Messaggero: Gelmini: «Gli stranieri nati in Italia esclusi dal tetto del 30% per classe»
Intervento del Ministro. II Pd: «Allora perché non dare la cittadinanza?»
ALESSANDRA MIGLIOZZI
ROMA - Il tetto alle presenze di alunni stranieri in classe (30%) non riguarderà gli studenti che, pur avendo genitori non italiani, sono nati nel nostro paese. Ragazzini che, spesso, parlano l’italiano come se fosse la loro lingua madre. Lo ha precisato il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini intervenendo ieri a ”In mezz’ora”, il programma su Rai Tre di Lucia Annunziata. Critico il deputato del Pd Andrea Sarubbi, primo firmatario della proposta di legge bipartisan sulla riforma della cittadinanza: «Questo significa riconoscere di fatto che chi è nato da noi e frequenta le nostre scuole deve essere considerato italiano al pari dei propri compagni di classe, a prescindere dal colore della pelle o del suono esotico del proprio cognome».
In tv il ministro Gelmini ha offerto così un chiarimento a quanti avevano sollevato dubbi su quali bambini considerare davvero stranieri, visto che in molti usano correntemente ormai, oltre all’italiano, anche le inflessioni dialettali della città in cui vivono. I bambini immigrati tra i banchi quest’anno sono 628.937, di questi oltre 233mila, il 35%, sono nati da noi, si tratta delle cosiddette seconde generazioni. Secondo il rapporto sull’immigrazione Caritas/Migrantes la maggior parte dei migranti nati in Italia, il 73,3%, sono concentrati nella scuola dell’infanzia, il 45% va alla primaria. Sono invece 63mila circa (il 10%) i bambini arrivati in Italia quest’anno, lo zoccolo duro dell’apprendimento, quelli che non parlano la nostra lingua e che, dunque, dovranno essere coinvolti nel tetto introdotto dalla Gelmini. In tutto gli alunni di cui si dovrà tenere conto per applicare la norma saranno, dunque, circa 400mila. Almeno tenendo conto dei numeri attuali. Bisognerà poi vedere quante nuove iscrizioni ci saranno per il prossimo anno scolastico. Ogni anno ci sono, in media tra i 50 e i 60mila nuovi iscritti di origini non italiane. Il ministro ieri ha offerto anche altri chiarimenti rispetto alla circolare che introduce la “quota” massima di stranieri accettabili in ciascuna classe. «Cosa accadrà in quelle aule dove ci saranno domande in eccesso rispetto al tetto? Si dovranno negare le iscrizioni?», avevano domandato, a caldo, i presidi. Gli studenti stranieri in eccesso potranno essere trasferiti da un plesso scolastico all’altro. In pratica se una scuola, come ad esempio la Pisacane di Roma, dove le presenze di immigrati sfiorano il 90%, avrà numeri ingestibili potrà trovare un accordo con gli istituti vicini dello stesso grado per smistare gli alunni. Il Ministero sta pensando ad accordi da prendere con gli enti locali per gli spostamenti logistici che, comunque, «saranno brevi», al massimo da quartiere a quartiere. E non dovranno «pesare sulle famiglie». Il ruolo di Comuni, Province e Regioni sarà strategico, dunque, per gestire i casi più critici, che si riscontrano soprattutto in realtà come Roma, Milano, Prato. Il ministro, comunque, ha assicurato che la problematica riguarderà un numero ridotto di scuole. Al ministero hanno già fatto i conti: le istituzioni scolastiche con più del 30% di alunni stranieri sono 490, concentrate soprattutto al Nord. Per integrare gli alunni stranieri sono stati già stanziati 20 milioni di euro destinati alle classi d’inserimento