestazione a Roma, contro "l'attacco senza precedenti sferrato al lavoro pubblico". Concluderà, il 10 dicemnre prossimo, una serie di iniziative articolate su tutto il territorio nazionale, ma che proprio nella capitale avranno il clou con quella che i sindacati definiscono "la più grande manifestazione di lavoratrici e lavoratori pubblici della storia del nostro paese": una lunga catena umana che da piazza Venezia arriverà fino a Palazzo Chigi, e a cui prenderanno fisicamente parte buona parte degli eletti nelle Rsu di tutta Italia. La grande catena di protesta verrà poi bissata a livello locale nel mese di gennaio, in molti Comuni e in tutti i capolouoghi sede di governi regionali, per sollecitare sindaci e governatori a prese di posizione e impegni utili per sbloccare il negoziato. Sarà un avvio di inverno caldissimo, insomma, per la pubblica amministrazione: in tutti i posti di lavoro sono previste assemblee e una pioggia di 'uscite' e iniziative utili a sensibilizzare i cittadini utenti dei servizi, a speigare loro le ragioni della protesta dei lavoratori pubblici.
La riunione di vertice che ieri ha deciso la 'scaletta delle manifestazioni sindacali ha però delegato la proclamazione, e quindi l'individuazione della data dello sciopero, alla convocazione dei consigli generali e dei delegati di Cgil, Cisl e Uil di settore, prevista per dopo Capodanno.
"La lotta continuerà fino a quando il governo non metterà a disposizione le risorse necessarie per rinnovare i contratti dei lavoratori pubblici", minacciano le segreterie nazionali unitarie di Fp Cgil, Fps Cisl, Uil Fpl e Uil Pa. Che riassumono il lungo, nutrito elenco dei loro buoni motivi per sparare a zero sulla Finanziaria.
Oltre al bilancio in rosso del biennio 2005-2006, al termine del quale, come detto, ci saranno 75 mila dipendenti pubblici in meno, e oltre i tagli specifici alla scuola, dove gli organici, sia del personale docente che non docente, saranno erosi per un complessivo 2% per i bienni 2005-2006 e 2007-2008 rispetto alla dotazione del biennio 2004/2005 (in soodni, un controvalore pari a 500 milioni di euro), il nodo più intricato resta quello dei soldi per il rinnovo del contratto. Conme è noto, il governo prevede su questo fronte risorse per 264 milioni di euro nel 2005. Lo stanziamento è incluso nell'ormai celeberrimo emendamento fiscale, e corrisponde a un 4,2% medio di incremento. Solo poche setimane prima, Fini e Sinisclanco avevavo offerto ai sinacati quasi un punto in più, il 5,1%, per sentirsi rispondere seccamente che nenache si trattativa, su quelle cifre, e che la richiesta era, e restava, dell'8,4%: esattamente il doppio di quanto ora previsto in Finanziaria. I dipendenti pubblici si sentono, insomma, i veri sacrificati sull'altare del totem tasse, con l'aggravante della presa in giro: la trattativa al ribasso, dal 5,1% al 4,2% ppunto..
Eppure, c'è che, malgrado tutto, dubita che sarà proprio il conrato degli statali a far altare, ala fine, il banco del tetto dell'aumento di spesa pubblica fissato al 2% dal goveno. Nell'Economic Outlook dell'Ocse, si legge appunto che "i forti aumenti attesi per i salari del settore pubblico renderanno difficile la realizzazione di questo obiettivo".


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