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Messaggero: Gelmini, meno esami e più crediti contro il flop del 3+2

In arrivo il provvedimento per ridurre i fuori-corso e frenare gli sprechi. Un record italiano: 180.000 materie

18/03/2009
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Il Messaggero

di ANNA MARIA SERSALE
ROMA - «Mai più corsi di laurea con dieci immatricolati», attualmente ne abbiamo 340, pari al 10% del totale. Sulle lauree è in arrivo la stretta del ministero. Mariastella Gelmini presenterà presto un provvedimento che detterà norme rigorose per impedire gli sprechi. Saranno «impedite le duplicazioni di corsi inutili» e saranno eliminati quei corsi nati esclusivamente per ripartire cattedre e fondi o quelli nati per decentrare sedi senza avere i requisiti di funzionalità. Abbiamo perfino 40 corsi con un solo immatricolato, 767 con dieci o meno immatricolati e 1.260 con 15 o meno immatricolati. Inoltre abbiamo 235 corsi con un solo iscritto, 1.109 con 10 o meno iscritti e 1.469 con 15 o meno iscritti. Sono i dati del Miur.
L’alto numero di corsi attivi, che hanno toccato quota 5.734 (nel 2000 erano 2.444, con un incremento del 40%), sono la conseguenza della proliferazione clientelare di cattedre e insegnamenti (l’Italia è l’unico Paese al mondo ad avere 180.000 materie, con un incremento del 60% rispetto al 2001 quando le materie erano 116.182). Inoltre diminuirà il numero degli esami nel triennio: non più di 20 (lo aveva già deciso l’ex ministro Mussi con il decreto 270, ma non tutti gli atenei si sono adeguati avendo tempo fino al 2011).
Per completare la “manovra” volta a portare rigore nel mondo universitario il ministro Gelmini alzerà il numero dei crediti. Anch’essi, infatti, sono funzionali alla politica spregiudicata delle cattedre: troppi corsi, troppe cattedre, troppi esami, quindi pochi crediti a esame. Funziona così in molti atenei. La frammentazione delle materie, utile alla moltiplicazione dei posti, ha costretto a frantumare i crediti, tant’è vero che il 40% delle materie ha un peso scarsissimo e la media dei crediti attribuiti per ciascun esame oscilla tra 4 e 5. Ora la Gelmini ha deciso di raddoppiare il numero minimo: «non si potrà dare meno di 7-8 crediti a esame».
La nostra inchiesta di ieri ha messo in luce un altro problema, quello dei fuori corso. Quasi la metà degli studenti non è in regola con gli studi (41,4% del totale), a questo si aggiunge che uno su cinque dopo il primo anno abbandona. In crescita anche gli studenti ”inattivi”: il 18,3% non ha fatto neppure un esame. A questo si aggiunge il calo delle matricole: dopo il picco del 2003-2004 (338.036) siamo scesi a quota 308.185 nel 2006-2007. Dati allarmanti (del Comitato nazionale di valutazione) che fanno capire che il ”3+2” non ha dato i risultati sperati. «Però un’accelerazione dei percorsi c’è stata - afferma Enrico Decleva, rettore della Statale di Milano e capo della Crui, la Conferenza dei rettori - E poi una parte degli studenti è part time, lavora, cosa che andrebbe formalizzata per avere statistiche più attendibili». E gli esami? «Alla Statale - continua Decleva - ne abbiamo già ridotto il numero nella maggior parte dei corsi, siamo a circa 20». Decleva è d’accordo sulla linea del rigore e nel suo ateneo già da tre anni c’è un archivio che «registra tutte le pubblicazioni scientifiche dei docenti». Finora era facoltativo, da venerdì il Senato accademico voterà «l’obbligatorietà». La politica del rigore servirà forse a ridurre, almeno in parte, i tagli previsti per il 2010. «Metteranno in ginocchio gli atenei - sottolinea ancora Decleva - Non è sostenibile il taglio di 730 milioni nel 2010 e di un miliardo nel 2011».


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