Memoria e conoscenza, le armi delle nuove battaglie
Bisognerà ricordare tutto quando si tornerà alla normalità e poi a votare: le bugie, i tentativi di nascondere la realtà di chi, soprattutto in Lombardia, ha affrontato in modo inadeguato e con errori colpevoli l’epidemia del Covid-19.
Mariangela Mianiti
Bisognerà ricordare tutto quando si tornerà alla normalità e poi a votare: le bugie, i tentativi di nascondere la realtà di chi, soprattutto in Lombardia, ha affrontato in modo inadeguato e con errori colpevoli l’epidemia del Covid-19. Bisognerà ricordare chi ha voluto spogliare la sanità pubblica per favorire quella privata, chi da una parte chiude in casa la gente e dall’altra, vedi sempre Lombardia, non fa i tamponi nemmeno ai sintomatici lasciandoli nel dubbio di essere contagiosi, come dimostrano molte testimonianze.
Non bisognerà scordare chi per sciatteria, stupidità o insipienza non ha voluto o saputo prevedere ciò che stava accadendo e prendere le precauzioni necessarie, chi era così presuntuoso da credere che l’epidemia non sarebbe mai arrivata da noi, perché la Cina è lontana, noi siamo intoccabili, noi non mangiamo i pipistrelli, pensavano in tanti. E invece gli strumenti per prevenire c’erano, bastava ascoltare chi le cose le sa davvero e le dice da anni, bastava agire nel modo giusto alle prime avvisaglie. Il 21 marzo scorso radio Ondarossa trasmette un’intervista di quasi due ore a Ernesto Burgio, pediatra, esperto di epigenetica e biologia molecolare, presidente del comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale e profondo conoscitore di coronavirus e pandemie.
LE STESSE cose le ripete in un’altra intervista rilasciata a Business Inside l’8 aprile scorso. Nel frattempo, il 30 marzo, Effimera ed Euronomade pubblicano un’intervista a Gianfranco Pancino, virologo e direttore emerito dell’INSERM (Istituto Nazionale di Sanità e di ricerca Medica), già stretto collaboratore all’Istituto Pasteur di Françoise Barré-Sinoussi (premio Nobel per la Medicina per le sue ricerche sull’Aids) e di recente nominato dal governo francese a presiedere il Comitato scientifico di lotta contro il Covid-19.
Gli interventi di Burgio e Pancino sono fondamentali per capire la storia e il percorso di virus come il Covid-19, molto pericolosi perché non riconosciuti dal nostro sistema immunitario. È una storia che comincia nel 1997 quando l’H5N1 uccide un bambino a Hong Kong e poi provoca emergenze epidemiche in Cina, Indonesia, Vietnam. È da almeno vent’anni che gli scienziati, studiando questi virus, hanno emesso l’allerta per una possibile pandemia. Se questa volta Cina, Corea, Giappone, Taiwan e Hong Kong hanno saputo rispondere prima e meglio di noi, è perché avevano pagato un duro prezzo alle epidemie di Sars fra il 2002 e il 2003.
AVEVANO capito la lezione e il pericolo. Ma loro sono lontani, hanno pensato qui in Occidente, e poi perché dovremmo spendere per prepararci a una cosa che chissà quando accadrà? Quando il Covid-19 è arrivato ha trovato sistemi sanitari impreparati perché depauperati da decenni di tagli e privatizzazioni, esperti non abbastanza esperti di pandemie,regioni che hanno marciato in ordine sparso, strateghi che non hanno chiuso da subito quel che si doveva chiudere, che non hanno pensato che le prime categorie e luoghi da informare e proteggere erano i medici e gli ospedali, industriali che hanno pensato che gli affari vengono prima della salute, politici che hanno inneggiato all’immunità di gruppo senza rendersi conto che anche loro facevano parte del gruppo, come poi puntualmente si è verificato.
Leggete Burgio e Pancino perché parlano anche del dopo, di che cosa si dovrebbe fare ora per evitare una pericolosissima seconda ondata, come avvenne per la Spagnola. E poi ricordatevi tutto perché memoria e conoscenza saranno le armi che ci permetteranno di non far tornare certe cose come erano prima.
mariangela.mianiti@gmail.com