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Messaggero: Atenei, al centro nord i migliori e i più "ricchi" in base al merito

Il Ministero: Conquistano ben 17 posizioni fra le prime 20

26/09/2010
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI
ROMA - Gli atenei del Centro-Nord sono quelli che negli ultimi anni hanno raggiunto livelli qualitativi più elevati e che hanno migliorato maggiormente le loro prestazioni. Per questo hanno ottenuto quote di finanziamenti più elevate. È quanto scrive il Ministero in una relazione inviata questa estate al Parlamento in cui si fa il punto sull’andamento del sistema universitario con le accademie del Centro-Nord che la fanno da padrone nella conquista del cosiddetto Fondo per la programmazione, una delle tre voci di stanziamento prevista per gli atenei insieme al Fondo per l’edilizia e a quello di finanziamento ordinario. Per il 2009 sono stati erogati quasi 64 milioni di euro. Molti meno, comunque, dei 116 milioni previsti nel 2007. La quota prevista per il 2009 è stata suddivisa fra le università per due terzi sulla base del modello già usato per distribuire il Fondo di finanziamento ordinario, per un terzo su base meritocratica tenendo conto degli indici di miglioramento registrati da ciascuna università “ponderati” in base alla grandezza degli atenei e alla loro natura.I risultati ottenuti dal sistema, secondo quanto scrive il Miur, sono nel complesso “stabili”. Ma ci sono “rilevanti differenze fra atenei, con particolare riferimento alla collocazione geografica: le università collocate nel Centro-Nord ottengono risultati mediamente più elevati”. E registrano anche maggiori miglioramenti nelle loro prestazioni: conquistano 17 posizioni fra i primi 20 atenei classificati in base all’incremento dei livelli di qualità. Le differenze, comunque, sono dovute “in gran parte a condizioni strutturali relative alle diversità di contesto in cui gli atenei operano”. Elemento di cui si è tenuto conto anche nella spartizione dei fondi. Ma veniamo ai dati. A fine 2008, rispetto al triennio 2004/2006, è stata l’Università di Torino a migliorare di più fra gli atenei statali grazie, soprattutto, alle proprie prestazioni nell’ambito della ricerca con un forte incremento delle borse di dottorato e dei fondi interni messi a disposizione del proprio personale. Nella classifica seguono Trento, Bologna, Camerino, Catanzaro, Macerata, Bicocca, Napoli Parthenope, Padova e Cagliari. La Sapienza è cinquantatreesima anche se la posizione è solo indicativa, visto che molti atenei hanno lo stesso punteggio totale. Comunque se Torino capitalizza, in base agli indicatori previsti dal ministero, 22 punti, la Sapienza ne prende 16. Sempre fra le romane Tor Vergata ha 17 punti, Roma Tre 18 e si avvicina di più alla cima della tabella ministeriale. In coda alla classifica l’università di Chieti, quella di Reggio Calabria e la seconda università di Napoli. A conti fatti, comunque sono Bologna e Sapienza le università che ottengono più fondi in base ad un sistema di ‘ponderazione’ del dato.Fra le università non statali hanno migliorato di più le loro prestazioni il San Raffaele di Milano, la Bocconi, e l’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Gli indicatori usati per classificare gli atenei sono stati cinque: il rispetto dei requisiti minimi per l’attivazione e la soppressione dei corsi, lo sviluppo della ricerca scientifica (hanno inciso, tra l’altro, il numero di borse di dottorato, i fondi stanziati internamente e quelli ottenuti da enti esterni), il potenziamento dei servizi rivolti agli studenti (hanno pesato, ad esempio, il numero di laureati che hanno fatto uno stage e quelli occupati ad un anno dal titolo), i programmi di internazionalizzazione, il costo e la gestione del personale.Tornando ai numeri, il ministero ha fornito anche una ‘classifica’ degli atenei basata sul livello qualitativo raggiunto in termini assoluti. I dati (che si riferiscono al 2007) vedono in testa il Politecnico di Milano con 27 punti, seguono Trento e Torino con 25 e 24 punti. La Sapienza ne ha 15, Tor Vergata e Roma Tre 17. Ora si attende il nuovo Piano di programmazione triennale 2010/2012 che è stato illustrato nelle sue linee guida dai ministri Gelmini e Tremonti appena qualche giorno fa. Si prepara una nuova stretta, per le università, su corsi e facoltà, agli atenei di medie dimensioni che insistono sullo stesso territorio sarà chiesto di federarsi, saranno banditi i mini esami da meno di 5-6 crediti che fanno proliferare le cattedre a vantaggio solo dei professori. Essere gli atenei migliori, insomma, sarà sempre più complicato.


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