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Medicina, restano i test di cultura

Cade l’ipotesi di eliminarli dopo le critiche. Ma saranno dimezzati

06/08/2011
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Corriere della sera

Lorenzo Salvia

ROMA — Scusi dottore, mi sa dire se Gandhi morì «per un infarto o per l’attentato di un fanatico indù?» . E, già che ci siamo, mi potrebbe spiegare il significato di «pagare a pronta cassa?» . Dure a morire le domande di cultura generale nei test d’accesso all’università (le due che avete letto sono vere, edizione 2009). Sembrava dovessero sparire, dopo anni di critiche e relativo dibattito. E invece il 5 settembre, rivedute e corrette, ci saranno anche loro a sbarrare la strada degli aspiranti medici alle prese con il numero chiuso. «Concordo sul fatto che i test di cultura generale, in quanto tali, — aveva detto a febbraio il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini— siano scarsamente adeguati al tipo di selezione di cui abbiamo bisogno» . E per questo «credo sia urgente sostituirli in tutto o in parte con quesiti di natura logico deduttiva che premino le capacità di analisi e ragionamento» . Subito dopo quelle parole un gruppo di esperti del ministero si era messo al lavoro per vedere cosa cambiare. Ma se all’inizio il gruppo sembrava orientato ad eliminare del tutto quel tipo di domande, e se ne era anche parlato, alla fine ha prevalso la soluzione morbida. I quesiti di cultura generale restano ma scendono di numero: saranno una decina, la metà di prima. E nella maggior parte dei casi non saranno nozionistici, non basterà sapere ma si dovrà anche ragionare. Anche se resterà qualche domanda secca, magari sui fondamentali, sulle cose che un ragazzo non può non sapere, a prescindere dal mestiere che farà. Perché una scelta del genere? I test d’accesso— spiegano gli esperti che li hanno messi a punto— sono una prova a tempo, i candidati hanno due ore per rispondere ad 80 domande. E, oltre alla cultura generale e alla logica, ci sono quesiti di biologia, di chimica, di fisica e di matematica. Ad essere valutata — oltre alla preparazione nelle materie scientifiche — è la capacità di mantenere la lucidità in una situazione di stress, che oggi si chiama esame e domani corsia d’ospedale. Non solo. Perché uno degli obiettivi è misurare la cosiddetta «velocità del pensiero» , che si mette alla prova anche con domande che, almeno a prima vista, possono spiazzare. Velocità che però non deve diventare fretta. Per ogni risposta sbagliata si perde un quarto di punto, mentre per ogni risposta lasciata in bianco il punteggio è zero. Se la risposta uno non la sa meglio passare avanti. Nei test di settembre, per la prima volta, ci sarà anche una soglia minima d’accesso: a prescindere dai posti disponibili, per essere ammessi bisognerà prendere almeno 20, su un voto massimo di 80. C’è stata qualche protesta dai Paesi stranieri che, in base ad accordi internazionali, hanno dei posti riservati nelle nostre università per i loro studenti. Grazie a questi posti riservati, in passato sono entrati anche studenti con un voto bassissimo. Adesso c’è il livello minimo, quel 20 su 80: in fondo è come chiedere ad un liceale di prendere almeno 2 e mezzo in un compito in classe.


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