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Messaggero-Approvato dal governo il decreto legge sull'Istituto di Valutazione. Elias, padre della sperimentazione: vigileremo sui livelli di apprendimento.

Approvato dal governo il decreto legge sull'Istituto di Valutazione. Elias, padre della sperimentazione: vigileremo sui livelli di apprendimento. I professori: "Non toglieteci l'arma del voto". La M...

28/03/2004
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Il Messaggero

Approvato dal governo il decreto legge sull'Istituto di Valutazione. Elias, padre della sperimentazione: vigileremo sui livelli di apprendimento.
I professori: "Non toglieteci l'arma del voto".
La Moratti: "Un organo esterno garantirà la qualità della scuola". Gilda: autonomia a rischio.
di ANNA MARIA SERSALE

I voti alla scuola? Nessuna obiezione. Insegnanti e presidi riconoscono la necessità di valutare gli esiti della "didattica e delle sperimentazioni". Anche perché, da anni, nella scuola tutti valutano tutto. Griglie, mappe, indicatori, frecce e tabelle sono pane quotidiano. Servono a verificare "percorsi", "obiettivi formativi" e "requisiti" degli alunni. Si aggiungono le schede, sostitute delle vecchie pagelle, diventate da anni un mix tra un "730" e un manuale di psicologia. La valutazione, dunque, non spaventa i professori. E' parte integrante della vita scolastica. Gli insegnanti, però, non vogliono che la loro "autonomia" e il loro "giudizio" vengano limitati. Nè vogliono perdere l'unica vera "arma" di cui dispongono, i voti. Ammettono, invece, che gli "esperti di valutazione ficchino il naso" nelle scuole per valutare l'intero "sistema". "Purché non significhi espropriarci delle nostre prerogative - sottolineano in coro - I voti sul registro li mettiamo noi e ce ne assumiamo la responsabilità. Soltanto le verifiche a campione, per certe discipline, possono essere affidate ad un organismo esterno". Drastica la Gilda: "Siamo d'accordo, ma pretendiamo garanzie. La valutazione - sostiene il coordinatore nazionale Alessandro Ameli - deve servire a correggere l'attività didattica, non a svuotare di contenuto la professione del docente".
I professori, che nella scala sociale si sentono svalutati, temono di perdere potere e prestigio. Temono anche che "l'Invalsi sia un primo passo verso l'abolizione del valore legale del titolo". "Non vorrei fare il profeta - aggiunge Ameli - ma questo è l'inizio di un percorso che porterà alla certificazione esterna. Agli insegnanti non resterà che registrare il profitto degli alunni, la certificazione verrà affidata ad agenzie specializzate". Ipotesi alimentata dal fatto che la terza prova della maturità in futuro verrà gestita, in parte o in tutto, dall'Istituto nazionale di valutazione. "In contraddizione con il carattere di autonomia delle scuole - osserva Marilena Fotìa, docente di storia e filosofia al liceo Orazio di Roma - Dal momento che la terza prova doveva servire a valorizzare il lavoro fatto in classe".
Il decreto attuativo sulla valutazione della scuola, approvato da Palazzo Chigi, provoca delle perplessità. "Anche perché - sostiene Giorgio Rembado, leader nazionale dei presidi - non è accettabile che l'Invalsi, l'Istituto nazionale di valutazione, al quale è dato il compito di valutare anche il ministero, non abbia sufficiente indipendenza. I vertici dell'Istituto, infatti, sono nominati da viale Trastevere. All'estero non è così. In Gran Bretagna, per esempio, gli organismi di valutazione sono totalmente sganciati dal sistema scolastico e sono presieduti da grandi personalità". E' comunque vero che l'Invalsi è l'erede delle attività avviate dal Cede e che la scuola, sia pure in forma sperimentale, da anni è abituata agli esperti che entrano nelle pieghe più nascoste per mettere a nudo "punti di forza" o di "debolezza". Al riguardo il ministro dell'Istruzione Moratti rassicura: "L'Istituto vigilerà sui livelli di apprendimento e dell'offerta formativa, fattori indispensabili per realizzare la scuola di qualità, che è uno degli obiettivi prioritari della riforma". "Non vogliamo creare competitività tra le scuole - afferma Giacomo Elias, ingegnere, presidente del gruppo di lavoro istituito dal ministero - Le graduatorie possono essere inique: sarebbe ingiusto confrontare una scuola situata in un contesto difficile con un'altra che vive una situazione più favorevole". Poi aggiunge: "La fase sperimentale durata tre anni ha avuto un ottimo esito". Hanno aderito più di 6 mila scuole e nell'anno scolastico in corso si è arrivati a oltre 9 mila."


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