Messaggero-Hanno i capelli bianchi e ...
ANNA MARIA SERSALE ROMA - Hanno i capelli bianchi e ... di ANNA MARIA SERSALE ROMA - Hanno i capelli bianchi e sono "scoppiati". Vorrebbero fare carriera e avere alternative all...
ANNA MARIA SERSALE ROMA - Hanno i capelli bianchi e ...
di ANNA MARIA SERSALE
ROMA - Hanno i capelli bianchi e sono "scoppiati". Vorrebbero fare carriera e avere alternative alla cattedra. Ma, per ora, non se ne parla. L'aula li ha logorati e sotto la pressione delle nuove generazioni arrancano. Non c'è ricambio generazionale nella scuola italiana, lo dicono le statistiche. La cosa che più colpisce è che da noi la fascia under 30 è praticamente assente. L'allarme, lanciato dall'Ocse, arriva puntuale ogni anno.
Ma perché l'Italia, rispetto agli altri Paesi Ue, ha una classe docente così agé? La spiegazione va cercata nelle patologie che condizionano il sistema-scuola. La prima è la durata del percorso universitario: i giovani escono dagli atenei quando non sono più giovani. Hanno in media 27 anni. Significa che arrivano tardi ai concorsi. Quando approdano in cattedra hanno già superato i trenta. La seconda patologia, forse la più grave, è che manca una programmazione delle assunzioni. "E qui si spalanca il baratro - avverte Massimo Di Menna, segretario nazionale della Uil scuola - Il meccanismo di reclutamento dei docenti è vecchio e inefficiente. Una delle possibili soluzioni potrebbe essere quella di fare un piano pluriennale di nomine, secondo un sistema di "quote". Assumendo una parte di giovani e una parte di meno giovani, in attesa da anni. A ciò si aggiunge il sistema previdenziale, che davvero non favorisce il ricambio".
Ma è in arrivo un terremoto. Si calcola che dei 750.000 insegnanti attuali 400.000 potrebbero andare in pensione. Il picco è previsto nel 2006-2008. Abbiamo i professori più anziani d'Europa, con un'età media tra i 50 e i 56 anni. L'esodo sarà massiccio. Tanto che i sindacati da tempo prefigurano scenari apocalittici: "Sarà emergenza - dicono - come all'inizio degli Anni Settanta, con il boom dell'istruzione di massa, quando vennero assunti perfino studenti non laureati. Calcolando che il "buco" sarebbe di 400.000 unità nel giro di tre-quattro anni, e che le università sfornano tra i 18 e i 20 mila dottori l'anno, un numero insufficiente per rifornire la scuola, l'Italia rischia di trovarsi d'improvviso senza docenti".
A quel punto accadrà quello che è accaduto in altri settori. "Abbiamo importato infermieri, pizzaioli e ingegneri - avvertono i sindacati - rischiamo di importare anche i docenti. Ecco perché è urgente una vera politica del personale. Finora la scuola era abituata ad un turn-over di 30 mila unità annue. Pescando dalle liste dei precari e da quelle dei vincitori di concorso non era un problema rimpiazzare le uscite.
Ma ora è diverso. Siamo vicini ad una sorta di "migrazione biblica", ma non siamo pronti. Il fenomeno delle uscite, partito al rallentatore esploderà tra poco. A ciò si aggiunge il fatto che le assunzioni promesse dal governo sono ferme.