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«Meglio abolirli Aiutano solo il conformismo»

Silvia Vegetti Finzi, tra le psicologhe dell’età evolutiva più riconosciute in Italia e all’estero, sottoscrive il Manifesto degli intellettuali francesi appena lanciato dal settimanale

22/11/2010
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Corriere della sera

Simona Ravizza

MILANO — «Meglio abolirli!». Ma una scuola senza voti non è l’apoteosi del buonismo? «I bambini non devono essere umiliati, ma valorizzati per le loro specifiche capacità».

Silvia Vegetti Finzi, tra le psicologhe dell’età evolutiva più riconosciute in Italia e all’estero, sottoscrive il Manifesto degli intellettuali francesi appena lanciato dal settimanale Le Nouvel Observateur : «La scuola ci guadagnerà ad appoggiarsi su una logica diversa da quella della competizione. I voti alle elementari vanno cancellati», è lo slogan dell’appello firmato, tra gli altri, dallo scrittore Daniel Pennac. Un’affermazione che sembra fare a pugni, però, con la realtà a cui sono condannati gli adulti perché nella quotidianità — come diceva un altro scrittore, Oscar Wilde — «il successo premia i forti, il fallimento schiaccia i deboli». E allora, non è utile abituarsi subito allo stress da risultato? Silvia Vegetti Finzi s’infuria: «Non bisogna fare vivere ai bambini l’infanzia in funzione di quel che sarà la vita adulta». Non solo: per avere futuri uomini e donne sicuri di sé e con fiducia nelle proprie potenzialità, per la psicologa, è essenziale innanzitutto avere rispetto dell’infanzia, l’età decisiva della vita di ognuno di noi. «Le valutazioni numeriche rischiano di porre l’accento soprattutto sulle carenze degli alunni. Sono troppo fredde, lapidarie — dice —. Mentre bisogna puntare a esaltare gli interessi e le predisposizioni di ciascuno».

Va controcorrente, Silvia Vegetti Finzi, nell’Italia del ministro Mariastella Gelmini che, con un decreto legge del settembre 2008, ha fatto reintrodurre i voti espressi in decimi, cancellati il 4 agosto del 1977 dal governo guidato da Giulio Andreotti. «I numeri sono chiari e inequivocabili, gli studenti dovranno assumersi le loro responsabilità», è la motivazione che ha accompagnato il (pluri)discusso provvedimento. Sono trascorsi due anni e due mesi: e il Manifesto degli intellettuali francesi riapre la polemica. «La scuola italiana è troppo legata alla valutazione, con il rischio di fare finire i bambini schiacciati dal conformismo — spiega Vegetti Finzi —. Troppo spesso viene considerato bravo chi risponde ad aspettative predefinite espresse in un voto, a discapito dell’intelligenza creativa».

Niente numeri (almeno fino alla quarta elementare), giudizi dati dagli insegnanti con commenti personali e costruttivi: «Bisogna misurare una prestazione, mai giudicare una persona», insiste Vegetti Finzi. Più l’autostima viene costruita da piccoli, meno adulti ci saranno in balìa dei giudizi altrui, è la convinzione della psicologa: «La società oggi ha bisogno di anticonformismo, perfino gli imprenditori chiedono ai giovani capacità di innovazione e creatività. Perché, allora, livellare tutte le espressioni d’intelligenza dei bambini con un voto asettico?». Dopotutto, come diceva il Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, «bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare». E questo vale a maggior ragione — assicura Vegetti Finzi — per i bambini

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