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Messaggero: Berlinguer: «Giusto, ma serve flessibilità»

L’ex ministro: «I bambini stranieri non devono restare fuori dalle aule»

09/01/2010
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Il Messaggero

ROMA - I processi di integrazione in una classe «sono delicati» e «non possono essere lasciati all’improvvisazione e alla spontaneità». Se in una classe c’è l’80% di stranieri «questo crea evidenti complicazioni da un punto di vista dell’apprendimento e della didattica». Sì, dunque, al tetto del 30% alla presenza di stranieri nelle aule proposto da Mariastella Gelmini. Una promozione che arriva dall’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer.

Quando la percentuale di stranieri è troppo alta nelle classi che processo si innesca?

«L’apprendimento rallenta inevitabilmente per tutti, soprattutto se gli stranieri non sanno bene l’italiano perché questi ultimi fanno più fatica ad imparare. Anche la socializzazione ne risente, si creano dei gruppi. Le diversità sono sempre una ricchezza, questo va sottolineato ogni volta. Una ricchezza che rende migliore la classe, ma che va gestita bene, programmando gli interventi di integrazione. Ci sono stati casi, infatti, a Milano come a Roma o nel Veneto, in cui la gestione casuale di certi fenomeni ha portato ad una concentrazione troppo alta di stranieri e sono venute fuori, così, classi squilibrate che hanno determinato una reazione di genitori e alunni italiani che non sarebbe corretto definire semplicisticamente razzismo. Quando la quota di stranieri è troppo alta ne risente la didattica. Solo una posizione astrattamente ideologica può essere favorevole a comporre le classi in modo casuale: l’eccessivo affollamento di stranieri non è più un arricchimento».

Ora sarà introdotto un tetto. Sarà sufficiente a risolvere tutti in problemi?

«No, da solo il tetto non risolve tutto, ma è un punto di partenza. Le scuole dovranno lavorare molto in rete tra loro e anche con gli enti locali che dovranno supportarle nella distribuzione degli alunni. Il ministro ha fatto bene ad introdurre il tetto del 30%, la filosofia di fondo è giusta, ma ora la programmazione delle presenze va molto articolata sul territorio. Anche per questo è giusto che il tetto non sia rigido che, laddove si verifichi che gli alunni sanno già l’italiano, si possa derogare innalzando la percentuale di presenze. Ci vuole molta flessibilità, la materia è delicata. L’amministrazione di Imola, ad esempio, ha da tempo stabilito dei tetti costituendo un modello di successo che può essere imitato».

Qualcuno potrebbe strumentalizzare le “quote”.

«Questo va evitato nel modo più assoluto. Un principio che bisognerà tenere sempre presente è che la scuola è un diritto per tutti i bambini e che nessuno dovrà restare fuori con la scusa del tetto. Guai a far diventare gli immigrati alunni di serie b. Su questo bisognerà vigilare attentamente. Si sa che ci sono alcune realtà locali italiane dove ci sono fenomeni razzisti, mi auguro che nessuno voglia approfittare del tetto ministeriale per lasciare fuori i bimbi stranieri dall’istruzione».

A.Migl.


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