Messaggero: Gelmini: «Con un cinque non si boccia»
Maturità, il ministro sulle nuove norme per l’ammissione: «Serve buon senso»
ROMA - «Con un cinque non si boccia nessuno». Dallo studio di ”Porta a Porta” ieri il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha restituito il sorriso a tanti ragazzi che ormai davano per spacciato l’accesso alla maturità. L’inquilina di viale Trastevere ha infatti chiarito come va applicata la norma che prevede il giro di vite (servono tutti sei, condotta compresa) sulle ammissioni agli esami. «Rispetto alla prassi di questi anni, di ammissione totalitaria - ha spiegato Gelmini - questa è una delle norme pensate per restituire rigore e maggiore serietà alla scuola e all’esame. Comunque - ha aggiunto il ministro, smussando un pò i toni severi delle nuove regole - non mi sfugge che laddove c’è l’insufficienza in una materia, il consiglio di classe debba valutare collegialmente se ammettere o no lo studente». Insomma «con un cinque non si boccia nessuno».
Le nuove norme, però, ha aggiunto il ministro, servono per «evitare i sei politici e il lassismo degli ultimi anni. La strada intrapresa di un ritorno ad un maggior rigore è giusta. È chiaro - ha osservato - che l’applicazione delle nuove regole deve essere accompagnata dal buon senso e, dunque, con un cinque non si boccia nessuno». Comunque, secondo il giovane ministro, l’effetto annuncio è servito: agli studenti è servito «un maggiore impegno per raggiungere almeno la sufficienza”. E in effetti, anche secondo i dirigenti scolastici, i ragazzi «quest’anno hanno studiato di più». Tuttavia, come documentato negli scorsi giorni dal Messaggero, i presidi sono anche convinti che le nuove regole porteranno ad una impennata di non ammessi. Negli scorsi anni troppo spesso si rimandava alla commissione la decisione finale, mettendo in difficoltà i commissari, ma anche i ragazzi. Ora i professori vogliono cambiare rotta.
Dopo le spiegazioni del ministro faranno un pò meno notizia le scuole come il liceo Vittorio Veneto di Milano dove i prof hanno ammesso di non aver seguito alla lettera la nuova norma e di aver arrotondato qualche cinque. Applicazione del buon senso, risponderebbe Gelmini che ieri è intervenuta anche su una polemica sollevata dal Pd. Secondo la capogruppo in commissione Istruzione alla Camera, Manuela Ghizzoni, i fondi per premiare il merito degli insegnanti con la manovra finanziaria sono stati dirottati su un altro capitolo: il ripianamento del debito che lo Stato ha nei confronti delle scuole. Il ministro smentisce e rivela che è «costato sangue» difendere quei fondi. Si tratta del 30% dei risparmi conseguiti dagli interventi di razionalizzazione avviati nel 2008. Soldi che, ha assicurato il ministro, resteranno «a disposizione per la valorizzazione del merito. Stiamo studiandone l’impiego. I risparmi matureranno dal 2012, il blocco degli scatti di anzianità (effetto della manovra, ndr) durerà per tre anni, noi dobbiamo usare questo periodo per affermare il principio che gli avanzamenti di carriera non saranno più legati all’anzianità ma al merito».
Il.Ri.