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Messaggero-Ciampi: l'Italia perde colpi in Europa

Il presidente della Repubblica sottolinea soprattutto i deboli risultati dell'export verso gli altri Paesi Ue Ciampi: l'Italia perde colpi in Europa "La crisi di competitività non di...

27/02/2005
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Il Messaggero

Il presidente della Repubblica sottolinea soprattutto i deboli risultati dell'export verso gli altri Paesi Ue
Ciampi: l'Italia perde colpi in Europa
"La crisi di competitività non dipende dall'euro. L'industria resta il cuore dello sviluppo"
dal nostro inviato

PAOLO CACACE

PORDENONE - Il grido d'allarme è forte e chiaro. Il "sistema Italia" perde colpi e competitività, gli scambi con l'estero sono insoddisfacenti. E non si dica che è colpa dell'euro perché questo fenomeno avviene soprattutto nei confronti di Paesi dell'Unione europea che hanno la stessa moneta. Inoltre non bisogna dimenticare che l'industria è sempre "il nocciolo duro, trainante" del nostro benessere. Carlo Azeglio Ciampi non usa metafore. Lancia il suo monito dal palazzo della provincia di Pordenone dove è arrivato in visita senza donna Franca costretta a letto dall'influenza. E in qualche modo il richiamo potrebbe apparire singolare perché questa è terra di vacche grasse, con un ritmo di crescita del 9 per cento annuo, quasi "cinese". D'altronde, lo stesso Ciampi premette che il suo lungo viaggio in Italia presenta un bilancio "positivo" e prevale in lu un "sentimento di ragionata fiducia". Ma la diagnosi sulla perdita di competitività del nostro sistema produttivo in Europa e sulla lentezza della crescita economica è severa. "Sappiamo - osserva Ciampi - che il problema è di debolezza non tanto della domanda interna, quanto della competitività dell'offerta interna, cioé della stentata crescita della produttività delle nostre imprese e dell'intero sistema Italia". E spiega: "Lo indicano chiaramente i risultati insoddisfacenti dei nostri scambi con l'estero, in particolare di quelli con i Paesi dell'Ue nel 2004". In altre parole: perdiamo colpi anche con i partners dell'Ue (Francia e Germania in testa), quindi non trinceriamoci dietro l'euro. E in qualche modo la difesa della moneta unica si salda con quanto affermato dallo stesso Ciampi a Nuova Delhi quando definì la "moneta forte" una risorsa anziché una debolezza per chi vuole investire.
Di qui - secondo Ciampi - la necessità di una "scintilla", di uno "scatto" per "mettere in moto un nuovo ciclo di sviluppo". E questo "spirito" non deve mancarci così come non ci mancò in passato quando fondammo - insieme a cinque Paesi - le Comunità europee: "Eravamo i più arretrati, oggi non lo siamo più". Naturalmente, il capo dello Stato non offre ricette per uscire dal tunnel; anche se nell'impostazione generale la sua visione della competitività dell'azienda Italia appare molto meno ottimistica di quella dell'Esecutivo. Tuttavia, Ciampi non si astiene dal piantare "paletti". Anzitutto - osserva - non il caso di coltivare illusioni su una possibile deindustrializzazione. "Il nostro futuro - precisa - non può affidarsi alla crescita, che pure è importante, dei servizi e del turismo". "Ma l'industria - avverte - la produzione industriale, è ancora il nocciolo duro, trainante: dobbiamo operare affinché rimanga competitiva sui mercati mondiali, capace anzi di realizzare quegli investimenti oltre confine che la rafforzano anche in patria". E Ciampi indica alcune condizioni precise per il mantenimento della competitività: 1) le infrastrutture materiali; 2) un sistema bancario e finanziario solido. E' questo un punto particolarmente importante perché il sostegno del sistema bancario è fondamentale per le iniziative imprenditoriali in Italia e all'estero; 3) ricerca scientifica e tecnologica per far sì che possa emergere l'"ingegno" dei nostri imprenditori, dei nostri ricercatori, dei nostri giovani. E su questo punto non mancano le preoccupazioni del Presidente per lo "scarso afflusso di giovani in molte università alle facoltà scientifiche"; 4) bassa natalità. Anche questo tema suscita allarme. "Nei tempi lunghi l'obiettivo di accrescere il tasso di natalità - spiega il capo dello Stato - deve divenire una delle nostre priorità", ma devono esservi "giuste misure di assistenza" per le madri lavoratrici; 5) immigrazione. Ciampi prende atto con piacere che i friulani "non dimenticano di essere stati anch'essi emigranti". Quindi nessuna chisura per gli immigrati, ma patti chiari. "Chiediamo loro - osserva il Presidente - solo il rispetto delle nostre leggi e dei nostri valori"; 6) concertazione. Ciampi ribadisce la sua fiducia nel metodo che "consiste nel sedersi attorno ad un tavolo...Concertando gli sforzi si affrontano e si risolvono meglio i problemi".


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